Bridgerton, la prima serie targata Shondaland e prodotta dall’apprezzata produttrice di successo Shonda Rhimes (Grey’s Anatomy), si è rivelata un grandissimo successo, diventando il quinto serial originale Netflix più visto di sempre sulla piattaforma di streaming on demand.
Tanti spettatori sono rimasti affascinati da questo coacervo magnetico, qua e là controverso e non di rado irresistibile, soprattutto sul fronte del guilty pleasure, di pettegolezzi, scandali e sensualità nel XIX secolo, tanto che la serie ha catalizzato attenzioni e dibattiti (alcuni perfino pruriginosi e spinosi) nel periodo delle feste natalizie, risultando in cima alle classifiche dei contenuti più visti in tanti paesi, Italia compresa.
Lo show è ambientato nell’Età della Reggenza (in inglese Regency era) è il periodo della Storia dell’Inghilterra che copre il decennio 1811-1820 ed apre la fase conclusiva dell’Era georgiana. Prende il nome dalla reggenza del Principe di Galles, Giorgio Augusto Federico, assurto al potere quando il padre, Giorgio III del Regno d’Unito, venne riconosciuto inabile al governo dai Lord Commissari che, senza il permesso del monarca, in suo nome siglarono l’assenso all’atto di reggenza.
Gli anni della Reggenza del Principe Giorgio furono segnati dalla vittoria britannica nelle guerre napoleoniche in Europa e da un clima culturale particolarmente vivace in patria, oltre che dagli smodati eccessi dell’aristocrazia, incentivati dal Principe Reggente stesso. La serie cavalca quest’ambientazione fondendo dramma sentimentale d’epoca, torrido romanticismo con più di una ricaduta sexy, come in una sorta d’incrocio tra Jane Austen e Gossip Girl che, nella seconda parte della serie in 8 puntate, vira anche pesantemente verso la tensione sessuale alla Cinquanta sfumature di grigio, ma con un piglio meno torbido e manipolatorio e più tenero.
Ci sono i costumi sociali rigidi e spesso bizzarri del tempo, ma con un tocco femminista moderno, e nonostante l’abilità di Shonda Rhimes nel creare personaggi ex novo capaci di fare breccia nel cuore del grande pubblico la storia della serie è vera solo fino a un certo punto. Le vicende delle famiglie Bridgerton e Featherington risalgono infatti, più che al 1800, al 2000, quando fu pubblicata la prima parte della serie di romanzi rosa Bridgerton di Julia Quinn, pertanto i personaggi di cui ci vengono narrate le azioni sono di fantasia. Certamente famiglie di alto rango come i Bridgerton esistevano e di sicuro furono costrette a operare sotto quei soffocanti costumi sociali, con i loro scandali regolarmente pubblicati in forma anonima sulla stampa, anche se non dalla misteriosa Lady Whistledown.
I Bridgerton della serie sono membri dell’alta società londinese all’inizio del XIX secolo. La famiglia è guidata da Violet, la viscontessa vedova Bridgerton, che è interpretata da Ruth Gemmell, e il figlio maggiore di Violet, Anthony (interpretato da Jonathan Bailey), che ha assunto il ruolo del visconte Bridgerton dopo la morte di suo padre. A completare la casa di Bridgerton ci sono gli altri figli di Violet, convenientemente chiamati in ordine alfabetico: Benedict, Colin, Daphne, Eloise, Francesca, Gregory e Hyacinth, interpretati rispettivamente da Luke Thompson, Luke Newton, Phoebe Dynevor, Claudia Jessie, Ruby Stokes , Will Tilston e Florence Hunt, rispettivamente (l’autrice, stando a una recente intervista, sta lavorando con Shondaland per realizzare anche un prequel di Bridgerton).
La serie sarebbe stata oltretutto concepita come una trilogia e Chris Van Dusen, creatore del versione su piccolo schermo di Bridgerton, ha recentemente parlato di come lo spettacolo abbia offerto la rara possibilità di riscrivere eventi storici attraverso una lente moderna. «Anche se l’ambientazione è nel 19 ° secolo, volevamo che le cose sembrassero riconoscibili. Volevamo che il pubblico si rivedesse in questi personaggi – ha dichiarato al Daily Express – Bridgerton non è una lezione di storia, non è un documentario. Non c’erano in realtà dei veri Bridgertons nella Regency London del 1813 per quanto ne so. Abbiamo onorato la storia, naturalmente. È un mondo reinventato, e quello che stiamo davvero facendo è sposare storia e fantasia in quella che ritengo una modalità davvero eccitante».
Gli autori e gli showrunner della serie hanno contatto anche la consulente storica Hannah Greig, già al lavoro su film come La favorita di Yorgos Lanthimos e La duchessa con Keira Knightley, per rendere l’universo di Bridgerton il più storicamente accurato possibile. L’idea di una stagione sociale annuale durante la quale il cosiddetto “mercato del matrimonio” si aprisse, ad esempio, è una circostanza reale: a partire dal XVII secolo, le famiglie dell’alta società come i Bridgerton si sarebbero trasferite dalle loro case di campagna alla città per trascorrere circa sei mesi portando i loro figli in età da marito a una sfilza di cene, feste in giardino, balli ed eventi di beneficenza. Lo scopo di questi eventi altamente esclusivi non era tanto quello di incoraggiare i legami romantici, quanto piuttosto «mantenere il denaro e il potere all’interno di una cerchia abbastanza ristretta della società controllando il pool di corteggiatori», ha detto la Greig al Los Angeles Times.
Nelle puntate di Bridgerton, tuttavia, appaiono anche dei personaggi realmente esistiti nel 1813, anno in cui si svolgono gli eventi al centro della prima stagione: il già citato Re Giorgio III (James Fleet); il principe Federico di Prussia (Freddie Stroma) e Carlotta di Meclemburgo-Strelitz, diventata Regina dopo il matrimonio con Giorgio, che secondo lo storico Mario De Valdes y Cocom era una discendente di alcuni membri di colore della famiglia reale portoghese.
I suoi ritratti sarebbero stati manomessi per “migliorarne” l’aspetto secondo le convinzioni e i canoni non certo inclusivi dell’epoca, in quanto prima sovrana di razza mista. Sulla presenza, ritenuta stonata per l’epoca, di personaggi di colore in Bridgerton si è molto discusso, in particolare in relazione al fascinoso Duca di Hastings interpretato da Regé-Jean Page, attore di colore che tanti fan della serie sognano già come prossimo James Bond.
Fonte: Marie Claire
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