Sangue, sesso ed armi è una triade che riesce sempre a catturare l’attenzione dello spettatore. Se a questi si aggiungono intrighi per il potere, infedeltà amorose e battaglie epiche sullo sfondo di un regno fantasy il successo è assicurato. Sono questi i presupposti di Il trono di spade, la serie TV prodotta dalla HBO che si è convertita quasi immediatamente in un cult. Per comprendere le dimensioni del fenomeno basti considerare che in America ha tenuto incollati allo schermo 4,4 milioni di appassionati. E altrettanto entusiasmo si manifesta anche in Italia dove è da poco iniziata la terza stagione che promette, come le precedenti, bagni di sangue e tradimenti a gogo. Dopotutto il fantasy si è rivelato uno dei generi di maggiore successo che conquista spettatori di tutte le età: dall’impresa colossale di Peter Jackson e il suo Signore degli Anelli alle avventure per ragazzi del filone Le cronache di Narnia.
Tuttavia Il trono di spade si distingue per la sfumatura dark con cui porta sullo schermo il mondo di George R.R. Martin, sottolineando gli aspetti più crudi e scabrosi della lotta dei Sette Regni per il potere. Certamente parte del successo deriva dall’attenzione quasi maniacale per i dettagli che ha permesso di ricostruire un universo così lontano dalla nostra vita, ma allo stesso tempo così credibile. Questo non è l’unico fattore: per capire da cosa derivi la popolarità del Trono di spade il Corriere della Sera ha interpellato Costantino Cipolla, sociologo dell’Università di Bologna. Secondo il professore, è importante analizzare il rapporto di competizione che esiste tra TV e web, che “obbliga” i produttori a realizzare serie più forti per catturare spettatori, sempre più attirati dalla rete. «La differenza principale rispetto ad altre opere è che in Il trono di spade ci sono sesso e violenza evidenti, un’esibizione di quelli che sembrano istinti arcani e pulsioni primitive». A ciò si aggiunge il fatto che tali vicende sono ambientate in un luogo immaginario, dove tutto può accadere. Come afferma l’esperto, «la fantasia come tale è uno dei luoghi propri della web society. Il web è il regno dell’anarchia e il fantasy è appunto una forma di creatività al di là del reale. È naturale che abbia successo in una società laica e scolarizzata come la nostra».
Fonte: Corriere della Sera
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