Dispatches From Elsewhere: intervista al creatore Jason Segel: «Mettetevi in gioco»
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Dispatches From Elsewhere: intervista al creatore Jason Segel: «Mettetevi in gioco»

Ideatore e interprete della serie, ci racconta cosa lo ha portato – Dopo la conclusione della longeva sitcom E alla fine arriva mamma – alla creazione di questo ambizioso progetto fantasy-thriller

Dispatches From Elsewhere: intervista al creatore Jason Segel: «Mettetevi in gioco»

Ideatore e interprete della serie, ci racconta cosa lo ha portato – Dopo la conclusione della longeva sitcom E alla fine arriva mamma – alla creazione di questo ambizioso progetto fantasy-thriller

Ispirata a un esperimento sociale che ha coinvolto più di dieci anni fa la città di San Francisco – e più precisamente al documentario che ne ha raccontato l’impatto sulla comunità – Dispatches from Elsewhere vi traporterà in una realtà parallela, intrigandovi con l’enigma che collega i suoi protagonisti. Abbiamo parlato di questa nuova serie con il creatore e protagonista Jason Segel

Che cosa ti ha spinto a realizzare Dispatches From Elsewhere?
«Quando ho finito di lavorare alla sitcom E alla fine arriva mamma nel 2014, uscivo da un periodo in cui la mia vita per molto tempo era stata scandita da rigidi ritmi prestabiliti, in pratica erano anni che non mi capitava di prendere una vera decisione. Quindi ho spalancato gli occhi sul fu- turo e ho visto un enorme foglio bianco, uno spazio in cui finalmente avevo la possibilità di fare ciò che volevo. Mi sentivo come se per molti anni non avessi riflettuto su cosa mi interessava veramente o su cosa mi sarebbe piaciuto fare e, artisticamente, questa può essere una cosa molto pericolosa. Quindi ho iniziato a riflettere, a guardare dentro me stesso e ad analizza- re il mio passato. Un processo molto interessante che alla fine mi ha portato a pensare: “No, mi rifiuto di credere che la mia vita sia soltanto questo. Posso diventare ciò che voglio”. E così ho iniziato a sentire il bisogno di scrivere, di mettermi al lavoro su qualcosa di completamente nuovo».

Come ti è venuta in mente questa serie?
«Era tantissimo tempo che non pensavo a qualcosa di assolutamente inedito. E durante il percorso interiore di cui parlavo prima, una delle riflessioni ricorrenti era: “Difficilmente, a 34 anni, quando ho iniziato a lavorare su questo, avrei avuto il coraggio per scrivere il musical di pupazzi su Dracula che mi ero inventato a 24 anni”. Questo mi ha scosso, mi ha fatto capire che dentro di me mancava quell’elemento di intraprendenza misto a follia che ti spinge a fare le cose anche senza pianificarle troppo, stavo perdendo quell’istinto perché ormai ero abituato a muovermi sul sicuro. Quindi ho voluto recuperare, ma non solo, ho scritto qualcosa che mi permettesse di condividere questo sentimento con il pubblico. Sono partito da qui, inizialmente pensandolo come un film. Poi ci ho lavorato per altri tre, quattro anni per mettere tutte le cose a posto. In seguito, durante il processo creativo, mi ha colpito molto l’interesse per il mistero, e ancora di più l’interesse per i personaggi che decidono di cimentarsi con il mistero per risolverlo. Questo mi ha portato a scrivere una serie di dieci episodi in cui, in ogni capitolo, scopriamo un personaggio differente nel bel mezzo di una crisi esistenziale, lo spettatore deve provare a capire cosa li accomuna tutti, risolvendo il mistero che si cela dietro alle loro storie».

Continuate a leggere l’intervista a Jason Segel sul numero di maggio di Best Movie in edicola dal 5 maggio

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