Partiamo dalle brutte notizie. La prima è che nemmeno il festival di cinema più prestigioso al mondo è riuscito a (ri)portare Terrence Malick davanti agli obiettivi dei fotografi (ai quali non si concede da anni): «Mr. Malick è molto timido; per lui parlano i suoi film» ha voluto sdrammatizzare la produttrice Sarah Green, già sua collaboratrice in The New World. La seconda è che neanche Sean Penn ha presenziato alla conferenza stampa di Tree of Life, presentato oggi in Concorso: «sta arrivando» ha, però, assicurato Bill Pohlad (altro produttore, che con lui aveva già lavorato per Into the Wild), senza specificare se l’attore riuscirà a comparire sul red carpet questa sera o raggiungerà la Croisette solo venerdì quando, insieme al regista Paolo Sorrentino, presenterà This Must Be the Place (anche questo in Concorso).
La buona notizia è che a rispondere alle domande dei giornalisti (che questa mattina hanno accolto il film tiepidamente, anche con qualche fischio) c’erano invece due raggianti e sorridenti Brad Pitt e Jessica Chastain: total white lui, con occhiale a lente gialla e montatura a tema animalier; in rosso lei.
«Partecipare a questo film (non solo come attore protagonista, ma anche come produttore, ndr) è stata una gioia per me; stavo lavorando con Malick a un altro progetto quando quattro anni fa ci siamo ritrovati coinvolti in questo. Ed ora eccoci qua con una pellicola che riesce a far convivere e inserire la micro-storia di una famiglia all’interno della macro-storia del cosmo. Trovo sia geniale» ha esordito Pitt, che poi ha continuato: «È un film che pone domande universali, che tutti condividiamo nella vita, come la famiglia, la difficoltà di capire qual è la propria strada, l’illusione del Sogno Americano, l’accettazione della soffernza e della morte. L’aspetto più interessante secondo me di un film che ha qualcosa da dire a qualsiasi cultura. Io ho ricevuto un’educazione cristiana che mi ha insegnato che è Dio che governa tutto, anche le cadute, e col tempo ho sviluppato e interiorizzato una mia religiosità. Per cui io ho le mie risposte (ride). Ciascuno spettatore troverà le sue; il film parla da solo».
Anche Jessica Chastain si è detta onorata di aver avuto l’opportunità di lavorare al fianco di un regista così leggendario: «Prima di iniziare le riprese abbiamo trascorso molto tempo insieme per provare e discutere del mio personaggio. È stato prezioso». Entrambi hanno raccontato quanto sia singolare il modo di lavorare di Malick, molto diverso dagli altri registi, tanto che, mutuando un’espressione artistica, il suo cinema può essere definito impressionista: «Terry voleva che noi girassimo liberamente sul set, in modo che lui potesse catturare degli istanti che non erano inclusi nella sceneggiatura ma che avrebbero dato al film quella freschezza e spontaneità che in effetti si respira» ha spiegato Brad Pitt. «Tutti insieme abbiamo discusso e costruito le scene, senza tener conto del copione. Questo mi ha molto ispirato. Ho capito che le esperienze migliori vissute finora sono state quelle non programmate o scrupolosamente preparate. Vorrei cercare di andare in questa direzione e seguire questa “libertà”, soprattutto nel mio lavoro». «”Filmare il caso” è la sua filosofia. In una sequenza che si vede anche nel trailer dove si sente la mia voce, in sottofondo si percepisce il cinguettio di un uccello che si è posato sul set mentre noi stavamo girando» ha aggiunto Jessica Chastain.
Molti giornalisti hanno espresso la loro curiosità nei confronti di un regista così misterioso: com’è sul set? Ride? Parla? Mangia?. «Sì, certo, va persino in bagno» ha scherzato Pitt. «La verità è che è molto dolce, sorridente e appassionato; si diverte e ama profondamente i suoi personaggi. Questo fa la differenza tra un ottimo e un mediocre regista». «Bisogna anche aggiungere che lavora giorno e notte, senza fermarsi» ha precisato Sarah Green, che ha anche risposto a chi ha voluto sapere se Malick crede in Dio dicendo che lui è affascinato da «ogni filosofia e forma di spiritualità; per questo il suo sguardo è universale». «Durante la lavorazione abbiamo discusso molto su questi temi e sulla religione. Terry è molto colto e interessato» ha proseguito Pitt, a cui si è allacciato il produttore Grant Hill: «Credo che a Terrence non interessi far capire quanto autobiografico sia il film. Piuttosto seminare messaggi che sta al pubblico cogliere o meno e soprattutto lasciare che gli spettatori lo interpretino in modo personale e soggettivo». (Foto Getty Images)