The Technician, il corto steampunk che omaggia Blade Runner

Una metropoli sospesa tra futuro e passato, un tecnico di robot e una misteriosa androide si incontrano nel corto fantascientifico di Luca Cerlini ispirato al cult di Ridley Scott

“In un mondo al di là del tempo i robot lavoravano per gli uomini ed i Tecnici ne custodivano la tecnologia. L’armonia regnava in questo equilibrio. In seguito fu costruita una serie di androidi speciali in grado di riparare altri robot, questi furono chiamati CODICI FITTER. I droidi Fitter vennero però ritirati dal mercato a causa della loro innata inclinazione a riprodurre la propria specie, disobbedendo agli ordini degli umani. Dopo una dura lotta, i Tecnici ripresero il controllo delle proprie officine e le blindarono e i CODICI FITTER sparirono per sempre”. Questo incipt introduce The Technician, il corto d’ispirazione steampunk diretto da Luca Cerlini come lavoro conclusivo del corso triennale di regia presso la Scuola del Cinema di Milano. Una scelta insolita, ma non certo casuale quella di cimentarsi con questo sotto-genere fantascientifico che inserisce una tecnologia anacronistica all’interno di un’ambientazione storica che spesso coincide con l’Ottocento della Londra vittoriana, quando l’energia a vapore era largamente usata (da qui “steam” vapore). «Mi è sembrata fin da subito l’atmosfera ideale per la nostra storia. Se poi avessimo scelto un’ispirazione cyberpunk o molto futuristica temevo che le nostre restrizioni economiche non riuscissero a rendere credibile l’aspetto del film e, girando in pellicola 16mm, non potevamo permetterci un aspetto visivo amatoriale. Lo steampunk si presta a questa esigenza perché si basa su modificazioni di oggetti, vestiti e tecnologie appartenute al passato, e con un po’ di ricerca e di fantasia si possono ricreare facilmente certe atmosfere».

E proprio in una metropoli “tra il post-atomico e il futuristico” è ambientata la storia di Eugene, il tecnico (del titolo) della Rutger Corporation, un’industria che produce androidi e per la quale lui si occupa di riparazione e messa a punto dei robot-umanoidi. Rimessa a posto una giovane androide ricevuta da un uomo misterioso, il tecnico si accorge delle singolari abilità di quest’ultima e inizia a sospettare che si tratti di una sopravvissuta della pericolosa serie Fitter…

Chiaro fin dal primo frame anche l’esplicito tributo a Blade Runner che pervade tutto il film. «Mentre modificavamo la sceneggiatura ci siamo resi conto che moltissime idee ci arrivavano direttamente dal capolavoro di Ridley Scott, proprio perché nostro punto di riferimento per la società distopica, e così abbiamo pensato di omaggiarlo fino in fondo, infarcendo il film di citazioni, alcune visibili, altre molto nascoste». Per rendere onore alla pregevole eredità il regista e il suo numeroso team (composto da oltre 60 persone) non si sono risparmiati, chiamando in aiuto, tra gli altri, anche i ragazzi del corso di scenografia dell’Accademia di Brera che «hanno reso reali alcune nostre folli idee, come la costruzione di un enorme modellino di una città e quattro set diversi». E proprio la realizzazione visiva delle ambientazioni fantascientifiche ha rappresentato la sfida più impegnativa: «Nella sceneggiatura venivano descritte macchine per disattivare androidi a forma di caschi con motori a vapore, o cuori meccanici estratti da robot dalle fattezze di gigolò parigini, o ancora città dal sapore ottocentesco in cui volavano dirigibili.

Tutto questo era da ricreare senza spendere. Siamo finiti quindi con svaligiare case di parenti e magazzini alla ricerca di tutto quello che ci poteva servire, anche solo un ingranaggio o un animale impagliato. In questo modo siamo riusciti a girare nella fantastica centrale idroelettrica di Trezzo d’Adda fingendo fosse una fabbrica di robot!». Come spesso accade in territorio di “cinema indipendente” insomma l’arte cinematografica è andata a braccetto con quella di “arrangiarsi”, anche se in questo caso, il regista ha potuto contare sul sostegno logistico ed economico della Scuola di Cinema: «Senza tutte le agevolazioni messe a disposizione non sarebbero bastati 50.000 euro. Ce l’abbiamo fatta con meno di un decimo». Come da copione ora per il corto inizierà l’avventura dei festival e forse anche di una distribuzione per l’home video, come si augura Luca Cerlini: « La mia speranza è di poterne fare un doppio dvd, contenete anche il documentario (diretto da Alioscia Mazzetto) sulla realizzazione del film e ricco di contenuti extra».

Ecco il trailer di The Technician

Il regista Luca Cerlini sul set di The Technician

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