Hunger Games, il blockbuster che ha sbancato i botteghini di tutto il mondo, sbarcherà in Italia l’1 maggio. Noi di Best Movie, incuriositi dal clamore mediatico che il film ha suscitato, l’abbiamo visto in anteprima per voi (leggi la recensione) per raccontarvelo sul numero di maggio in un ricco speciale corredato di belle foto del film, delle dichiarazioni del cast, del regista e della scrittrice. Infine, conquistati dai romanzi di Suzanne Collins, ci siamo procurati l’incipit de Il canto della rivolta (Mockinjay), terzo capitolo letterario, di cui qui leggete uno stralcio, ma del quale sul giornale dal 27 aprile in edicola troverete molto di più.
Un regalo speciale da parte di Best Movie ai Tributes italiani e a tutti coloro che si sono appassionati al fenomeno Hunger Games, con cui condividiamo l’entusiasmo per una saga young/adult che finalmente offre ai giovani spettatori solide tematiche e spunti per una riflessione matura sui “temi caldi” di oggi: reality show, crisi economica, oligarchie dispotiche…
Temi importanti su cui ci siamo soffermati anche nell’editoriale di maggio, che pubblichiamo qui sotto.
Anche per voi Hunger Games non è solo pura evasione? Allora fatecelo sapere!
«C’ è stato un tempo per la fuga nella “fantasya”. All’inizio di questo millennio ci siamo rifugiati nella Terra di Mezzo insieme a Frodo e agli altri della Compagnia dell’Anello, per confinarci poi per una decina di anni a Hogwarts con Harry Potter & Co., tuffandoci nella magia. Molti (meglio sarebbe dire molte) hanno preferito crogiolarsi nei sospiri d’amore alla Twilight, fantasticando di relazioni impossibili con creature irraggiungibili. C’è poi chi ha preferito veleggiare con i Pirati o “giocare” con i robottoni giganti di Transformers. Che ora sia arrivato il tempo della consapevolezza e della rivolta (quanto meno interiore)? Hunger Games (letteralmente I giochi della fame), la nuova saga sui giovani “gladiatori” offerti in sacrifio al Potere rappresenta quanto meno un segno. Un blockbuster d’impegno: quasi un ossimoro. Figlio di quello spirito inquieto che attraversa questi nostri giorni che se di “fame” ancora non sono neppure gridano opulenza; di indignazione nei confronti delle continue pugnalate alle spalle da parte di chi dovrebbe governarci con rettitudine e invece ci truffa, ci sfrutta, ci tassa, ci vessa, ci manipola e inventa ogni giorno nuove forme di controllo, giustificando tali comportamenti in nome del bene comune. “Tempi bui” in cui la moralizzazione si deve imporre con le leggi. E allora benvenuti Hunger Games a risvegliarci dal nostro sonno, boccata d’aria fresca e simbolo di libertà… L’eroina della nuova saga e la storia sono talmente appassionanti da avere convinto persino The King. Sì proprio Stephen. «È un romanzo che dà assuefazione» ha detto riferendosi al primo episodio e, dopo averlo provato sulla nostra pelle, non possiamo certo dire che esageri. Staccarsene non è stata impresa facile per nessuno della redazione. Così che, dopo esserci divorati il primo e il secondo, abbiamo provveduto a procurarci il terzo, riuscendo a “strappare” all’editore le prime tre pagine: l’inizio de Il canto della rivolta (a pag. 67). E ora siamo qui in trepidante attesa del 15 maggio, quando finalmente potremo scoprire la fine di questa avvincente trilogia. Ma chi è davvero Katniss e perché Hunger Games piace così tanto? Lei (interpretata sullo schermo da una magnetica Jennifer Lawrence) è una sorta di incarnazione dei giovani indignados, un’amazzone con arco e frecce gettata nell’arena, che ha “infiammato” le nuove generazioni. Il film, invece, che siamo volati a vedere Oltremanica immediatamente dopo la notizia del record ai botteghini Usa (152 milioni e mezzo di dollari per un non sequel), fonde 1984 e atmosfere sci-fi, Battle Royale e Spartacus, Il signore delle mosche e l’hi-tech –, per rivelarsi stringi stringi una compilation tesa e avvincente di tutti i “temi caldi” della nostra attualità. Non è un caso che l’ispirazione alla scrittrice sia venuta facendo zapping tra un reality e i notiziari di guerra. Un racconto spietato che ci mette subito di fronte alle nostre debolezze. D’accordo, gli abitanti di Capitol City rappresentano un’estremizzazione: si dilettano nel vedere uccidersi tra loro 24 ragazzini che non hanno ancora raggiunto la maggiore età; intrattenimento crudele dietro cui si cela un potentissimo strumento di controllo nei confronti dei Distretti più poveri. E tuttavia siamo così inattaccabili noi, che gioiamo nel vedere teenager agguerritissimi “farsi fuori” uno dopo l’altro, ogni sabato sera nei talent show, per quel meccanismo ormai necessario rappresentato da nomination e televoto? E possiamo liquidare Hunger Games come “pura fantascienza”, quando permettiamo che persone abituate alla civiltà si immergano nella cattività in preda a ogni genere di pericolo, dalle malattie tropicali alla fame, giustificando il nostro voyeurismo malato con l’idea che tanto l’hanno voluta loro…? E la ricerca estetica sfrenata degli abitanti della capitale di Panem non è la parodia delle nostre ossessioni fashioniste e del nostro abuso di silicone? Attenti, ci avvisa Katniss, il passo tra finzione e realtà è assai breve, ma siamo ancora in tempo per trasformare questa terribile distopia in una magnifica utopia».
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