La regina degli scacchi è nei guai: la serie Netflix con Anya Taylor-Joy finisce in tribunale
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La regina degli scacchi è nei guai: la serie Netflix con Anya Taylor-Joy finisce in tribunale

In ballo c'è una causa da 5 milioni per diffamazione, tutto per una sola frase

La regina degli scacchi è nei guai: la serie Netflix con Anya Taylor-Joy finisce in tribunale

In ballo c'è una causa da 5 milioni per diffamazione, tutto per una sola frase

La regina degli scacchi Anya Taylor-Joy

Non è scacco matto, ma di certo Netflix non è in una bella posizione e potrebbe perdere una partita da 5 milioni di dollari. Tanto potrebbe costargli la causa intentata da una campionessa mondiale per una battuta contenuta in The Queen’s Gambit, La regina degli scacchi in italiano.

La serie con protagonista Anya Taylor-Joy è stata tra le rivelazioni del 2020, conquistando milioni di spettatori e premi di livello nella notte degli Emmy Awards 2021. Tuttavia, c’è chi non ha apprezzato per niente una particolare battuta dell’episodio finale: aveva fatto clamore la causa intentata dalla Maestra di scacchi Nona Gaprindashvili.

La campionessa dal 1962 al 1978 per l’Unione Sovietica viene infatti citata nello show di Scott Frank (Minority Report, Logan, Godless) e non solo in maniera poco lusinghiera e presuntamente sessista, ma addirittura falsa. Ne La regina degli scacchi si dice infatti che Gaprindashvili non ha mai affrontato uomini (cosa non vera), sminuendo così la portata delle sue imprese sulla tavola da 64 caselle. Un riferimento ad un personaggio reale in una serie di fantasia, contenente però un’informazione « è manifestamente falsa, oltre ad essere grossolanamente sessista e sminuente».

All’accusa, Netflix ha risposto chiedendo con una mozione che l’intera faccenda venisse dismessa senza arrivare neppure in tribunale: la piattaforma, riporta la BBC, si è appellata al Primo Emendamento della Costituzione statunitense che sancisce il diritto alla libertà di pensiero e parola. Inoltre, ha sostenuto che «nessuno spettatore ragionevole avrebbe capito la battuta tanto da prenderla come una dichiarazione di fatto» perchè avrebbe richiesto «una conoscenza del mondo degli scacchi sovietico degli anni ’60».

Niente da fare, però: un giudice della corte distrettuale della California centrale nei giorni scorsi ha rigettato la mozione, evidenziando che non esistono casi pregressi che precludano accuse di diffamazione per la rappresentazione di persone reali in opere di fantasia. «Al contrario – le parole riportate dalla BBC – il fatto che la serie fosse un’opera di fantasia non esonera Netflix dalla responsabilità per diffamazione se tutti gli elementi di diffamazione sono altrimenti presenti».

È stato evidenziato dai legali della Gaprindashvili che dopo l’uscita della serie molti utenti hanno commentato l’inaccuratezza della battuta, a riprova che qualcuno in grado di capire la battuta effettivamente c’è e la diffamazione sussiste. La regina degli scacchi finisce quindi in tribunale, dove Netflix potrebbe, se ritenuta colpevole, dover pagare 5 milioni di dollari e tutto per una sola, unica battuta.

Foto: Netflix

Fonte: BBC

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