il gatto con gli stivali: una fiaba senza tempo che è anche film d'animazione
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Il gatto con gli stivali: una fiaba senza tempo

Il gatto con gli stivali: una fiaba senza tempo

il gatto con gli stivali

Il gatto con gli stivali: una fiaba senza tempo che è anche film d’animazione. Molti di voi, infatti, sentendo questo titolo penseranno al gattone ammiccante di Shrek che, nel 2011, è stato protagonista di uno spin off tutto suo.

Ma andiamo con ordine. Parliamo un po’ di questo singolare personaggio.

Il gatto con gli stivali: le origini della fiaba e la sua trama

E’ una fiaba popolare europea, Il gatto con gli stivali.  Compare per la prima volta all’interno della raccolta Le piacevoli notti (1550) di Giovanni Francesco Straparola, con il titolo di Costantino Fortunato. 

Circa un secolo dopo, ne troviamo la versione di Gianbattista Basile.  Celeberrime, le interpretazioni che ne danno autori come Charles Perrault e i Fratelli Grimm. Inoltre, all’interno del panorama del romanticismo tedesco, Ludwig Tieck la inserisce all’interno di Fiabe popolari, accento a altri racconti come per esempio Barbablù. Scopo dello scrittore, mitigare gli elementi orrifici delle storie, alleggerendoli grazie all’ironia e la comicità.

Le caratteristiche ricorrenti della fiaba sono sempre le stesse. Un mugnaio ripartisce così la sua eredità tra i figli: al primo lascia il suo mulino, al secondo un asino e al minore dei tre un gatto. Quest’ultimo è arrabbiato col padre, non sapendo che farsene dell’animale. Ma il gatto gli dice: “Fidati di me, portami un cappello, un paio di stivali e un sacco e farò di te un uomo ricco”.

Il gatto indossa gli stivali e il cappello, va nel bosco, dove prende della selvaggina. La nasconde nel sacco e la porta al re, dicendogli che era da parte di un tale marchese di Carabas. Prosegue in questo modo per un bel periodo. Tramite altri astuti espedienti, fa in modo di fare incontrare il suo padrone con il re in persona e sua figlia. Convince tutti i contadini, loro vicini, a mentire, fingendo che il ragazzo sia un ricco rampollo di nobili origini.

A questo punto, è quasi fatta. Il gatto si reca nella dimora di un orco, molto molto ricco. Si sa che egli è in grado di assumere le fattezze di qualsiasi animale. Il gatto riesce a ingannarlo: prima gli chiede di trasformarsi in leone e poi in un topolino. Senza che abbia il tempo di tornare in sé, il gatto se lo mangia. Ora potrà fare del suo padroncino un ragazzo ricco, in grado di sposare la figlia del re.

il gatto con gli stivali

Photo Credits: Pixabay.com

Il gatto con gli stivali: il film della Dreamworks

Nel dicembre del 2011 la Dreamworks decide di dedicare un film intero al personaggio che, all’interno delle pellicole di Shrek, aveva incantato grandi e piccini. In realtà, le avventure del Gatto, qui, sono abbastanza diverse rispetto a quelle della matrice originale.

Infatti, possiamo dire che la trama di Puss in Boots di ChrisMiller ricorda più che altro la vicenda di Giacomino e il fagiolo magico. Senza scordare i continui riferimenti a La maschera di Zorro. Primo indice fra tutti di questo? Il doppiatore del Gatto è proprio Antonio Banderas.

La storia ci va a raccontare le origini di questo personaggio. Il Gatto si trova a condurre una vita da fuorilegge, a causa del tradimento del suo amico d’infanzia, Humpty Dumpty in seguito a un tentativo di rapina. Il sogno di entrambi era di trovare i famosi fagioli magici che li avrebbero condotti all’oca dalle uova d’oro. Ma non avevano fatto i conti con Jack e Jill

Anni dopo, mentre il Gatto cerca di riscattare il suo nome, incontra Kitty Zampe di Velluto, trovando in lei una graziosa alleata. Ma ancora non sa che, a mandarla, è stato proprio Humpty…

Un film divertente, adatto a tutta la famiglia!

 

Photo Credits: Getty Images e Pixabay.com

 

 

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