George Lucas è una delle figure fondamentali della cinematografia mondiale degli ultimi cinquant’anni. Da giovane lottò contro il sistema per tutelare l’indipendenza del regista rispetto agli studios, fondò l’impero, oggi multimilionario, della ILM (da una costola della quale nacque la Pixar) e della Skywalker Sound, che ancora oggi sono il punto di riferimento per gli effetti speciali e sonori, e ridefinì il concetto di marketing in maniera rivoluzionaria. Soprattutto, George Lucas ha creato due dei franchise più remunerativi ed amati di tutti i tempi, Indiana Jones e Guerre Stellari, guadagnandosi il rispetto e la riconoscenza di milioni di appassionati.
The People VS George Lucas di Alexandre O. Philippe racconta, sotto forma di documentario, come Guerre Stellari sia entrato in maniera incontrollabile e trasversale nella cultura popolare e di come sia riuscito negli anni a stimolare la creatività e la fantasia del suo pubblico, fino ad una clamorosa rottura tra Lucas ed i suoi fan.
Dal semplice amore per la trilogia a vere e proprie ossessioni per il merchandising, dalle parodie ai fan film, Guerre Stellari è qualcosa che ha cambiato la vita non solo di George Lucas, ma di tutti. Le testimonianze raccolte appartengono a studiosi, scrittori, antropologi, filmmakers (persino Francis Ford Coppola), semplici fan, nerd accaniti: tutto il mondo ha un’opinione sulla questione.
I problemi tra Lucas ed il suo pubblico sono cominciati con l’edizione speciale della trilogia di Guerre Stellari nel 1997, in cui i cambiamenti narrativi apportati ai film sono stati rigettati dai fan hardcore, che li hanno vissuti come una violenza, una mancanza di rispetto nei confronti di qualcosa che sentivano loro, soprattutto dopo che Lucas disconobbe ufficialmente le versioni originali dei film. La situazione peggiorò con l’uscita della nuova trilogia di Star Wars ed il quarto Indiana Jones, che sono stati ferocemente criticati per non essere all’altezza delle aspettative dei fan. La scena di Jabba nell’episodio IV, la famosissima questione di “Han Shoots First”, Hayden Christensen ne Il Ritorno dello Jedi, Jar Jar Binks: chi non ama o non conosce Star Wars potrebbe non capire perché i fan sono così arrabbiati con Lucas e scambiare tutto ciò per esagerazioni da nerd. Così come potrebbe essere difficile capire l’ossessione di Lucas nel rimettere continuamente le mani sulla sua creatura.
La questione in realtà è molto più complessa ed universale. Per usare una similitudine del film, se Leonardo da Vinci salisse su una Delorean e, arrivato ai giorni nostri, chiedesse di correggere la Gioconda, glielo lascerebbero fare? Non è un paragone esagerato. La Gioconda e Star Wars sono entrambi nel substrato della cultura sociale, sono punti di aggregazione su cui la nostra coscienza critica si è formata, elementi storici con cui ci si deve confrontare, opere per cui esiste necessariamente un prima ed un dopo della loro esperienza. Modificarli equivale a tradire il nostro retaggio culturale, che non ha nulla a che vedere con la visione dell’artista, soprattutto a distanza di tempo.
Oltre ad essere un divertentissimo documentario, impreziosito da un’infinità di spezzoni di filmati amatoriali di parodie ed omaggi dei fan a Guerre Stellari e a Lucas in particolare (su tutti una versione di Misery non deve Morire con Lucas nei panni dello scrittore costretto a riscrivere la sua opera), The People VS George Lucas è quindi un’acuta riflessione sull’arte in generale. Le opere appartengono al pubblico o l’autore ne può disporre a suo piacimento, se pensa di poter apportare modifiche? Un’opera deve essere preservata nella sua forma originale, come un documento dell’epoca in cui è stata prodotta, oppure può essere ammodernata, restaurata ed adattata ai tempi che cambiano? La questione è apertissima e di non banale soluzione.
E’ evidente, infine, che The People VS George Lucas è soprattutto un sentito “grazie” ad un uomo che ha regalato al mondo delle storie meravigliose risvegliando la fantasia di milioni di persone e consentendo loro di fare un primo passo in un universo più grande. Dai titoli di testa (spassosissimi) a quelli di coda, Alexander O. Philippe riesce a non far mai calare l’attenzione, montando e smontando le accuse a Lucas con un montaggio sapiente ed una colonna sonora che sdrammatizza la questione e sembra voler ammiccare direttamente all’accusato dicendogli di non preoccuparsi, che tanto i suoi fan non lo lasceranno mai.
Sotto, il trailer del film:
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