Roberto Saviano: In Grazia di Dio è «la prima vera opera su cosa stiamo diventando e cosa stiamo perdendo»
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Roberto Saviano: In Grazia di Dio è «la prima vera opera su cosa stiamo diventando e cosa stiamo perdendo»

La recensione firmata dal famoso scrittore del film proiettato in anteprima alla Berlinale di quest'anno. Del regista Edoardo Winspeare

Roberto Saviano: In Grazia di Dio è «la prima vera opera su cosa stiamo diventando e cosa stiamo perdendo»

La recensione firmata dal famoso scrittore del film proiettato in anteprima alla Berlinale di quest'anno. Del regista Edoardo Winspeare

«Quello che accade è di perdere la tenerezza per tutto. Indurirsi sino all’indifferenza. Ricevere tutto come condanna e procedere per inerzia. È la strage d’anime che questi tempi stanno generando. Ho appena finito di vedere un film, “In grazia di Dio”. Ne sono completamente attraversato. Il regista Edoardo Winspeare non vuole drammatizzare, non vuole educare, denunciare. Racconta e basta». Il film – come avrete capito da soli – è In Grazia di Dio, proiettato a questa ultima edizione del Festival di Berlino, e a parlarne – penna sopraffina – è Roberto Saviano, che tesse le lodi della visione naturale e realistica del regista, Edoardo Winspeare, facendo voglia di vedere la pellicola di cui è autore.

«C’è il sole meridionale, c’è la pietra – continua lo scrittore di Gomorra, sulla sua pagina facebook – Tricase, Corsano, Leuca. Ci sono parole, le salentine sonorità di Grecia e Bisanzio. Ci sono debiti, e ancora debiti, fabbriche che chiudono, la casa svenduta, pensioni saccheggiate che fanno vivere figli e nipoti. L’onestà pagata a un prezzo d’usura. I rosari, l’emigrazione, la famiglia unita e nervosa a tavola, gli insulti come calce che tiene in piedi affetti compromessi dall’infelicità. E ancora la famiglia, luogo di ferite, ma presenza certa nel bisogno e nell’aiuto. C’è la vita di quattro donne che provano a trovare una strada accettabile quando il lavoro non sembra bastare più come condizione per vivere dignitosamente. E c’è la campagna a cui si ritorna malvolentieri, perché costretti: gli ulivi sul mare, le pietre una sull’altra per ricostruire. È in questa stessa terra che forse riparte una possibilità di vita, di lavoro, di pace e di bellezza».

«Chiunque possa farlo, vada a vedere “In grazia di Dio” – conclude Saviano – La prima vera opera su cosa stiamo diventando e cosa stiamo perdendo. Un suggerimento, forse, per comprendere da dove poter ripartire. Winspeare dà lezione a tutto il cinema italiano, sempre più postura e maschera. Si libera delle piaggerie estetiche, delle furbizie d’autore e torna a scegliere di capire, di scovare il bello, di rintracciare l’errore, l’inganno. Con semplicità, eleganza, con il desiderio di raccontare. Questo film pone la corona d’ulivo sulla testa dell’attrice protagonista Celeste Casciaro, senza dubbio l’attrice italiana in questo momento più originale per capacità espressive e tensione».

Fonte: Roberto Saviano – Facebook

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