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Tra horror e dark, il cinema riscrive le fiabe

Tim Burton ha fatto scuola. Da Cappuccetto Rosso sedotta dal lupo nella versione firmata dalla regista di Twilight alla rivisitazione pop di La Bella e la Bestia con l’ex baby-star di High School Musical Vanessa Hudgens. Ecco come Hollywood trasforma i classici in favole del nuovo millennio

Tra horror e dark, il cinema riscrive le fiabe

Tim Burton ha fatto scuola. Da Cappuccetto Rosso sedotta dal lupo nella versione firmata dalla regista di Twilight alla rivisitazione pop di La Bella e la Bestia con l’ex baby-star di High School Musical Vanessa Hudgens. Ecco come Hollywood trasforma i classici in favole del nuovo millennio

C’era una volta… No, un attimo, ricominciamo. Con un’altra frase classica, ma un po’ più cupa. Tremate, tremate, le streghe son tornate. Sì, può andare. Oppure: l’Uomo Nero se lo tiene un anno intero. Anche questa non suona male. Insomma, abbiamo tra le mani una storia da raccontare. Anzi, ce ne sono in giro molte. Ma bambini, state alla larga. Le fiabe non fanno più per voi. Il buon Walt Disney non ha lasciato nulla in quel di Hollywood? Sì, se ancora oggi le Raperonzolo della tradizione classica fanno buoni incassi. Ma il nuovo trend è decisamente lontano dagli «e vissero felici e contenti» a cui la tradizione delle Cenerentole e delle Sirenette ci ha abituato fin da piccoli. Le favole oggi sono sempre più dark, gotiche, cattive. E appunto «per un anno intero» – anzi, anche di più – investiranno gli schermi di tutto il mondo. In principio, stando quantomeno agli anni più recenti, fu Terry Gilliam con un film visionario, non riuscitissimo, che però inconsapevolmente ha tenuto a battesimo questa nuova tendenza: I fratelli Grimm e l’incantevole strega, con Matt Damon e il compianto Heath Ledger (più Monicona Bellucci in versione fattucchiera) nei panni dei più famosi autori di fiabe, in un non-biopic dove il popolo delle favole era mostruosamente e ironicamente tenebroso. Ancora prima, c’è naturalmente stato Tim Burton coi suoi misteri di Sleepy Hollow e affini, fino all’ultimo Alice in Wonderland: chi più di lui, del resto, quando si deve dare una rappresentazione immaginifica e di celluloide dell’aggettivo “dark”. Eppure, si potrebbe dire, tutti divertissement ed elucubrazioni d’autore. Oggi il trend invece è ben diverso. Le fiabe si rivolgono a un pubblico giovane ma non più giovanissimo, di quel teen “da botteghino” che mastica popcorn e cinecomic. E però, questo lo switch fondamentale, s’ammantano di oscurità. Si sporcano, addirittura, di sangue.

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