Douglas Booth a 19 anni ha vissuto per più di un mese a Roma, città che lo ha incantato durante le riprese di Romeo e Giulietta di Carlo Carlei. Torna nella capitale a 22 anni, con un curriculum in cui annovera anche nomi di registi come Darren Aronofsky e i fratelli Wachowski. Nel film è … snob, pardon, posh! Pargolo ed erede di una famiglia altolocata di Oxford, una faccia d’angelo che nasconde però un’anima da diavolo. Durante le riprese si sentiva sporco, ma ha imparato a non giudicare il suo personaggio. Ecco cosa ci ha raccontato:
Non è la prima volta per te a Roma. Quanto è cambiata la tua vita da quando sei venuto in Italia lo scorso anno per promuovere il film Romeo & Giulietta?
«Di sicuro l’ultima volta che sono venuto la risposta da parte dei fan è stata diversa! Abbiamo avuto un ottimo riscontro al Festival Internazionale del film di Roma, credo che gli italiani siano passionali in qualsiasi cosa facciano! Che si tratti di cinema, cultura, cibo, tutto, e amo tutto di voi! A 19 anni ho vissuto a Roma per un mese mentre giravo Romeo e Giulietta ora che sono tornato ne ho 22 e la mia vita è cambiata molto, ho avuto la possibilità di lavorare con grandi registi fra cui Darren Aronofsky e i fratelli Fratelli Wachowski».
Com’è stato lavorare con i fratelli Wachowski sul set di Jupiter Ascending?
«Lavorare con loro è stato incredibile! Le loro menti sono a dir poco brillanti! Potresti parlare con loro all’infinito! Potendo fare un paragone in Noah avevamo un film di proporzioni enormi, nel vero senso della parola non solo per il budget, circa 120 milioni di dollari, ma anche per le proporzioni del set. Li però con gli attori del cast si è instaurato un rapporto famigliare. Eravamo sempre noi, io, Emma Watson, Logan Lerman, Russell Crowne e Jennifer Connely. In Jupiter Ascending il mio personaggio invece si relaziona solo con Channing Tatum e Mila Kunis, vive in una navicella spaziale e per questo motivo abbiamo usato tantissimo il green screen ed è un medium diverso con cui lavorare, molto più tecnico, a differenza di Noah dove era tutto reale e costruito in scala…biblica! ».
In Posh interpreti Harry Villiers quanto ti somiglia questo personaggio e in cosa invece te ne differenzi?
«Diciamo che me ne differenzio in tutto, tranne l’aspetto che è lo stesso! E’ così sgradevole ed è stato difficile da interpretare, ma l’importante ai fine del lavoro era non giudicarlo. La regista ci ha infatti chiesto di evitare proprio questo aspetto, non dovevamo giudicare i nostri personaggi, ma è stata furba! Ci ha fatto in un certo senso innamorare dei nostri personaggi per poterli esprimere al meglio. Alla fine è stato ottimale perché siamo riusciti a tirar fuori tutto ma delle volte a fine giornata ti sentivi sporco e avevi voglia di lavarti le mani. Per le ricerche prima del film siamo andati a Eton, che è una delle migliori scuole superiori del Regno Unito, è frequentato solo dai figli delle classi più facoltose, dei primi ministri e politici. Li ho visto un ragazzo di appena diciotto anni, presidente di un club tutto vestito elegante e in tiro. Sono luoghi come questo in cui l’atteggiamento elitario nasce e si propaga al resto della società».
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