A Cannes sono i giorni di Robert Pattinson. L’attore inglese ha presentato due film nel giro di poche ore: The Rover, di David Michod (Animal Kingdom), nella sezione Mezzanotte, e Maps to the Stars, di David Cronenberg, in concorso. Noi l’abbiamo incontrato al sesto piano del Palais du Festival, nello spazio Mouton Cadet – un’area temporanea allestita sulla terrazza panoramica, con le pareti che traballavano sotto le violente raffiche di vento – nel tardo pomeriggio di ieri, funestato dal tempo peggiore dall’inizio del Festival.
Vederlo a breve distanza di tempo sul red carpet e poi all’incontro stampa (una situazione molto più informale) è istruttivo. Pattinson è un ragazzo robusto, timido e stranito, che sta sempre seduto un po’ sbilenco. Si presenta con una camicia a quadri di cotone, verde e nera, sopra una t-shirt bianca; jeans beige un po’ sporchi, calzini di cotone di una indefinibile tonalità di grigio/giallo e sneakers adidas nere dal profilo tozzo e la suola alta. Parla a voce bassa, sbriciola le risposte, accenna e interrompe i discorsi, tanto che a volte devi cambiare domanda. Fondamentalmente sembra spaventato da quel che la gente si aspetta da lui, e tenta di spiegarlo anche quando parla d’altro.
Durante l’intervista, che troverete completa sul numero di agosto di Best Movie, gli chiedo come sta scegliendo i copioni in questa fase post-Twilight della sua carriera, se c’è qualche regista in particolare con cui vorrebbe lavorare, e lui dice che da quando ha conosciuto James Gray (Two lovers, C’era una volta a New York) continua a controllare il cellulare sperando di trovarci un suo messaggio. Inoltre, avendo visto qualche giorno fa Camp X-Ray, gli domando se lui e Kristen Stewart si influenzano reciprocamente sui copioni che scelgono: «Non ci diamo consigli espliciti, ma vediamo le cose in modo molto simile».
In The Rover, un thriller post-apocalittico “minimalista” (cioè concentrato su un luogo e un evento, non sul contesto e le sue proporzioni), Pattinson interpreta un ragazzo rimasto ferito in un imprecisato conflitto a fuoco, che si unisce ad un uomo (Guy Pearce) nell’inseguimento a due fuggitivi che gli hanno rubato l’auto. Cosa ci sia di tanto prezioso custodito nel veicolo lo scopriremo soltanto alla fine. Il film è girato in Australia, tra gli spazi desertici, impressionanti dell’outback, e – nelle parole di Michod – «vuole indagare le conseguenze psicologiche personali che un disastro di proporzioni globali comporterebbe». Lo distribuirà a fine agosto nelle nostre sale Koch Media.
Cannes 2014: photogallery, recensioni, conferenze stampa e video del Festival
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