Il film di Diabolik del 1968 è di Mario Bava. «Somiglia molto più a James Bond che al Diabolik del fumetto», commenta Mario Gomboli, Direttore editoriale e responsabile della casa editrice Astorina. «Ha avuto una certa risonanza e ancora oggi viene celebrato specialmente in Usa perché Mario Bava è considerato un regista di b movie cult. Le sorelle Giussani (autrici di Diabolik, ndr) non erano molto soddisfatte del film e dopo imposero sempre delle clausole che esistono ancora oggi di controllo sul rispetto del personaggio e diritto di veto sulle sceneggiature. Questo le ha ostacolate da un certo punto di vista, perché nessuno aveva il coraggio di firmare un contratto del genere con il rischio di trovarsi nella situazione di fermare tutto».
Nel 2000 viene prodotta la serie animata dalla francese Saban. «Il progetto è partito bene, ma quando la Saban venne comprata da Fox Kids la produzione si è spostata a Los Angeles e sono sorti i primi problemi. Gli americani non volevano che Diabolik ed Eva fossero, non dico amanti, ma semplicemente che vivessero insieme. Un tizio voleva che fossero fratello e sorella per giustificare il fatto che non sposati vivessero sotto lo stesso tetto. Siamo arrivati ai ferri corti in un paio di situazioni. Specialmente sull’uso dei pugnali visto che il regolamento di Toronto dice che le armi non possono essere usate su esseri umani. Quindi Diabolik poteva usare i pugnali soltanto per bucare le gomme, far saltare un lampadina o tagliare una corda, ma mai contro qualcuno. Alla fine non sono mai stati distribuiti in Usa perché, dulcis in fundo, Disney comprò la Fox Kids e ritenevano che Diabolik fosse un nome che faceva ricordare il satanismo e quindi non adatto ai ragazzi».
In effetti Diabolik non sembrerebbe prestarsi bene per una serie d’animazione per ragazzi, ma comunque ne sono stati prodotti 40 episodi da 24’.
«I diritti audiovisivi sono dal 1999 della francese Morgana Film di Laurent Soregaroli. Costui ha ceduto i diritti per la parte televisiva a Sky che sta producendo una serie in 10 puntate. Sono andato a vedere il plastico di Dante Ferretti a Cinecittà nel capannone dove hanno girato Gang of New York e sono enormi: la main street di Clerville è lunga 250 metri; il porto è una piscina di 170 metri per 80, una cosa faraonica. Le sceneggiature invece non sono ancora a punto nel senso che sono state riviste diverse volte. Il pilota teoricamente è scritto anche se ci sono ancora qualche perplessità su un paio di passaggi. Purtroppo non siamo coinvolti e me ne rammarico. Quest’anno festeggio il cinquantesimo anno da quando ho cominciato a scrivere Diabolik e ritengo di essere tra i viventi il massimo esperto. Mille volte ho dato la mia disponibilità totale, a spese mie, per andare a Roma; ho scritto tonnellate di relazioni, decine di pagine di commento agli errori che secondo me c’erano nelle sceneggiature, però alla fine vanno avanti solo con i loro creativi che sono anche bravi, io non metto in dubbio la loro abilità di sceneggiatori per la televisione, ma come dico sempre, il soggetto è una storia portante dove si può anche lavorare insieme. E’ inevitabile cambiando il media che si intervenga con delle variazioni sul personaggio. All’inizio si era ipotizzato di ambientarlo negli anni ’60 e la cosa è andata avanti perché il primo plastico fatto da Ferretti era basato su quell’idea. Alla fine invece si è deciso di ambientarlo nel presente, sia per un discorso economico, (girare in esterni con amabientazione negli anni ’60 significa cambiare tutti i cartelli, le macchine, ecc.), sia per una scelta filosofica sulla quale onestamente non mi sono sentito di oppormi perché anche il fumetto di Diabolik è ambientato ai giorni nostri».
E il cinema?
«Era a buon punto», continua Gomboli, «ma l’avvento dei telefilm per assurdo ha bloccato certe trattative, perché chi vuol fare il film vuole sapere prima come verrà trattato Diabolik nella serie per non trovarsi con una cosa completamente diversa. Dato che i telefilm dovevano essere pronti due anni fa (adesso la data prevista per andare in onda è il 2018) le trattative per il film sono bloccate.
E’ esasperante questa situazione anche perché dal mio punto di vista se i telefilm vengono distribuiti in tutto il mondo non è difficile sperare che riusciamo ad attaccargli dietro anche i fumetti».
(Continua…)
Questo articolo è la prima parte di una inchiesta pubblicata su Box Office del 15 febbraio 2017. Potete leggere tutto l’articolo scaricando la app di Box Office qui.
Qui trovate l’inizio e un sommario alle varie parti.
Le altre parti dell’inchiesta verranno pubblicate online su bestmovie.it nei prossimi giorni.
Sotto la gallery con i film tratti da fumetti italiani, i protagonisti dell’inchiesta Roberto Recchioni, Michele Masiero, Mario Gomboli e Vincenzo Sarno, i progetti transmediali tra cinema e fumetto e altri in via di sviluppo.
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