Dopo anni di tentativi falliti arriva nel 2002 il primo grande film di un supereroe della Marvel capace di mettere tutti d’accordo: i fan più esigenti, il pubblico delle famiglie, il critico erudito. A riuscire nell’impresa è Spider-Man di Sam Raimi, che già con il suo Darkman (1990) ci aveva fatto capire che era lui l’uomo giusto per portare con successo un uomo mascherato sul grande schermo. Ad interpretare il tessiragnatele è Tobey Maguire, contrastato dal supercattivo Norman Osborn alias Goblin (Willem Dafoe). Completano il cast dei protagonisti Kristen Dunst nei panni di Mary Jane e James Franco (Harry Osborn) figlio di Norman Osborn e grande amico di Peter Parker.
Peter Parker: “Qualunque cosa la vita abbia in serbo per me, non dimenticherò mai queste parole: “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”. È il mio talento, e la mia maledizione. Chi sono io? Sono Spider-Man!”
Spider-Man, o L’Uomo Ragno che dir si voglia, nasce nel 1962 dalla mente del vulcanico Stan Lee, che con i suoi nuovi “supereroi con superproblemi” rivoluziona il mondo dei comic books. Tra le tante innovazioni che il Marvel Universe ha portato nei fumetti c’è una che ci riguarda da vicino. Gli eroi non si muovono (volteggiano, saltano, volano) in città fantastiche come la Gotham City di Batman o la Metropolis di Superman. No. Le avventure di Stan Lee e dei suoi disegnatori (Steve Ditko, John Romita, Jack Kirby) hanno una collocazione urbana molto precisa: New York City. È la New York simbolo della modernità, quella di una nuova generazione di personaggi che accendono la fantasia di tutti quelli che quotidianamente vanno al college o al lavoro, affrontando le difficoltà e gli spostamenti della vita quotidiana. Raimi coglie appieno questo aspetto e fa di New York una coprotagonista del film, riprendendola in ogni dove e da ogni dove, con prospettive fantastiche e reali al tempo stesso. Un cinefumetto non può prescindere dagli effetti speciali e la città di Spider-Man viene a sua volta manipolata, digitalizzata all’occorrenza per creare una New York che più New York non si può. In un quartiere ci sono tre quattro grattacieli interessanti ma anche un palazzina in disfacimento? Bene, via la catapecchia sostituita con un cartellone pubblicitario. Ci sono due begli edifici con finestre a vetro ma in mezzo ce ne sono altri tre con orribili condizionatori d’aria a vista? E via con il taglia e incolla! È una scelta mirata, voluta dalla visione del regista che propone un ibrido tra reale e immaginario di una città che tutti sogniamo e che tutti vorremmo che sia proprio come la sogniamo.
La città di Spider-Man è vera e “taroccata” al tempo stesso, un po’ come le vecchie cartoline in bianco e nero di New York che venivano ridipinte a colori e all’occorrenza abbellite con l’aggiunta di bandiere, tetti ricolorati, alberi in fiore. Raimi ci presenta la metropoli come un’icona pop, una celebrazione dell’immaginario collettivo legato alla città più famosa del mondo, dove se alziamo il naso all’insù coviamo sempre un po’ la speranza di vedere qualcuno con un costume colorato volteggiare da un tetto all’altro.
PETER PARKER, RAGAZZO DEL QUEENS
Ben Parker: Peter, senti, tu stai cambiando e io lo so. Mi successe esattamente la stessa cosa alla tua età.
Peter Parker: No, non la stessa cosa.
Prima di essere punto da un ragno radioattivo Spider-Man altri non è che l’imbranato studente Peter Parker, che vive nel Queens e prende il bus per andare all’università. Ed è in quel quartiere popolare, nella zona ovest nota come Sunnyside, che si apre il film, esattamente sulla 44th Street, dove una ragnatela campeggia sotto una scala antincendio a pochi metri da un vero studio medico al n. 4338, i cui titolari sono i dottori di origine armena Arthur e Dacia Hazarian. Si parte quindi da una New York realistica, periferica, da dove ogni giorno ci si sposta verso Manhattan proprio come fa il nostro futuro eroe con una corsa verso il bus per andare a studiare. Perché Peter Parker studia, eccome se studia. Dove? Alla…
COLUMBIA UNIVERSITY!
Peter Parker: Wow! È stupefacente. Lo sai che questo è il microscopio elettronico più perfezionato di tutta la costa orientale? Eccezionale.
Harry Osborn: (annoiato) Wooow.
Parker è un ottimo studente di chimica e la Columbia University è un’ eccellente università, fondata nel 1754 e dal 1896 trasferitasi sulla 116th Street angolo Broadway Street, nel quartiere di Manhattan chiamato Morningheights. In quelle aule hanno insegnato o studiato più di 90 premi Nobel, il presidente Barack Obama e anche insigni personaggi italiani quali Enrico Fermi, Carlo Rubbia, Giuseppe Prezzolini, nonché scrittori come Isaac Asimov e J.B. Salinger. Poteva mancare un Uomo Ragno?
CASETTA DOLCE CASETTA
May Parker: Fai già anche anche troppo: università, lavoro, tutto questo tempo con me… Non sei mica Superman, sai?
Peter Parker è orfano e vive con la zia May e lo zio Ben, che sappiamo avrà un breve futuro, in una dignitosa casetta a Forest Hills, zona del distretto di Queens. Nel quartiere convivono le aree residenziali della classe medio-alta e zone più popolari, di quella classe media che con l’onestà e il lavoro si è conquistata autonomia e dignità, proprio come ha fatto lo zio Ben. L’indirizzo esatto dei Parker è il n. 8839 della 69th Road, tra Metropolitan Avenue e Sybilla Street. Parker farà della sua stanzetta (ricostruita però negli studios di Hollywood) il suo quartier generale, vedrà sviluppare i suoi muscoli, elaborerà il siero per le ragnatele, disegnerà e poi nasconderà il suo costume. E la casa oggi è sempre lì, ben tenuta, marciapiedi puliti, magari qualche pianta in meno, ma porte e finestre sempre manutenzionate, e senza bisogno di superpoteri.
CHE FIGO TUO PAPÁ
Peter Parker: È un onore conoscerla, signore.
Norman Osborn: Harry mi dice che sei un vero mago della scienza. Sai, sono una specie di scienziato anch’io.
A scuola, liceo o università che sia, c’è sempre uno con un papà ricco, se poi quello è il tuo miglior amico è anche meglio. Ma se il papà del tuo amico è anche un magnate della Oscorp, multinazionale di tecnologie belliche e cova un delirio di onnipotenza da grande supercriminale, la cosa si fa inquietante… Ma cosa importa? L’essenziale che ciò accada in uno dei più affascinanti palazzi di New York City, il complesso edilizio noto come Tudor City che si estende dalla 40th Street (lato Est) sino alla 43th Street, tra la 1st e la 2nd Avenue e che ha inaugurato i primi grattacieli interamente residenziali nella storia della città. Opera in stile neogotico degli architetti Fred F. French e Douglas Ives, fu completato alla fine degli anni 20 e conta circa 3.000 appartamenti distribuiti su dodici edifici. E’ un luogo molto cinematografico (già visto nel 1983 in Splash con Tom Hanks e nel 1984 in Scarface con Al Pacino) e, anche in questo caso, la location è solo esterna poiché gli interni sono stati girati nella Villa Greystone a Beverly Hills, Los Angeles.
PAAARKEER!!
Peter Parker: (parlando di Spider-Man) Io lo conosco un po’, diciamo che sono il suo fotografo ufficioso…
Per frequentare Manhattan bisogna pure fare qualcosa per vivere, oltre a saltare da un grattacielo all’altro. E Parker ha una passione, quella della fotografia. A New York di fotoreporter a caccia di scatti dell’Uomo Ragno ce ne sono a decine, ma l’unico in grado di vendere autoscatti di Spider-Man è solo lui, Peter Parker.
Il quotidiano scelto è il fantomatico Daily Bugle diretto dall’irascibile e taccagno J.Jonah Jameson, interpretato da J.K. Simmons. L’ufficio del direttore si trova in cima al Fuller Building meglio noto come Flatiron Building (flatiron = “ferro da stiro”) al n. 175 della 5th Avenue (tra la 22nd e 23rd Street), uno dei grattacieli più famosi della città, dalla inconsueta pianta triangolare. Il Flatiron Building non è tra i grattacieli più alti della città ma i suoi scarsi 87 metri sono un simbolo della Grande Mela sin dal suo completamento nel 1902 su progetto dell’architetto Daniel Burnham. Non a caso il grande fotografo Alfred Stieglitz dichiarò che il Flatiron è per New York ciò che è il Partenone per Atene. Dal 2009 il Fondo italiano Michelangelo, che fa parte del Gruppo Sorgente, ha rilevato la quota di maggioranza della proprietà dell’edificio e quindi, a rigor di logica, oggi sulla vetta dovrebbe sventolare un tricolore.
TOP OF THE ROCK
Spider-Man: Beh, sempre meglio della metropolitana, no? Non fate caso a noi (rivolgendosi ad una coppia lì vicina), lei aveva bisogno dell’ascensore!
Mary Jane Watson è la vicina di casa di Peter Parker. Ne è follemente innamorato ma la sua capacità di seduzione è pari a zero, e conquistarla è un’impresa. Ci vuole qualcosa di più che un timido sorriso e qualche esame passato a pieni voti, magari qualcosa come salvarle la vita e volare abbracciati tra i grattacieli di New York, per poi atterrare sul Roof Garden del Rockfeller Center ai n. 610-620 della 5th Avenue (sì, la famosa Quinta Strada). Il Rockfeller Center, il cui ingresso principale è al n. 30 di Rockfeller Plaza, è un gruppo di edifici in stile art deco situato nel pieno centro di Manhattan, voluto dal petroliere John D. Rockfeller e completato nel 1939 su progetto dell’architetto Raymond Hood. Alla base del complesso c’è la famosa pista di pattinaggio sovrastata dalla statua di Atlante, mentre sul tetto tra le siepi del giardino è possibile ammirare uno splendido panorama della città, e anche far innamorare la vicina di casa nonostante si abbia addosso una tuta rossa e blu con un ragno davanti.
IL SOGNO AMERICANO
Mary Jane: Oh… Sto andando a un’audizione.
Peter Parker: Un’audizione? Allora, reciti, adesso?
Mary Jane: Già, la… lavoro regolarmente, e… Veramente, ho finito ora una cosa.
Peter Parker: Favoloso, Mary Jane. Ce l’hai fatta.
Enrique (proprietario del ristorante): Ehi, Miss America!
Peter Parker: Hai realizzato il tuo sogno.
Enrique: Dal tuo cassetto mancano sei dollari! La prossima volta che succede, te li trattengo dalla paga. Mi scusi, miss Watson? Sto parlando con lei, eh?
Mary Jane: Sì, Enrique, ci sento! Ho capito!
Enrique: Beh, meglio che non succeda più, chiaro? E non guardarmi più così.
Mary Jane: Che bel sogno, eh?
Accennavamo che a Manhattan per vivere e sognare bisogna lavorare e quindi se Peter prova a diventare fotoreporter, Mary Jane sogna il palcoscenico di Broadway. Tra un’audizione e l’altra fa la cameriera da Moondance, un vecchio ristorante prefabbricato di Soho al n. 80 della 6th Avenue, angolo Grand Street. Nel film il locale è molto più malridotto di quanto lo era in realtà, e dobbiamo usare il passato perché dal 2007 il locale non c’è più. La sua scomparsa è stata un colpo al cuore per i cinefili e non solo. Aperto sin dal 1933 ha ospitato, tra l’altro, sequenze del film Fuori Orario (After Hours, 1985) di Martin Scorsese e del serial Sex and The City. Ma non tutto è perduto…
Andarci a mangiare uno dei cinquanta migliori hamburger d’America non è impossibile. La struttura non è stata demolita ma acquistata dai coniugi Vincent e Cheryl Pierce, che l’hanno caricata su un carrello-rimorchio e trasportata nella loro cittadina di residenza, a La Barge nello stato del Wyoming al n. 584 della South Main Street in pieno Far West, a 2400 miglia da New York, dove è sopravvissuta nonostante varie peripezie e grazie a un accurato restauro. E a Soho? Oggi sul terreno del Moondance è stato edificato un albergo della catena James Hotel. Inaugurato il 1 settembre del 2010, il James è una proposta alberghiera chic-alternativa nel cuore di uno dei quartieri di culto della città.
LE TORRI TAGLIATE
Se la 25° Ora è stato il primo film a raccontare l’assenza della Torri Gemelle dopo l’attentato del 11 settembre 2001 Spider-Man avrebbe dovuto essere l’ultimo film a testimoniarne la presenza. L’uso del condizionale è dovuto alla scomparsa nella versione del film distribuita nelle sale di una scena dove l’Uomo Ragno cattura un elicottero con a bordo dei rapinatori di banche tessendo una gigantesca ragnatela tra le Torri Gemelle. Il velivolo, con un effetto molto suggestivo, finisce intrappolato come una gigantesca mosca. Questa scena era stata inserita anche in uno dei tanti trailer (ora visibile in rete) del film ma, alla fine, la produzione ha deciso di eliminarla per non urtare la sensibilità della popolazione americana ancora scioccata dall’attentato. Alla fine un piccolo, ma significativo, omaggio alle Torri è rimasto. In un brevissimo primo piano sulle lenti della maschera di Spider-Man appaiono riflesse ma riconoscibilissime le Torri, come un emozionante cameo.
UPSIDE DOWN
Mary Jane: Tu sei… Stupefacente.
Spider-Man: C’è gente che non la pensa così.
Mary Jane: Ma è la verità.
Spider-Man: Fa piacere avere una fan!
Mary Jane: Riuscirò a dirti grazie questa volta? (Lei srotola mezza parte della maschera di Spider-Man e si baciano).
Chiudiamo con una delusione. Tra le location di questo film c’è n’è una molto romantica, stampata nella memoria degli spettatori. Si tratta del vicolo che fa da scenario al celebre bacio “sottosopra” tra Spider-Man e Mary Jane Watson. C’è poco da cercare per le strade di New York, quel vicolo non esiste. Se volete provare a replicare l’acrobatica effusione un modo c’è. Lasciate stare New York e partite per la California, destinazione i Warner Bros Studios, 3400 Riverside Drive, Burbank e acquistate un biglietto per il VIP Tour. Tra gli ampi set di cartone, legno e cartapesta dedicati a New York City c’è anche quel famoso angolo del bacio.
E siamo ai titoli di coda. Sono passati dieci anni da questo Spider-Man e poche settimane fa, il 4 luglio del 2012, è arrivato sugli schermi il reboot della storia. Non c’è più Sam Raimi, non c’è più Tobey Maguire, non c’è più Goblin, ma lei, New York, c’è sempre.
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La sezione New York Movies è curata da Francesco Argento. Giornalista pubblicista, vive a Roma, si occupa di cinema, letteratura e fumetti, e dal 1995 al 2006 ha collaborato all’edizione italiana di Batman curando articoli e redazionali. È un appassionato studioso della città di New York, alla quale ha dedicato il blog Romanzi a New York.
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