“Uno spietato criminale, un uomo corrotto e un grande ritorno”. Sono questi i cardini di Calibro 70, mediometraggio (40′ circa), ambientato e girato (tra il 2005 e il 2008) in una Torino Seventies (ma non solo!), che omaggia e rivisita un pezzo di storia del cinema del Bel Paese. Roma a mano armata, Milano odia: La polizia non può sparare, Napoli violenta. Sono solo alcuni dei titoli di una serie di film italiani, girati a cavallo tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, diventati veri e propri cult. Da pellicole di serie B, sono stati rivalutati dalla critica negli anni (anche grazie all’occhio lungo di Quentin Tarantino, che ne è estimatore). Per identificarli tutti basta una parola: “Poliziottesco”. È questo, infatti, il nome che ha assunto il genere poliziesco all’italiana di quel periodo, che ha creato vere e proprie icone per l’immaginario collettivo. Molti attori devono tanto a quel cinema, che gli ha dato popolarità oppure gli ha donato una nuova occasione: da Maurizio Merli, il poliziotto per antonomasia, a Thomas Milian, il cattivo per eccellenza… I personaggi, le atmosfere, le storie e il linguaggio di quei cult movies è stato recuperato, digerito e rivisitato da un giovane (25 anni) e coraggioso regista torinese, Alessandro Rota, che con il suo Calibro 70 ha voluto rendere omaggio a un genere, a una passione che gli è stata tramandata dal padre. Armato di betacam sx (una camera digitale) e carelli, Alessandro si è fatto aiutare nell’impresa (costata circa 15 mila euro) dal compagno di tante avventure da palcoscenico, il regista e attore di teatro Ivan Fabio Perna (andato recentemente in scena con il suo ultimo thriller comico: Il mistero delle lacrime di Giada), con il quale Rota ha collaborato in diversi spettacoli e con cui ha scritto la sceneggiatura del suo film. Insieme hanno dato vita allo Svizzero, il villain protagonista del corto, «a metà strada fra Milian e il Gene Hackman di Superman» secondo Ivan, con un nome però, che rende omaggio unicamente al poliziottesco, che straripava di appellativi. «Un personaggio così non potevo lasciarmelo scappare», ha ammesso Perna, che infatti ha indossato i panni dello Svizzero con ottimi risultati. Con la parlata romana con cui veniva doppiato Milian e con la risata di Hackman, lo Svizzero viene a patti con lo scapestrato figlio del direttore di una famosa banca torinese, con l’intento di rapinarla. Sulla sua strada però si insinua l’ombra dell’Inglese, che ha il volto del famoso doppiatore Luca Ward (voce ufficiale di Russell Crowe, ha dato la parola anche ad altri come Keanu Reeves, Samuel L. Jackson), e quella di un poliziotto che non perdona. «Per girare molte scene abbiamo usato la mia Fulvia coupé, con la quale arrivavo sul set ascoltando musica degli anni Settanta. Mi sono completamente immerso in quel periodo per realizzare il film. All’inizio avevo pensato anche di usare una colonna sonora d’epoca, ma poi ho chiamato il mio amico musicista, Domenico “Mimmo” Capuano, che ha lavorato anche con gli Eiffel 65 e che ha realizzato una colonna sonora originale, sulla scia del sound di quegli anni», ha illustrato Rota.
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La locandina di Calibro 70
Al centr Ivan Fabio Perna nei panni dello Svizzero
Il regista Alessandro Rota, che ha voluto una colonna sonora originale per Calibro 70, realizzata da Mimmo Capuano, che ha lavorato con gli Eiffel 65
Luca Ward nei panni dell’Inglese
Il trailer di Calibro 70:
Questo articolo è stato pubblicato su Best Movie di aprile a pag. 121
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