Jurassic Park animatronics: Steven Spielberg si affidò agli Stan Winston Studios per creare i dinosauri del suo film.
Nelle pellicole successive fu dato più spazio alla CGI (Computer-Generated Imagery), fino a Jurassic World e Jurassic World 2, dove si è fatto nuovamente ampio utilizzo dell’animatronica.
Cos’è l’animatronica?
Partiamo dall’inizio. Quando sentiamo parlare di animatronic, di cosa si sta parlando? Con il termine “animatronica” si intende una particolare tecnologia che combina componenti elettronici e robotici per dare movimento a pupazzi meccanici, detti appunto animatronic, che riproducono i personaggi. Dinosauri, nel caso di Jurassic Park, ma anche robot, ufo, mostri e animali.
L’animatronica, divenuta sempre più sofisticata negli anni, ha determinato il successo di film cult del calibro di Terminator e Aliens – Scontro finale.
Jurassic Park animatronics: i dinosauri robot
Per realizzare gli animatronic dei dinosauri di Jurassic Park, Steven Spielberg lavorò con Stan Winston che, proprio per questo film, ricevette l’Oscar ai migliori effetti speciali, uno dei tanti premi della sua carriera.
Animatronic in Jurassic World
Nelle successive pellicole della saga, come già anticipato, l’utilizzo di tale tecnologia è passata in secondo piano, con grande delusione da parte dei fan. L’arrivo della nuova trilogia ha portato con sé anche i dinosauri animatronic, soprattutto in Jurassic World – Il regno distrutto.
Nel film di J.A. Bayona, i dinosauri meccanici sono stati utilizzati laddove possibile, ovvero quando le creature preistoriche sono ferme o si limitano a compiere piccoli movimenti. Negli spostamenti rapidi e prolungati, come può essere correre, gli animatronic non possono essere impiegati. In quei casi interviene il computer. Con lo scopo finale di ottenere un risultato che fosse il più verosimile possibile.
Nel primo Jurassic World c’era un solo dinosauro animatronico, l’Apatosauro, mentre ne Il regno distrutto ce ne sono ben cinque. In una scena, in cui appaiono quattro velociraptor, due sono reali e due digitali. L’impossibilità nel distinguerli dimostra la qualità dei risultati raggiunti. D’altronde, dietro c’è un lavoro assai articolato.
I responsabili degli effetti visivi hanno infatti coinvolto alcuni paleontologi per capire i movimenti delle creature preistoriche, partendo dai punti in cui effettivamente si fissano tendini e legamenti. Gli scheletri meccanici sono poi stati rivestiti con grasso sottocutaneo e carne vera.
Tale ritorno alle origini è stato ampiamente apprezzato dal pubblico.
© RIPRODUZIONE RISERVATA