Il trono di spade è una delle serie più amate al mondo, capace di battere record su record, sia a livello di audience sia per quanto riguarda i premi vinti, ma quest’anno qualcosa sembra essere andato storto.
Quando un colosso del genere arriva alla sua naturale conclusione è sempre difficile accontentare tutti e l’unica cosa che in genere si chiede non è realizzare un finale che piaccia a tutti – quello è ovviamente impossibile – ma chiudere il percorso rispettando il lavoro fatto nelle stagioni precedenti.
Questa ottava stagione però, dopo un primo episodio introduttivo ma molto incoraggiante, che dava l’idea di una progettazione più ragionata e sofisticata rispetto alla scorsa annata, sembra non riuscire proprio a conquistare i favori della critica, incontrando puntata dopo puntata ostacoli sempre diversi.
Già il secondo episodio, infatti, è apparso ai più decisamente interlocutorio e dopo un esordio preparatorio ha creato un po’ di frustrazione una seconda ora tutta a Winterfell. Il terzo poi per alcuni è crollato sotto le aspettative costruite, non riuscendo a pareggiare la propria ambizione, quantomeno dal punto di vista narrativo. Da quello tecnico ha offerto soluzioni di eccellente fattura, ma a giudicare dalle reazioni la scelta di ambientarlo tutto di notte è stata un autogol.
Il quarto ha rappresentato il vero crollo, perché dopo essere stati a Winterfell per tre episodi è sembrata evidente la necessità di accelerare forzatamente il ritmo, utilizzando Missandei per scatenare Daenerys. Il quinto, infine, è stato il colpo di grazia, per via dell’ormai arcinota trasformazione della Madre dei Draghi in una stragista sanguinaria.
Dal punto di vista della ricezione critica il trend è stato di discesa costante, come si vede anche nell’immagine qui in basso che presenta un grafico realizzato da Rotten Tomatoes, aggregatore delle recensioni statunitensi e come documentato in questo articolo.
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