Nei giorni scorsi siamo stati sul set di The Nest (Il Nido), opera prima del registapugliese Roberto De Feo in uscita nelle sale il prossimo 14 agosto distribuito da Vision Distribution. A produrlo, insieme a Vision, Colorado Film e Premi1ere Film (produzione esecutiva), con il sostegno della Film Commission Torino Piemonte. Scritto da Lucio Besana, Margherita Ferri e dallo stesso De Feo, The Nest, thriller psicologico dalle atmosfere sinistre, racconta la storia di Samuel (Justin Korovkin), ragazzo costretto su una sedia a rotelle che vive con sua madre Elena (Francesca Cavallin) a “Villa dei Laghi”, residenza isolata dal resto del mondo e circondata da boschi.
Bloccato in casa con il rigoroso divieto di allontanarsi dalla dimora, Samuel cresce in un ambiente apparentemente protetto ma matura un sentimento di irrequietezza e insoddisfazione. A sconvolgere gli equilibri famigliari e personali del giovane sarà l’arrivo di Denise (Ginevra Francesconi), che porterà Samuel a porsi più di un interrogativo sul mondo che lo circonda e sulle vere, intime ragioni delle restrizioni che sua madre gli ha imposto, costringendolo a una sorta di Truman Show misto a isolamento e prigionia. I comandamenti fondamentali ai quali dovrà assolutamente sottoporsi la ragazza una volta arrivata sul posto sono: 1. Non mangiare troppo 2. Non piangere 3. Non parlare del mondo esterno 4. Non parlare troppo con Samuel.
Nel momento in cui raggiungiamo il set le riprese sono quasi terminate e la realizzazione di The Nest, costato un milione e mezzo di euro, si avviano al momento della post-produzione. Il regista, che ha alle spalle i premiatissimi cortometraggi Ice Scream (2009) e Child K (2016), si è cimentato con una storia che gioca con gli schemi del cinema di paura per condurre lo spettatore verso territori impervi, privi di certezze e pieni di interrogativi: la narrazione parte dunque come un horror classico per poi fare i conti, man mano che i contorni della messa in scena si delineano, con le traiettorie del dramma familiare e con non pochi spunti metaforici e perfino politici. Qualcosa di simile, secondo De Feo, a quanto fatto da due che l’hanno segnato come spettatore e ai quali si è ispirato per il suo esordio, ovvero The Others di Alejandro Amenábar e The Village di M. Night Shyamalan.
La location della quale siamo stati ospiti, e che vi proporremo più nel dettaglio sul numero di agosto della nostra rivista insieme alla nostra intervista col regista, presenta un immaginario e un’architettura di enorme impatto: si tratta di una villa sperduta, con intorno laghi dismessi, fiumi disseccati e perfino un cimitero, corredata da due imponenti torrioni e usata in origine come tenuta di caccia della Reggia di Venaria Reale, per divenire in seguito patrimonio della Regione Piemonte (Carlo Verdone vi ha girato una versione televisiva di Cenerentola). Al suo interno, in un dedalo di stanze tetre in stile Hill House, trovano posto una serie di ambienti altrettanto raggelanti che ospitano vasche da bagno in marmo, tenebrosi ritratti di famiglia e pareti decorate con piattini e carta da da parati di vari colori e dalle fantasie floreali verdi e rosse. Un film horror, in termini di spazi da setacciare, non potrebbe davvero contare su premesse migliori.
Foto: Loris T. Zambelli
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