Straziante, poetico, convincente: Las Buena Hierbas di Maria Novaro è un ottimo film tra tanti lavori riusciti a metà, in questo Festival di Roma.
Attraverso la storia di una donna che, in età relativamente giovane, viene colpita e devastata dal morbo di Alzheimer, Maria Novaro realizza una profonda riflessione sul legame tra memoria e coscienza, tra parole, ricordi, sogni e morte. Interrogarsi su questi temi senza presumere di avere una risposta e senza lasciarsi tentare dal fornirne una per dare una conclusione narrativa al film è un grande merito che va riconosciuto a Las Buenas Hierbas. Le buone erbe del titolo sono quelle che Lala, la madre della protagonista Dahlia, cura ed utilizza nell’orto botanico in cui lavora prima di essere colpita dalla malattia. Le erbe agiscono chimicamente sul cervello, scacciando le paure, aiutando a vivere meglio. Ma se le emozioni si basano su reazioni chimiche, cosa resta quando queste reazioni ci fanno dimenticare di noi stessi? Esistiamo a prescindere dal nostro corpo? Controcanto della vicenda principale, c’è il personaggio di Blanquita, che aiuta Dahlia ad occuparsi della madre e vive con il cuore spezzato dall’omicidio della nipotina quindicenne, che però riesce a vedere e sentire intorno a lei, come una presenza benefica.
La citazione dell’episodio del brucaliffo da Alice nel Paese delle Meraviglie è tanto poetica quanto illuminante: Alice non sa rispondere alla domanda più semplice del Brucaliffo: Chi sei tu? Perché “non ricordo le cose come erano”.
Le persone ci lasciano quando se ne vanno? Se una persona dimentica ogni cosa di sé, cosa succede alla sua anima? Non è possibile rispondere, possiamo avere fede, certo, ma possiamo soprattutto condividere i ricordi finchè c’è tempo perché questi non scompaiano quando qualcuno ci lascia. “I sogni sono reali finchè durano, e così è la vita”. Le implicazioni di questa frase possono scuotere una vita dal profondo, o possono restare parole su un muro, come quelle che Dahlia colleziona, perché altrimenti si perdono.
Ci sono momenti molto intensi e drammatici ed alcuni molto poetici e leggeri, con una strepitosa colonna sonora basata su canzoni popolari e di musica leggera latina.
Tutto è sussurrato all’orecchio dello spettatore, mentre il dramma prende corpo sullo schermo: i dettagli sono più importanti dell’intreccio, sono quelli che devono restare attaccati allo spettatore dopo la fine del film e scatenare le sue riflessioni.
Las Buenas Hierbas è un piccolo film in concorso al Festival, ma indipendentemente dai premi, è uno dei più acuti e poetici scorci di cinema che si siano visti in questi giorni.
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Sotto, il trailer di Las Buenas Hierbas, in lingua originale:
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