Il “bono”, il brutto e il cattivo. Passateci la licenza, e non ce ne vogliano gli altri due protagonisti, ma in Una notte da leoni 2 Bradley Cooper è senza dubbio il bello. E pensare che esordì a teatro nei panni di John Merrick in The Elephant Man, che è sinonimo di mostruoso. Cooper ha gli occhi di ghiaccio e il profilo tagliente di Ralph Fiennes, su un fisico forgiato da boxe e sport estremi, con in più un certo senso dell’umorismo. Saranno le origini italiane, che incidono anche sulla statura: dal vivo è più minuto di come sembra sullo schermo. Dopo la tv (Alias) e ruoli da comprimario, con Una notte da leoni 2 e Limitless, dove fa uso di una misteriosa droga, è finalmente protagonista assoluto. Anche della cronaca rosa, dopo la relazione con Renée Zellweger, appena finita.
Best Movie: In Limitless ha recitato accanto a De Niro: come si è trovato con lui?
Bradley Cooper: La sua ossessione era trovare la migliore mozzarella a Filadelfia: essendo io originario di Filadelfia mi ero prefisso questo obiettivo. Ogni mattina mi portavano due o tre mozzarelle sul set, e le dovevo assaggiare. Può immaginare cosa significa mangiare tre mozzarelle al giorno…
BM: Preferisce lo sballo di Limitless o quello di Una notte da leoni?
BC: Per Una notte da leoni non mi ricordo assolutamente quello che è successo quella notte… Ma dalle foto che ho visto deve essere stata una cosa fantastica…
BM: Cosa ha significato nella sua carriera Una notte da leoni?
BC: La cosa che è successa con Una notte da leoni è questa: c’è stato un passaggio dall’essere un attore che cerca un ingaggio per lavorare e l’essere un attore che cerca di fare il lavoro giusto, e può scegliere i film secondo i suoi criteri, come un buon regista o una grande sceneggiatura.
BM: Cosa ci può raccontare di Una notte da leoni 2?
BC: Stu, il personaggio di Ed Helms, sta per sposarsi in Thailandia. Avremo una scimmietta che spaccia droga, ci sarà ancora Mike Tyson, e anche Mr. Chow. Adoro lavorare con quei ragazzi, sono davvero eccitato.
BM: Sarà un film migliore del primo?
BC: Abbiamo riflettuto a lungo prima di decidere di fare il sequel, e ci siamo incontrati molte volte per discutere dello script. La sceneggiatura è migliore, e le possibilità sono più ampie: siamo a Bangkok, in Thailandia, al di là dell’oceano, a cinque ore di volo da casa, è diverso da Las Vegas. Rispetto alla prima volta è stato tutto più spontaneo. Ma è stato anche il film più duro che ho mai girato. È come se fosse Apocalypse Now: la commedia. Potrebbero fare un documentario sul making of!
BM: Ci sarà Una notte da leoni 3?
BC: Se la storia sarà quella giusta e il secondo film avrà successo, io lo farei molto volentieri. Adoro il personaggio di Phil, anche se completamente diverso da me: quando lo vedo sullo schermo, non mi ci ritrovo.
BM: Lei ha una nonna abruzzese: cosa pensa del terremoto in Abruzzo ora che sono appena passati due anni?
BC: Viviamo in un momento in cui è possibile avere accesso a tutto quello che succede nel mondo, e questo la rende un’era carica di emozioni. Viviamo direttamente tutti questi disastri naturali, e questo permette di provare empatia con chi ne è vittima.
BM: Leggiamo spesso di lei nella cronaca rosa. È un aspetto che la infastidisce?
BC: La considero un male necessario. Se questo è il prezzo da pagare per essere a Roma e presentare un film, va bene. E poi molte di queste storie sono divertenti: magari almeno una delle donne a cui sono stato accostato fosse vera!
BM: Il cinema americano è sempre più fatto di sequel. È qualcosa che aiuta o meno la carriera di un attore?
BC: Non cadrò mai preda di questo sistema dei sequel… Infatti ho appena fatto Una notte da leoni 2! Una bella storia è una bella storia, un brutto film è un brutto film, a prescindere da dove venga l’idea, sia che arrivi da un film precedente o che sia qualcosa di originale. L’importante è che il film sia un intrattenimento, sia qualcosa di bello, che valga la pena raccontare. Il test è sempre lo stesso, il botteghino: se andiamo a vedere i film candidati all’Oscar, si tratta di pellicole che hanno incassato molto.
BM: Ha iniziato con Alias: farebbe ancora serie tv?
BC: Amo la tv, non mi vergognerei mai di un lavoro di questo genere. Dipende da chi ha scritto la serie, da chi la dirige. Le mie scelte prescindono dal mezzo, dipendono dal contenuto. In tv mi piacciono Bored To Death, Mad Men, Lost.
BM: E tra teatro, cinema e tv cosa preferisce?
BC: È lo stesso lavoro, ma è diverso. Il teatro è di gran lunga il più duro: sei da solo, sul palco, senza pause, senza tagli, sei lì davanti a tutti quanti, ed è la cosa più entusiasmante ed eccitante. Non devi aspettare per vedere la reazione del pubblico, è il pubblico che detta il ritmo dello show con le risate, l’applauso, il sospiro. È un ritmo tutto suo, e non vedo l’ora di tornarci.