Ci sono state Ellen Ripley di Alien, Alice di Resident Evil, Sarah Connor di Terminator, Nikita, o ancora la Furiosa Charlize Theron che giusto qualche mese fa ci ha trascinato per le lande desertiche di Mad Max: Fury Road. Ma se dobbiamo pensare a una ribelle del grande schermo, la mente corre subito a lei: Katniss, la ragazza-coraggio di Hunger Games. Una rivoluzionaria con una grinta da uomo ma che, in uno degli aspetti più geniali della saga, ha uno stilista personale. A interpretarla, la più grande diva che Hollywood abbia oggi, che è anche la più irriverente e spontanea: Jennifer Lawrence. L’abbiamo incontrata per farci raccontare cosa si porta via del franchise che le ha dato la fama e cosa dobbiamo aspettarci dall’ultimo capitolo Il canto della rivolta – Parte 2.
Jennifer Lawrence arriva quando Josh Hutcherson sta ancora parlando. Si siede, ascolta per un po’, poi irrompe con il più sonoro e sbracato sbadiglio che possiate immaginare. «Oh scusate! Mi è venuto così, non ci ho proprio pensato!». Josh simula una certa irritazione e dice: «È la terza volta che quando io parlo davanti alla stampa tu sbadigli!» Anche se in questo teatrino c’è qualcosa di studiato, resta il fatto che Jennifer Lawrence è una delle ragazze più spontanee e irriverenti con cui l’ambiente niente affatto spontaneo di Hollywood ha mai avuto a che fare.
Poco prima che l’intervista inizi, lei è intenta a smanettare con l’iPhone. «Scusa eh, ma in questo momento c’è una persona che sta facendo la valigia per me. Oggi è una giornata pazzesca, sarà per quello che sono stanca e sbadiglio. Da qui vado direttamente all’aeroporto e non voglio che mi venga messo l’arriccia-capelli sbagliato nella valigia», dice mentre accendo il microfono. Poi cominciamo. La prima parte del Canto della rivolta era un capitolo interlocutorio nel racconto: Katniss era stata convinta a farsi simbolo della ribellione e aveva dapprima agito con poca convinzione, per poi trasformarsi.
Best Movie: Katniss cambia, vero?
Jennifer Lawrence: «Vero. Prima agisce per salvare la sorella e se stessa, poi capisce che c’è una missione più importante ed è quella di aiutare a realizzare un futuro migliore. Se dovessi descriverla con un aggettivo, credo che questo aggettivo sarebbe “intorpidita”. Ad un certo punto non le importa più se vivrà o morirà, sa di dover fare qualcosa per cambiare le cose».
BM: E corre tantissimo… È stancante interpretarla?
JL: «Ci siamo stancati tutti, e quando eravamo stanchi io e Josh litigavamo. Era una costante. La peggiore è stata la scena dell’acqua: i vestiti inzuppati sono un tormento, sono pesantissimi».
BM: Ho letto che sei quasi annegata.
«Ah sì, l’ho sentito dire anche io. Ora vi racconto com’è nata questa storia. È Wes (Chatman, ndr), che è quasi annegato. Per un incidente è stato trattenuto sott’acqua dalla sua controfigura e a momenti ci lasciava la pelle. Probabilmente però per qualche tuo collega la notizia, così, non era abbastanza interessante. Avrà pensato: “Certo, sarebbe molto meglio se ad annegare fosse stata Jennifer”. È come se avessi davanti agli occhi la catena dei passaparola: “Chi è questo Wes?”, “No, niente, volevo dire: Jennifer Lawrence stava per annegare!”».
BM: E a te non è capitato niente?
«C’è una scena con il fuoco in cui mi sono trovata in difficoltà. Mi avevano segnato un percorso che dovevo fare, avevano marcato gli alberi. Nella scena, alcuni alberi sarebbero dovuti esplodere, prendere fuoco, mentre io ci passavo vicino. A un certo punto ho perso l’orientamento, non trovavo più i segni, per un attimo mi sono vista intrappolata nel fuoco. È stato piuttosto spaventoso».
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