Oggetto insolito Mr Peabody e Sherman, a cui non eravamo più abituati. È da tempo ormai che l’animazione tradizionale è stata surclassata dai cartoon a target family di Pixar e DreamWorks, realtà ormai assodata che fa sì che nessuno di noi andando a vedere un cartone animato pensi mai di trovarsi di fronte a un prodotto “per bambini” tout court, ma si aspetti ovviamente battute anche adatte a un pubblico adulto. Ormai è la prassi. Mr. Peabody e Sherman non fa eccezione: l’intercalare coltissimo del genio “canino” e le battute dello script non sono certo adatte a bambini sotto l’età scolare, però c’è qualcosa di differente in questo nuovo cartoon, che pure dispensa risate, avventura e action, come nella migliore tradizione DreamWorks.
A essere al centro della narrazione è più di tutto, più delle gag e più del tema non nuovo del pregiudizio scatenato dalla diversità, il rapporto padre-figlio, la sua evoluzione. Un processo che si attua in questo film d’avventura e time-machine, viaggiando nel tempo, epoca dopo epoca. I periodi storici attraversati da Peabody e dal suo figlioletto adottivo, attraverso il mirabolante “tornindietro” sono l’Antico Egitto, la Guerra di Troia, il Rinascimento e la Rivoluzione francese. Un’intenzione pedagogico-didattica vecchio stampo si coglie sottotraccia (e non ci dispiace affatto), ma non è il cuore del film.
Il vero tema è la difficoltà di lasciare andare i figli quando questi crescono e ce li vediamo scivolare dalle mani. O il fidarci che siano davvero capaci di essere indipendenti e il non pensare che siano sempre dei bambini piccoli e pasticcioni, incapaci di gestirsi. autogestirsi. Le difficoltà e gli ostacoli incontrati nelle varie epoche li costringeranno a fare affidamento l’uno nell’altro, ma anche a lasciar andare alcune rigidità, come ad esempio il bisogno di Mr. Peabody di essere sempre impeccabile e perfetto per compensare la sua origine canina. “Origine” che metterà in dubbio la sua capacità di essere un buon padre, quando farà la sua apparizione la terribile assistente ai servizi sociali di turno dalle tendenze spiccatamente “speciste”. Ci vorrà l’intervento di tutta la comunità unita per far tacere pregiudizi e perplessità. Una lezione morale un po’ convenzionale che però non deve distogliere – come dicevamo prima – dalla vera anima del film. Se è vero che un figlio cresce grazie alle cure e all’amore dei genitori è altrettanto vero che un genitore matura e fa bene il suo lavoro quando offre ai suoi figli gli strumenti giusti e la libertà sufficiente per spiccare il volo.
Una curiosità: Mr Peabody e Sherman al pubblico italiano forse non dirà nulla coem nome, ma per gli spettatori americani è una serie televisiva cult, che negli anni ’50 e ’60 era un segmento dello show Rocky & Bullwinkle Show, trasmissione cult dell’epoca.
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