Owen Wilson è uno dei volti più noti e amati della commedia americana; attore extraordinaire (memorabili le sue parti nelle commedie intelligenti e surreali dell’amico Wes Anderson, come I Tenenbaum e Le avventure acquatiche di Steve Zissou), forma insieme a Ben Stiller una coppia formidabile, che ci fa ridere da quindici anni, dall’esordio insieme in Il rompiscatole, passando per Starsky & Hutch e il culto assoluto Zoolander. Dal 14 gennaio Owen è al cinema con Vi presento i nostri di Paul Weitz, terzo capitolo della saga dei Fotter, nel quale è Kevin Rawley, ex fidanzato di Pam (Teri Polo), la moglie del protagonista Greg (Ben Stiller). Il suo ritorno sulle scene coinciderà (ovviamente) con nuovi problemi. Best Movie l’ha intervistato per voi, per scoprire tutti i segreti del film… e non solo.
Best Movie: Com’è stato vestire per la terza volta i panni di Kevin?
Owen Wilson: «Be’, in realtà era praticamente la seconda, visto che per Mi presenti i tuoi? ero rimasto sul set un giorno solo. Quindi mi sono divertito ancora di più. Per me Kevin è sempre stato un personaggio divertente, e non è stato difficile ripartire da dove l’avevo lasciato. Kevin è schiavo del suo buon carattere, e non vuole fare nulla di male a Greg. Ovviamente le cose non vanno proprio così…».
BM: Volente o nolente, insomma, è un po’ come se Kevin fosse l’incubo di Greg, anche perché Jack (Byrnes, alias Robert De Niro, il suocero di Greg) è convinto che lei sia la persona migliore del mondo…
OW: «Proprio così. Secondo Jack Kevin non sbaglia mai. La cosa peggiore è che il mio personaggio è pure un bravo ragazzo, non è uno perfido, anzi ha anche una certa ammirazione per Greg».
BM: Questa volta come si inserisce il suo personaggio nella trama del film?
OW: «Be’, è passato del tempo, Greg e Pam stanno crescendo i loro figli e io sono rimasto un po’ in disparte, anche se continuo a fare carriera. Rientro in gioco quando Greg mi dà dei consigli sulla mia relazione con una modella russa, che ovviamente finisce per naufragare; e la sensazione è che a me vada bene così, perché, come dire, a me continua a interessare Pam. E quindi, quando mi unisco ai Byrnes per andare a far visita alla famiglia di Greg, la mia presenza serve solo ad aumentare la pressione su di lui».
BM: Ormai è arrivato al terzo film in cui interpreta Kevin, probabilmente le sembra quasi di conoscerlo…
OW: «Effettivamente sì, mi sento a mio agio con lui. Sono in grado di immaginarlo in qualsiasi situazione e so come si comporterebbe se ci si trovasse».
BM: Lei e Ben recitate insieme in molte scene?
OW: «Sì, quando compaio c’è sempre anche Ben; ormai siamo al decimo film insieme, è quasi incredibile… per fortuna ci divertiamo un sacco a interpretare questi personaggi, perché ci piace il rapporto che hanno».
BM: Si ricorda la prima volta che ha incontrato Ben?
OW: «Certamente! Fu per un provino per Il rompiscatole, quel film scritto da Ben e Judd Apatow (regista di 40 anni vergine e Molto incinta, ndr), se lo ricorda? Fu Judd a insistere perché mi scritturassero, a Ben il mio provino non aveva convinto del tutto. Non è che non mi volesse, ma di sicuro non era entusiasta. Poi per fortuna abbiamo cominciato ad andare d’accordo, e alla fine gli sono piaciuto; tempo dopo mi disse che le mie scene erano le sue preferite in assoluto perché il mio personaggio era il vero rompiscatole. Poi gli capitò di vedere Un colpo da dilettanti (debutto dei fratelli Luke e Owen Wilson e del regista Wes Anderson, ndr) e lì si innamorò definitivamente di me (ride)».
BM: Lei e Ben lavorate insieme ormai da quindici anni. Com’è cambiato il vostro rapporto?
OW: «Per me è sempre stato facile lavorare con Ben, fin dai tempi di Il rompiscatole. Tutti e due amiamo improvvisare e abbiamo lo stesso senso dell’umorismo, quindi ci troviamo benissimo insieme».
BM: È stato difficile recitare a fianco di un mostro sacro come Robert De Niro?
OW: «All’inizio sì; la prima volta che ci siamo trovati sul set insieme dovevo fare un monologo, e mentre stavo parlando mi sono girato e ho visto Bob, e lì mi sono bloccato. Per fortuna Ben ha capito che mi stavo agitando, mi ha messo a mio agio e da lì è andato tutto bene. Sono anche riuscito a farlo ridere un paio di volte!».
BM: Poi c’è Dustin Hoffman…
OW: «Già, che è una persona straordinaria, divertentissima, ci mette sempre molta energia quando recita. Abbiamo lavorato insieme solo per un giorno ma è stato davvero bello: Dustin è un comico nato, gli viene naturale. Quando recita in film come Rain Man è come se indossasse una maschera, perché nella vita è uno che scherza sempre e racconta barzellette a raffica».
BM: Ogni buona commedia contiene un pizzico di realismo, e questo certamente vale per la trilogia dei Fotter, visto che parla dell’incontro di due famiglie molto diverse…
OW: «Sono d’accordo! Si spendono milioni di dollari per gli effetti speciali dei film, ma per me la cosa più interessante sono sempre i personaggi e le storie che raccontano, le interazioni, le incomprensioni, che poi sono quelle che contribuiscono all’aspetto comico. La gente guarda i nostri film perché rivede se stessa».
BM: Nei primi due film il regista era Jay Roach, mentre per questo terzo capitolo la palla è passata a Paul Weitz (American Pie). Com’è lavorare con lui?
OW: «In realtà non ci sono così tante differenze tra lui e Jay, sono entrambi molto tranquilli sul set, non urlano, non fanno battute in continuazione, non sono autoritari, anzi sono gentili e supportano sempre i loro attori. Quindi è anche più facile improvvisare e provare cose nuove. E credo che, dal momento che Jay non era più disponibile, Paul sia stata la scelta perfetta».
BM: Ha parlato di improvvisazione. Le capita sempre oppure solo in alcune scene?
OW: «Di solito quando leggo un dialogo mi capita di pensare: “Ehi, farebbe più ridere se dicessi questa cosa”. Lavorando con Ben, che è un altro che è a suo agio con l’improvvisazione, ci capita di scambiarci idee e spunti mentre giriamo. Secondo me, è impossibile non improvvisare mai. Anche perché queste scintille di ispirazione mi piacciono molto, perché ho cominciato come sceneggiatore e se recitando mi vengono delle belle idee sento di stare contribuendo a migliorare la scena».
BM: Ti presento i miei era un mix esplosivo di slapstick comedy e commedia più raffinata. Siete riusciti a ottenere lo stesso equilibrio con Vi presento i nostri?
OW: «Secondo me sì, anche grazie allo script fantastico di John Hamburg. E Paul è bravissimo a mantenersi in bilico tra risate e realismo, oltre a essere un po’ fuori di testa, il che è ottimo! Mi ha costretto a girare delle scene molto fisiche: ce n’è una a una festa di compleanno in cui sono vestito tipo Cirque du Soleil e faccio delle acrobazie folli (ride)».
BM: Com’è recitare sul set di una commedia come Vi presento i nostri? Rilassante e spassoso come il film stesso, oppure dev’essere sempre serio e professionale?
OW: «Be’, io lo trovo molto rilassante, ma forse è perché non ho dovuto fare altro che presentarmi sul set, girare qualche scena divertente e poi andarmene, mentre immagino che per il regista, o per il cast principale, possa essere stressante, visto che bisogna sempre portare a casa la giornata, girare un certo numero di scene ogni giorno e non si può rimanere indietro».
BM: Lei recita e scrive, ma dirigerà mai un film?
OW: «Tute le volte che me lo chiedono mi sento obbligato a rispondere: “Sì”, ma è una mezza bugia: in verità non ho nulla in ballo, e recitare è così divertente… però se dovesse arrivare il progetto giusto, magari qualcosa di scritto da me, perché no?».
BM: Secondo lei è un buon periodo per la commedia americana?
OW: «Direi di sì, ci sono moltissimi bravi attori che mi fanno morire dal ridere. Penso a Vince Vaughn e Will Ferrell, ma anche a Jonah Hill. Una notte da leoni è uno dei film più divertenti che abbia visto negli ultimi anni, e poi c’è quell’altro tizio che non è male, com’è che si chiama? Quel Ben… Ben Stiller? (ride) E potrei andare avanti: per esempio ho recitato con Jack Black e Steve Martin in un film che si intitola The Big Year e che uscirà nel 2011, e loro due, be’, sono eccezionali. Mi piace molto John C. Reilly e anche Adam Sandler, ho amato Sideways… sì, il periodo non è male!».
BM: Sempre parlando di giganti della commedia, ha lavorato di recente con Woody Allen per Midnight in Paris. Com’è stato?
OW: «Che domande, un’esperienza memorabile! Già il fatto di poter dire che ho lavorato in un film di Woody Allen è esaltante. È stato fantastico».
BM: Quali sono i suoi modelli comici, quelli che l’hanno ispirata quando ha imparato il mestiere?
OW: «In realtà non ho mai voluto fare il comico, non ho alcun background e a dirla tutta non mi vedo neanche come un tipo da commedie. Sono finito a recitare in film divertenti perché le prime cose che scrivevo insieme a Wes Anderson facevano ridere, tutto qui. Però ovviamente ci sono film che mi hanno segnato quand’ero giovane: Animal House, per esempio, ma anche Per favore, non toccate le vecchiette con Zero Mostel e Gene Wilder. È che sono cresciuto in Texas, e lì è difficile immaginare di poter lavorare nel cinema. Per cui non ero uno di quei bambini che guardano un film e pensano: “Quello è il mio nuovo eroe! Da grande voglio essere come lui”. È successo tutto quasi per caso». (Foto Kikapress)
Owen Wilson (42 anni) in una scena di Vi presento i nostri di Paul Weitz
L’attore alla premiere di Vi presento i nostri (Foto Kikapress)
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