Ne fa tante. Ne fa anche troppe. E non parliamo solo del suo personaggio in Proprio lui?, futuro genero che fa rizzare i capelli in testa al suocero Bryan Cranston a suon di scurrilità e scherzi di cattivo gusto, ma di James Franco in persona, che ormai da tempo passa con disinvoltura dai blockbuster (la saga di Spider-Man), alle produzioni indipendenti (Spring Breakers), fino alle commedie più demenziali (Strafumati). Non solo: è anche un regista affermato nel circuito dei Festival (all’ultima Mostra di Venezia ha presentato In Dubious Battle tratto da John Steinbeck); un artista a tutto tondo che dipinge, progetta installazioni d’arte contemporanea e collabora con guru del calibro di Marina Abramovic; uno scrittore di poesie e racconti; un appassionato professore universitario che finanzia di tasca propria i film dei suoi allievi. La prima cosa che viene da chiedersi è cosa lo abbia attratto in particolare di questa commedia demenziale.
Perché Proprio lui??
«Il regista John Hamburg è stato mio insegnante alla New York University: purtroppo il suo corso si svolgeva nel semestre in cui stavo girando 127 Ore, quindi non ero molto presente in classe. In ogni caso, siamo rimasti in contatto e quando mi ha proposto il progetto, mi sono detto subito interessato. Ovviamente avevo già fatto un sacco di commedie, la maggior parte con Seth Rogen, Danny McBride, David Gordon Green, Judd Apatow, ma mi piaceva l’idea di tornare in quel mondo. L’aspetto divertente della storia è il ribaltamento dei ruoli: all’apparenza il mio personaggio sembra fuori di testa, ma alla fine sarà il padre di famiglia interpretato da Bryan Cranston a diventare il più “estremo”. Lui farà davvero di tutto per impedire il mio matrimonio con sua figlia».
Hai fatto qualche ricerca particolare per comprendere meglio il modo di pensare del tuo personaggio?
«In effetti sì, ho cercato di studiare il comportamento di diversi ragazzi che di mestiere fanno i videogame designer e gli sviluppatori di App. Per incontrarli è stato fondamentale l’aiuto del giornalista Tom Brissell: lui è il co-autore del libro The Disaster Artist su cui si basa anche il mio film The Masterpiece. Tom, poi, scrive anche sceneggiature per videogiochi e mi ha messo in contatto con un paio di persone dell’ambiente. Uno di questi, Cliff Bleszinski (il creatore del famosissimo franchise Microsoft Gears of War, ndr), somiglia un po’ al mio personaggio: è un giovane di successo, si veste come uno snowboarder, parla velocissimo e farcisce ogni frase con un sacco di parolacce».
Riconosci qualche tratto di te in Laird?
«No. Ma il film si svolge a Palo Alto, dove sono cresciuto, e questo di sicuro è un elemento che abbiamo in comune. Si tratta di un mondo molto particolare: a cinque isolati dalla mia casa di famiglia viveva Steve Jobs, sua figlia Lisa era in classe con me al liceo ed insieme abbiamo lavorato al giornale scolastico. La mia insegnante di giornalismo, poi, era la matrigna di Serge Brin di Google, mentre il nipote di Bill Hewlett, quello della Hewlett Packard, era anche lui nella mia stessa scuola».
Laird ha un sacco di tatuaggi.
«Alcuni li ho pensati e disegnati io stesso, come quello sulla schiena che dice “Happy Holidays”: non c’era nello script originale. Il carattere “esagerato” di Laird, però, non si esprime certo solo attraverso i tatuaggi: lui è uno che ne dice di tutti i colori, che parla a ruota libera, che racconta al suocero i dettagli più intimi delle sue abitudini sessuali. Proprio quel genere di cose che mettono davvero a disagio un padre. Io, John (Hamburg) e Bryan (Cranston) ci siamo incontrati prima delle riprese e abbiamo lavorato sullo script per fare alcuni cambiamenti radicali su questo fronte: Proprio lui? non è un film di spie dove ognuno cerca di prevaricare l’altro, ma piuttosto si basa una serie di incomprensioni tra due tizi che, ognuno a suo modo, amano quella dolce ragazza che è interpretata da Zoey Deutch. E questo è uno dei punti fondamentali nel film».
Nella tua vita, solitamente, vai d’accordo con i genitori delle tue ragazze?
«Ho avuto pochissime relazioni serie nella mia vita, ma quelle due o tre volte sono andato molto d’accordo con i miei suoceri. In uno di questi legami (con Ahna O Reilly, dal 2006 al 2011), ho instaurato un legame forte con la famiglia di lei, un legame che è rimasto intatto anche quando ci siamo lasciati: anche loro abitano a Palo Alto e capita perfino che passiamo ancora le vacanze insieme».
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Foto: ©20th Century Fox Film Corp./21 Laps Entertainment/TSG Entertainment
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