È stato interessante prendersi ventiquattro ore per leggere le reazioni a questa puntata sui social network e sulla stampa online. Personalmente ho trovato l’episodio molto riuscito (voto: 9), non soltanto in termini registici – in questo senso mi è parso il migliore dell’ottava stagione –, ma soprattutto nello spirito con cui è stato scritto, come a ricondurre tutti i personaggi alle origini della loro natura sentimentale e della loro eredità familiare. Senza sconti o edulcorazioni, facendo ripiombare Westeros nei recessi oscuri delle prime annate. Adesso sì che abbiamo bisogno di qualcuno che salvi i Sette Regni.
DANY SBROCCA
Dicevo delle reazioni alla puntata. Molti avevano previsto che Daenerys avrebbe sbroccato (come anche il titolo della puntata – “Dany sbrocca” – faceva presagire); alcuni non hanno gradito il destino del personaggio; quasi tutti si sono lamentati di come la svolta sia apparsa frettolosa.
Ho quindi cercato di riassumere i passaggi fondamentali così come proposti dagli autori della serie in questa puntata.
Jon Snow freddino + Lord Varys spione = Occhiaie = Dracarys
Che però, tenendo conto anche delle puntate precedenti, diventa
Jon Snow freddino + Lord Varys spione + Drago morto + Cognate ostili = Occhiaie = Dracarys
E tenendo conto di tutte le otto stagioni, un sacco di altre cose.
IL SANGUE NON MENTE
In realtà nessuno – simpatizzanti o insofferenti di Dany – può negare che questa ottava stagione, spettacolare nella messa in scena, sia troppo compressa nella costruzione narrativa, sei puntate che sarebbero potute essere il doppio. Anche perché siamo stati abituati a una tale raffinatezza nella definizione psicologica dei personaggi che ora, mentre li vediamo sovrastati dal loro destino, improvvisamente ci pare sfumino le loro ragioni: c’è quindi bisogno che sia lo spettatore a riempire i vuoti.
E allora cosa possiamo dire di Dany? Almeno questo: anche volendo ignorare la storia passata dei Targaryen, nel personaggio c’è sempre stato un conflitto tra idealismo e narcisismo, tra spinta moralizzatrice e volontà di dominio. E in tutta questa ottava stagione il conflitto è sempre stato sbilanciato sul secondo versante. L’unica cosa che Dany non ha mai accettato di mettere in discussione è proprio la sua volontà di dominio, il suo desiderio di ammirazione e dedizione dei sudditi, perché è questo che equivale al fuoco che le scorre nelle vene.
In questo senso l’esecuzione di Varys, ucciso per avere diffuso la verità e difeso i diritti del popolo, è il vero punto di non ritorno: nessuno sta facendo un torto a Dany, è lei che occupa un posto che non le spetta più. Eppure non è in grado di accettarlo. E in nome di questa insofferenza blandisce, supplica, minaccia, uccide.
Certo, direte voi, ma c’era bisogno di fare alla brace tutta una città? No. Ma Dany adesso è sola: ha un’armata decimata, un popolo che non la riconosce, un fidanzato che l’ha rifiutata, un consigliere che l’ha tradita, due dei suoi figli/draghi sono morti e reclama un titolo che non le appartiene. Tutto quello per cui ha vissuto sta perdendo di consistenza. La sua rabbia, tradotta dall’indole familiare, si trasforma in distruzione.
Voto complessivo a Dany che sbrocca: 7 e mezzo. Va bene, ma certo si poteva gestir meglio.
UNA TOMBA È PER SEMPRE
Al destino di Jaime e Cersei, ve lo dico subito, do invece 10.
Seppelliti per sempre nelle segrete di King’s Landing. Maledetti dal loro amore. Soli e perfetti: “Guardami. Io e te. Nient’altro conta”.
Non ci sono mai state a Westeros morti che mi hanno emozionato altrettanto.
Jaime, gioverebbe ricordarlo, non è un eroe. È un assassino e un amante incestuoso che lungo il viaggio si è affezionato ad alcuni compagni e compagne di ventura. È stato capace di piccoli riscatti, ha creato un legame con Brienne basato sul rispetto e la prossimità, ma che questo potesse rivaleggiare con il suo rapporto con Cersei andava contro lo spirito stesso della serie.
Il loro amore è un buco nero: romanticismo disperato e folle, che si nutre di tradimenti, sangue e lacrime. Puro distillato del Trono.
(Ma poi: il destino di Brienne era diventare cavaliere no? Mica una vacanza a Formentera con Jaime e la ricetta del pollo in guazzetto)
Come invece Jaime raggiunga la sorella al castello è tutto un altro paio di maniche. La tenda dove è imprigionato è circondata da una dozzina di Immacolati che non solo lasciano passare Tyrion senza mettersi a questionare (ci sta), ma addirittura mollano elmi e lance, prendono su gli asciugamani e vanno tutti in riva al mare ad aspettare l’alba, da cui il fatto che nessuno si accorge di nulla né dà l’allarme fino alla mattina dopo.
Voto: 1.
YOU KNOW NOTHING JON SNOW
Voto 1 anche a Jon Snow: non si merita mai più di una riga a recap. Su di lui ho sviluppato una teoria: Kit Harington è stato vittima di un incidente sul set che lo ha reso privo di memoria come il protagonista di Memento. Di conseguenza può memorizzare solo due battute: “Lei è la mia regina” e “ Non sono interessato al Trono”, le altre deve scriversele sui polsi. In questa puntata gli autori hanno deciso di metterlo particolarmente in crisi aggiungendo al copione “Scappa!” e “Ritirata!” ed è per questo che ogni tanto, in scena, non è ben chiaro dove stia guardando.
MACERIE E FIAMME
Vorrei chiudere con Sandrone Clegane, anche perché di Arya penso avremo ampiamente modo di riparlare la prossima settimana. Un altro personaggio che chiude alla perfezione il proprio cerchio (voto: 8), salvando infine la vita alla giovane Stark e piantando uno spiedo nella testa del fratello, che comunque non fa una piega, pieno di Gatorade com’è.
Il momento in cui cade l’elmo di Gregor palesando il suo testone violaceo fa molto Darth Vader, creando uno di quei piccoli ponti elettrizzanti tra immaginari pop.
Macerie per i Lannister, fiamme per i Clegane, un minuto di raccoglimento per noi.
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Foto: © Helen Sloan/HBO
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