Durante un viaggio per l’Italia alla ricerca di storie da raccontare il regista Pietro Marcello (apprezzato documentarista già vincitore nel 2009 del Festival di Torino, con La bocca del Lupo) si imbatte per caso nella storia di Tommaso e della sua lotta solitaria per la difesa dell’arte e della storia della Reggia di Carditello, antica residenza Borbone lasciata a ladri, vandali e camorristi.
Intenzionato a dedicargli un capitolo del suo nuovo documentario, dopo la morte dell’uomo, avvenuta durante le riprese, decide di cambiare registro e continuare a raccontare la sua storia, arricchendo la narrazione di atmosfere oniriche e fiabesche.
È così che nasce Bella e Perduta, unico film italiano nel Concorso Internazionale del Festival del film di Locarno.
Pulcinella, maschera napoletana intermediaria tra il mondo dei vivi e quello dei morti, è mandato sulla Terra per prendersi cura di Sarchiapone, un cucciolo di bufalo salvato da «l’angelo di Carditello» Tommaso, poco prima di morire. Il bufalotto si trova tra le rovine della loggia di Carditello, di cui – a titolo volontario – Tommaso si prendeva cura da alcuni anni.
Inizia così il viaggio di due servitori (un bufalo, servitore di uomini, e una maschera, servitore degli immortali) tra le rovine di una terra bella e perduta.
Mix di fiaba e documentario, esplicito manifesto animalista, la storia di Tommaso e quella di Pulcinella e Sarchiapone, sono pretesto per fotografare l’italia di oggi -a partire dalla putrida Terra dei Fuochi- per rispolverare le bellezze devastate e per ricordare gli archetipi dimenticati.
Girando in 16millimetri, il regista sperimenta (buona parte del film è in finta soggettiva del bufalo, del quale sentiamo i pensieri che hanno la voce di Elio Germano) e riesce a emozionare pur non utilizzando nessun escamotage per risultare appetibile – la prima parola la sentiamo dopo 15 minuti, il montaggio è un rebus, la colonna sonora è scandita da poesie, canti popolari e musica classica.
Bella e Perduta è un film impegnato ed impegnativo, uno di quelli che in Italia si vede – e piace – solo ai Festival.