Thor – il vero eroismo è l’umanità
In Italia il film è uscito il 27 aprile. La storia di Thor, dio del tuono e figlio di Odino. Pochi giorni dopo, nel mondo si sono susseguiti tre avvenimenti, atti a celebrare, a seconda dei punti di vista, altrettanti eroi moderni. In ordine temporale, le nozze reali del principe William d’Inghilterra, la santificazione di Papa Wojtyla, quindi l’impresa dei “guerrieri” statunitensi che hanno ucciso (sembra) il leader di Al-Qaeda, Osama Bin Laden, con il presidente statunitense Barack Obama che appariva tronfio in televisione per comunicare la notizia, e il segretario di Stato Usa Hillary Clinton che lo spalleggiava prodigandosi in “esemplari” parole quali “giustizia è fatta”. Thor (2011), diretto dall’attore/regista Kenneth Branagh, è il prototipo dell’action fumettistica moderna, inzuppata di effetti speciali. 3D. Fisico esagerato del protagonista. Pochi dialoghi, e con sempre meno spazio alle vicende personali. Eppure qualche spunto lo concede. Eccome se lo concede il film. Ma il mercato vuole soprattutto altro. E Hollywood ha lo sa bene. Ogni giorno che passa ci fa capire cosa il mondo brama. E quale causa ha deciso di sposare. Vuole un eroe. Che a seconda dei casi può diventare il capro espiatorio di turno (restando in tema, Il Cavaliere Oscuro docet). Vuole il singolo che risolva tutto, mentre il resto dell’umanità segua l’onda. Vuole la panacea per i mali. Non importa se ne sono tutti responsabili. C’è bisogno dell’eroe. Lui risolverà tutto. In barba alle conseguenze drammatiche delle nostre azioni, perché comunque ci sono i buoni e i cattivi. E noi siamo i buoni. A supportare questo pensiero, l’industria cinematografica americana ci sta dando una mano. Sono in arrivo nuove storie di superuomini/donne. Il nuovo Spiderman orfano di tutti i veri protagonisti (Tobey Maguire, Kirsten Dunst) che sta già pompando fantasmagorici effetti speciali. Capitan America, una nuova avventura di Iron Man, Hulk, Catwoman, etc. Mancano però le vere storie. Mancano i protagonisti. La loro umanità. Capaci di sbagliare, crescere, capire che la vera forza non è la spavalderia e la sete di sangue, ma è la convivenza. E in questo senso il Thor interpretato dal semisconosciuto australiano Chris Hemsworth ne è un valido esempio. Pronto a sacrificarsi per gli abitanti del Pianeta Terra, inclusa la dolce Jane (il premio Osca Natalie Portman) da poco conosciuta. Come a voler mettere in pratica le sagge parole di zia May Parker, “Secondo me c’è un eroe in tutti noi” diceva nel secondo film (2004) della saga di Spiderman, diretto da Sam Raimi, “È lui che ci dà forza. Che ci rende nobili. Anche se alle volte dobbiamo rinunciare alle cose che desideriamo di più”. Inutile aspettare eroi da mondi o dimensioni parallele. Forse è ora che ognuno faccia la sua parte. Forse è ora che ognuno raccolga e impugni il proprio pesante martello e affronti ogni giorno i peggiori di tutti i nemici: l’odio, l’indifferenza e la sopraffazione.
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