Il cinema ci ha abituato a considerare squali ed altri animali, come serpenti, piranha ed anaconde, come pericolose bestie assetate di sangue, pronte a divorare le sfortunate vittime. Blackfish, il documentario realizzato dall’esordiente Gabriela Cowperthwaite, ci propone una visione diversa, ribaltando il punto di vista ed analizzando le conseguenze del mantenimento in cattività di alcune specie. Il film è incentrato sulla storia di Tilikum, un’orca responsabile di aver causato la morte di tre persone tra il 1991 e il 2010. Catturata a tre anni lungo la costa orientale dell’Islanda, il cetaceo è stato trasportato allo zoo Sealand of the Pacific in Canada dove ha vissuto fino al 1992 quando, a causa dell’incidente che l’ha coinvolta nella morte dell’addestratrice Keltie Byrne, è stata trasferita al famoso parco acquatico Sea World di Orlando in Florida. È qui che ha ucciso altri due keeper che si occupavano di lei in una dinamica non ancora chiarita. Blackfish parte proprio dal tentativo di comprendere il comportamento insolitamente aggressivo di Tilikum, mostrando le conseguenze che il mantenimento in cattività può avere su animali di così grandi dimensioni, abituati a percorrere migliaia di chilometri in mare aperto. Dopotutto, come afferma una presentatrice televisiva nel documentario, «Dopo 26 anni confinati in una prigione, non rischiereste anche voi d’impazzire?».
Il film uscirà nelle sale americane il 19 luglio.
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