Il re leone la recensione del capolavoro Disney in live action
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Il re leone, la recensione del capolavoro Disney in live action

Il re leone, la recensione del capolavoro Disney in live action

Il Re Leone

Disney ce l’ha fatta. Dopo innumerevoli live action più o meno riusciti, più o meno amati da critica e pubblico e più o meno campioni al box office, la casa di Topolino ha realizzato il suo film più perfetto sotto ogni punto di vista. Leggete Il re leone la recensione per scoprire tutto quello che dovete sapere sul film.

Il re leone la recensione

La trama

Dramma shakespeariano e perfezione tecnica, un binomio vincente per riportare a nuova vita la storia che ha conquistato i cuori di milioni di persone in tutto il mondo dal 1994 ad oggi. La savana è in fermento per la nascita del leoncino Simba. Figlio del re Mufasa, è l’erede e custode di tutte le terre toccate dal sole, ma come tutti i giovanissimi, non conosce la saggezza e si lascia guidare dall’imprudenza e dalla voglia di dimostrare il suo valore mettendosi nei guai. In più lo zio Scar, un leone egoista e assetato di potere deciso a usurpare il posto sulla rupe dei re, riesce a ingannare il cucciolo portandolo al centro di un canalone, dove rischia di essere travolto da un branco di gnu in fuga. A salvarlo accorre il padre, che viene però ucciso da uno scaltro Scar che accusa del delitto il piccolo Simba, convincendolo a fuggire lontano. Il cucciolo, annientato dai sensi di colpa, attraversa così il deserto fino a un’oasi dove incontra Timon e Pumbaa, un suricato e un facocero che gli insegnano lo spirito di Hakuna Matata, ovvero di non lasciarsi coinvolgere dalle responsabilità ma di vivere serenamente alla giornata. La vita tranquilla di Simba viene però interrotta dall’arrivo di Nala, la leonessa con cui ha condiviso l’infanzia, in cerca di aiuto. Scar, supportato da un esercito di iene, ha devastato il loro regno dove ora non restano che macerie. Serve che Simba torni alla rupe dei re per riprendere il posto che gli spetta di diritto. 

Frame by frame

Jon Favreau, dopo aver confezionato sempre per Disney Il libro della giunga, ha riportato in vita un altro celebre classico. Questa volta però non ha minimamente toccato la storia e, ripercorrendo passo a passo quella del film d’animazione, si è concentrato unicamente sulla realizzazione grafica. La versione live-action (anche se sarebbe meglio considerarlo un film d’animazione fotorealistico tout court visto che in realtà di riprese dal vivo non ce n’è nemmeno una) è caratterizzata da toni più freddi rispetto a quelli del cartoon ed è meno espressivamente coinvolgente (un po’ il difetto che ha subito anche il genio di Aladdin interpretato da Will Smith), ma vive di vita propria grazie a una rappresentazione potentissima della natura. Bello come un documentario di National Geographic per intenderci ma molto più coinvolgente ed emotivamente devastante. La morte di Mufasa, resa ancora più veritiera dal fotorealismo, colpisce come un pugno nello stomaco ancora una volta, nonostante il pubblico sia più che preparato al tragico evento.

Musica maestro

A fare da sfondo ancora una volta le commoventi canzoni realizzate da Hans Zimmer che abbiamo imparato ad amare nel lontano 1994, ma affidate a nuove voci che, seppur trasmettano un effetto straniante (probabilmente è solo questione di abitudine, come per Aladdin o La Bella e la Bestia), contribuiscono a dare una ventata di novità e di freschezza al film. Già a partire dall’indimenticabile Il cerchio della vita, affidato all’epoca dall’inconfondibile timbro di Ivana Spagna e ora ceduto alla bravissima Cheryl Porter, cantante statunitense ma italiana d’adozione (e di matrimonio) che ha lavorato a stretto contatto con Zucchero.

Senza contare che le voci di Simba e Nala sono state affidate a due artisti capaci di dare quel tocco in più alle canzoni scritte da Tim Rice ed Elton John: Marco Mengoni ed Elisa. Forse un po’ incerti nei passaggi parlati, fanno però esplodere la magia Disney quando cantano L’amore è nell’aria stasera, azzerando completamente tutte le riserve che si potevano avere.

Al centro le emozioni

Come già accennato, ad essere protagoniste ancora una volta del film sono le emozioni. La non originalità della storia non ostacola in alcun modo l’empatia che si crea immediatamente con i personaggi che trova ancora una volta il suo punto di forza su Timon e Pumbaa, la coppia di fagocero e suricato che continua a conquistare anche le nuove generazioni con un’esplosione di buon umore e leggerezza che compensa alla tragicità della storia principale. In questa nuova versione sono anche protagonisti di un divertentissimo easter egg che rende omaggio a La Bella e la Bestia. Le voci di Edoardo Leo e Stefano Fresi sono uno dei punti più alti del doppiaggio italiano, superate solo dalla superba performance di Luca Ward per Mufasa che ha preso il testimone direttamente dalle corde vocali di Vittorio Gassman.

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