Sì è fatta attendere quasi un anno e mezzo la quarta stagione di Gomorra, serie che dopo il finale choc dell’annata precedente ha lasciato gli spettatori appesi a un filo, curiosi di sapere dove gli autori della serie avrebbero deciso di dirigere il racconto.
Perché è inutile nascondersi, dalla quarta stagione Gomorra entra in una vera e propria nuova era. È senza dubbio vero, infatti, che la serie è stata nel corso degli anni capace di superare addii importanti come quelli di Imma, di Salvatore Conte e di Pietro Savastano, ma questa volta a lasciare la serie è stato Ciro Di Marzio, l’Immortale che dopo aver dominato lo show come protagonista (spesso, ma non sempre, affiancato da Genny) per un triennio ha lasciato la scena con l’indimenticabile morte che ha chiuso la terza stagione.
La quarta stagione arriva quindi accompagnata da tantissimi punti interrogativi, sia per quanto riguarda il piano prettamente drammaturgico (come sarà il racconto senza la presenza di Ciro?) sia per quanto concerne il rapporto di pesi e contrappesi tra i personaggi più importanti della serie, vista la necessità di creare nuovi equilibri.
Va detto subito e senza indugi che Gomorra in questa stagione risponde con successo a tutte le domande, superando forse la prova più difficile tra quelle affrontate fino a questo momento riuscendo a trasformarsi ancora, dimostrando coraggio e capacità di mettersi in discussione.
Questa necessaria mutazione ha portato Patrizia ad avere una centralità nettamente maggiore rispetto al passato: gli autori infatti hanno portato avanti tramite il suo personaggio il classico percorso di ascesa del gangster, la cui presa del potere coincide con una progressiva disumanizzazione della personalità. Il lavoro fatto sul personaggio interpretato da Cristiana Dell’Anna non è però in alcun modo stereotipato e nel corso degli episodi le sue insanabili contraddizioni vengono fatte emergere in maniera intelligente e appassionante, rendendo la donna una delle figure più interessanti della stagione.
L’altro polo principale di questa quarta stagione di Gomorra è ovviamente costituito da Genny, il quale raggiunge un nuovo stadio della sua ricca evoluzione, che lo ha portato da giovane ragazzino viziato figlio dell’uomo più potente di Napoli a essere il più equilibrato tra i boss della città partenopea. Quello di quest’annata è però un Genny molto diverso, che sente sulla propria pelle tutto il peso del sacrificio di Ciro, il fratello che non ha mai avuto; l’unico modo per dare un senso alla morte dell’Immortale è cambiare vita – o almeno provarci – e per farlo ha bisogno di Azzurra al suo fianco. Come prevedibile, questa è anche l’annata in cui quest’ultima acquista una nuova dimensione, guadagnando una centralità inedita sia per quanto riguarda le vicende di tipo familiare (che questa volta coinvolgeranno anche un ramo legato a donna Imma fino a questo momento tenuto celato) sia rispetto alle questioni propriamente criminali.
Gomorra è sempre stata una serie Napoli-centrica, pur avendo fin dall’inizio offerto punti di fuga ai propri personaggi, non soltanto fuori dal capoluogo campano, ma anche dal territorio nazionale. Lo sono stati il percorso di Salvatore Conte in Spagna, quello di Genny in Sud America e in Germania e la parentesi di Ciro in Romania.
Quest’anno però la volontà di far scontrare i protagonisti con mondi e culture diverse da quella a cui sono abituati è forse ancora più spiccata, offrendo almeno due prospettive differenti e molto interessanti. La prima riguarda un’altra città italiana, Bologna, che aggiunge alla serie un altro sguardo e contemporaneamente anche un altro stile di ripresa, ideale per valorizzare l’anima della città emiliana. La seconda è rappresentata da Londra, terra di affari in cui Genny si scontra con il peso del proprio cognome e della propria attività, ma anche spazio filmico perfetto per orchestrare alcune delle scene più belle della stagione.
Dopo quattro anni di messa in onda Gomorra non perde un colpo, continuando a essere una delle migliori serie europee in circolazione, dimostrando capacità di rinnovarsi e di osare con coraggio, sia dal punto di vista narrativo che da quello registico. A questo proposito, segnaliamo anche l’esordio alla regia di Marco D’Amore che dirige con personalità i suoi episodi.
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