Non è chiaro cosa abbia spinto David Cronenberg a girare l’ennesima satira di Hollywood costruita per luoghi comuni, ma è chiaro che qualcosa non ha funzionato: non solo Maps to the Stars esce sfiancato dal confronto con Mulholland Drive, ma gli dà filo da torcere perfino The Canyons. Diciamo che siamo più dalle parti di Disastro a Hollywood, con l’ironia virata a un cinismo radicale e sanguinario.
Al centro della scena ci sono un’attrice di mezza età (Julianne Moore) che vive nell’ombra del successo della defunta madre; un divo bambino che si sta disintossicando; un autista di limousine (Robert Pattinson) che vorrebbe diventare sceneggiatore e ha un piccolo ruolo in un film di fantascienza chiamato Blue Matrix; uno psicanalista/massaggiatore/motivatore televisivo (John Cusack); e la figlia di quest’ultimo (Mia Wasikowska), piromane, appena dimessa dall’ospedale psichiatrico e di ritorno in città.
Una banda divisa equamente tra miliardari isterici e ventenni sconcertati, di nessuna speranza. La descrizione è parossistica ma non paradossale: ogni personaggio finisce esattamente dove te lo aspetti, quando te lo aspetti, secondo un movimento lineare. Cronenberg progressivamente calca la mano sulle psicosi dei protagonisti e sull’invadenza delle loro visioni, facendo entrare fisicamente in scena i fantasmi, e portandoli per mano a compiere l’irreparabile. La messa in scena funziona, ma resta la sensazione che per il regista canadese sia stata una scusa per non stare a casa in pantofole.
Non ultimo, la resa del digitale è mediocre, in alcuni casi davvero scadente.
Cannes 2014: photogallery, recensioni, conferenze stampa e video del Festival
© RIPRODUZIONE RISERVATA