A Venezia 75 oggi è stato senza ombra di dubbio il gran giorno di Luca Guadagnino e del suo Suspiria: un film destinato a dividere ma anche ad accendere enormi entusiasmi, remake del cult di Dario Argento del 1977. Protagonista Dakota Johnson nei panni di Susie Bannion, aspirante ballerina dalla chioma rossastra che, arriva a Berlino nello stesso anno del film di Argento, si ritrova a fare i conti con i misteriosi segreti della compagnia di danza europea denominata Markos Tanz Company, guidata dall’insondabile e altera Madame Blanc (Tilda Swinton).
Abbiamo incontrato il regista e il cast al gran completo in una stanza dell’Hotel Excelsior del Lido e ci hanno narrato e descritto i passaggi più entusiasmanti di un film davvero unico, destinato a spingere un po’ più in alto le sfide per l’horror contemporaneo e non solo. Sentire parlare Guadagnino, ormai consacratosi come il più internazionale ed esportabile dei nostri registi, è sempre un piacere sconfinato: la sua cultura visiva e sterminata, insieme alla precisione e alla passione del suo pensiero cinematografico, lo rendono un oratore denso e seducente allo stesso tempo.
Di seguito, dopo la foto, potete leggere, protagonista per protagonista, tutto quello che ci hanno raccontato stamattina regista e cast di Suspiria, che concorre naturalmente per il Leone d’oro che verrà assegnato dalla giuria capitanata da Guillermo Del Toro (e chissà se al regista messicano il film non piacerà alla follia).
LUCA GUADAGNINO
L’ambientazione
Il film di Dario e la sua relativa cosmogonia si svolge a Friburgo, lui parla delle città del male, Torino, Friburgo, New York. Infatti i tre film che ha fatto sulle tre madri si svolgono in queste città, al servizio di un immaginario che è immaginario completamente argentiano. Noi volevamo rimanere in Germania ma aprirci al luogo in cui le cose si svolgevano direttamente nella storia, ovvero la Berlina divisa dal muro: danza, corpo, esclusione, inclusione, scontro generazionale, memoria.
Il film si svolge nel cosiddetto autunno tedesco, analogo ai nostri anni di piombo. Viene raccontato in Germania in autunno, in cui è presente anche un corto di Fassbinder. In quel periodo le generazioni si scontravano in cerca di una risoluzione della colpa rimossa. Difficoltà nel realizzare il film non ne abbiamo avute, in verità. Se ci sono fanno parte della componente spicciola pratica che però è anche l’essenza del mestiere che facciamo. Fare questo film è stato un vero piacere.
Le donne e il #MeToo
Vorrei evitare di dire banalità a questo proposito, ci sono state sontuose cineaste donne che hanno raccontano gli uomini in maniera eccelsa e terminale e viceversa, gli immaginari hanno bisogno di essere spezzati, le abitudini una forma di arteriosclerosi. Speriamo che noi, come gruppo, ma individualmente anche, abbiamo dimostrato e continueremo a dimostrare di essere liberi da consuetudini e trivialità del nostro immaginario. Si tratta di un augurio, ma per davvero.
Le madri
Non penso che il concetto alla base del film sia quello di uccidere le madri. Il concetto è quello della madre terribile, della madre cui viene ripresentata la possibilità di essere crudele come parte costitutiva di sé.
Dario Argento ha visto il film?
L’ha visto. Se avrete occasione potrete chiedere a lui cosa ne pensa.
Thom Yorke
Thom è l’eccezione alla regola che non bisogna mai incontrare i propri miti perché deludono. In questo caso è vero il contrario e per me era fondamentale fosse lui a dare la voce a questo film perché lui la rappresenta la voce della mia e nostra generazione. La colonna sonora dei Goblin partendo dal progressive rock ha influito in modo così radicale, per cui volevamo un approccio altrettanto inquietante e marcato.
DAKOTA JOHNSON
Si tratta del secondo film che faccio con Luca, ci conosciamo molto bene ormai e mi sentivo sicura di me. Questo film parla delle cose che io adoro, come il ballo, la magia, le streghe, tutte cose che mi hanno sempre affascinato fin da quando ero piccola. I gruppi di donne li ho sempre trovati magici e misteriosi e avere questo sguardo dall’interno su una cosa mistica è stato perfetto, un sogno che si è realizzato. Non è vero che sono andata in analisi per il film, ho solo provato molti sentimenti ed emozioni.
TILDA SWINTON
Conosco Luca da molto tempo, è uno dei miei amici più cari, ormai siamo quasi parenti. Difficile trovare un altro regista con cui si lavora così, si sente a suo agio ma c’è un senso di sfida l’uno con l’altro. L’industria cinematografica è un’industria collettiva e lavorare con una persona che ha un senso di noia così basso è straordinario. Per me è una questione vitale lavorare con Luca e una fortuna. Per il film mi sono ispirata anche a Scarpette rosse e Pina Bausch.
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MIA GOTH
Un’esperienza incredibile per me. Luca lo seguivo da parecchio tempo e lavorare con lui cosa più fantastica mi potesse capitare. Comprende le donne e sa come dirigere e tirare fuori il meglio. Sa anche come spingerti ad andare oltre anche quando tu stessa non credi in te.
Quello che abbiamo fatto è vivere continuamente dei momenti con le altre ballerine sul set: movimenti di riscaldamento, tenere il tempo, rafforzare la tensione. L’elemento del ballo è fondamentale, era così difficile da realizzare e interpretare che l’attenzione focalizzata su quello che accadeva era massima. Questo ha portato autenticità.
La scena in cui mi rompo la gamba è una scena particolare e abbiamo vissuto tante cose strane su set, come dice giustamente Chloe praticamente ogni giorno ne succedeva una.
JESSICA HARPER
Tutto è iniziato quando ho ricevuto una chiamata da Los Angeles. Era Luca, avevo visto i suoi film e quando mi ha detto vuoi… non gli ho neanche fatto finire la frase, ho detto subito sì. Non conoscevo il tedesco, ma volevo studiare tanto. Tornare a fare un Suspiria dopo quarant’anni è stato davvero incredibile, il film è tornato a ossessionarmi con un regista completamente differente. Luca aveva visto originale all’epoca e l’aveva così tanto spaventato che ha deciso di fare qualcosa di analogo, che spaventasse tanta altra gente. Anche lui è un visionario, come Dario Argento, ma in un modo completamente diverso.
Luca è stato regista più generoso e gentile che potesse capitarmi, non poteva essere più gentile di com’è stato con me, ti senti abbracciata da lui, creando rapporto di grande fiducia che ti fa fare cose incredibili. Dovevo parlare in tedesco camminando all’indietro, ma lui mi ha fatto rifare la scena tutte le volte che volevo.
Quello che viene vissuto tra me e mio marito nel film è una perdita emotiva molto forte, che informa tutto il resto del film. Questo intenso amore è u tema emotivo molto forte e separato che aggiunge molto alla tensione complessiva.
GRACE MORETZ
Conoscevo Luca da un po’ di tempo e ancora non avevamo individuato un progetto su cui lavorare. Quando mi ha proposto il mio personaggio mi ha anche consentito di trasformarmi in qualcosa di diverso da quello che ero, una me che non ero mai stata prima.
Non parlare la mia lingua mi dà un tono completamente diverso ma anche un suono differente, oltre l’aspetto fisico. Quello che Luca fa è spingerti ad andare oltre, diventando la migliore versione di te stessa. Abbiamo girato un dialogo di quindici pagine senza interruzioni, come una prova teatrale.
Si tratta di un film di genere, ma Luca ha portato dentro qualcosa di completamente diverso: un cast corale, la manipolazione di una serie di menti, un’esperienza individuale dentro un gruppo. In più c’è la raffigurazione della femminilità, del nudo, per ritrarre qualcosa di mai visto prima. Una prospettiva davvero interessante.
Dobbiamo anche parlare di com’è girato il film. Eravamo nel mezzo dell’inverno, in cima a una montagna, nell’hotel c’erano delle antenne che facevano rizzare i peli sulle braccia. Ci sentivamo elettriche, c’era in tutto il set un’energia un po’ spettrale. Mi sentivo instabile come una trottola, questo ruolo l’ho adorato. Volevo ritrovare il fuoco dentro di me.
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Foto in copertina: Getty Images
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