…E alla fine arriva La regina degli scacchi. Era da un mese che quello schifo senza rimedio di Emily in Paris dominava la classifica dei 10 contenuti più visti su Netflix in Italia, facendoci dubitare dello spettatore medio nazionale e, in particolare, del target di riferimento (ragazze dai 17 ai 30 anni, perlopiù aspiranti socialite).
In molti hanno spiegato il caso come un inequivocabile caso di hatewatching, ovvero la si odia ma non si può smettere di guardarla, ma arrendiamoci alla triste verità: la serie con Lily Collins nei panni di una petulante influencer che qualsiasi cosa faccia o dica si trasforma in successo è piaciuta davvero. E la cosa è più che sconfortante per tanti motivi, dalla montagna di cliché proposti, all'”arroganza dell’ignoranza” dimostrata dall’americanissima protagonista nei confronti della cultura europea, ma non ci dilungheremo più di tanto, giacché molto è stato scritto a riguardo.
Eppur si muove. Ed ecco che da oggi, dopo il primato durato due giorni della serie Barbari, La regina degli scacchi con Anya Taylor-Joy ha scavalcato la concorrenza, conquistando un meritatissimo primo posto.
Chiariamolo subito: dal punto di vista registico la serie non è particolarmente innovativa. Ed è deludente che l’arco narrativo dell’infanzia della protagonista, in cui si spiega come in orfanatrofio sia nata la sua passione per il gioco degli scacchi, venga spiattellata tutta con un bel filotto già dopo i primi minuti del primo episodio. Insomma, non aspettatevi guizzi particolari o chissà quali trovate narrative in questo show.
Ad aver permesso alla serie di fare scacco matto è stata la costruzione ben articolata di un personaggio complesso, contraddittorio, sfuggente, per niente simpatico, ma estremamente affascinante: Beth (Elizabeth) Harmon.
Se da una parte, infatti, lo show segue un iter molto simile a quello dei film sportivi, in cui il protagonista dapprima scopre la propria passione e il proprio talento, quindi segue una fase di studio e duro allenamento a cui consegue una serie di vittorie, dall’altra a tenerci incollati allo schermo è la travagliata vicenda personale della protagonista.
È proprio lei a spiegare a una giornalista la contrapposizione tra la sua vita e la scacchiera: “C’è un intero mondo in quelle 64 case, mi sento sicura lì. Posso dominarlo, posso controllarlo. Ed è prevedibile. So che se mi faccio male è solo colpa mia“. Non altrettanto potrebbe dire della sua vita privata, costellata di traumi, abbandoni e tradimenti, il più grosso dei quali infertole proprio dalla madre naturale.
Tanto negli scacchi Beth è un asso, un enfant prodige che riesce a guadagnare denaro e successo in giovanissima età, quanto nella vita sociale è una frana che non riesce a coltivare delle relazioni stabili. Quando non si allena, la ragazza riesce a dominare i suoi demoni solo con l’alcol e l’uso di tranquillanti consumati quasi sempre in solitudine e in gran quantità.
Anya Taylor-Joy è magnetica e bellissima nella parte. E sa incarnare alla perfezione sia il lato feroce e assetato di vittoria di Beth, sia quello fragile e insicuro.
Se come campionessa di scacchi non è minimamente intimorita dal fatto di confrontarsi con un mondo di soli uomini, sul versante sentimentale alterna ingenuità infantili a comportamenti urtanti che allontanano le persone. Portando in scena questo contrasto, la Joy ha fatto di Beth Harmon uno dei personaggi più affascinanti apparsi sul piccolo schermo.
Tra gli aspetti più moderni della serie c’è anche il fatto che Beth, in un mondo di casalinghe frustrate e mantenute dai loro uomini come quello dei primi anni ’60, accetta l’aiuto degli uomini che la circondano, ma sfugge al loro controllo, perseguendo l’autonomia.
Aggiungiamoci il fatto che la giovane attrice (che presto sarà Furiosa nello spin-off di Fury Road) possiede una bellezza e un fascino che ricordano le dive old fashion sia europee sia hollywoodiane, esaltati da una carrellata di abiti anni ’60 stupefacenti (Emily, bye bye!) e da un taglio di capelli perfettamente abbinato, e non ci resta che augurare alla ragazza di continuare su questo sentiero che alterna con successo ruoli in costume (Emma), blockbuster pop (New Mutants) e horror suggestivi (The Witch).
È nata una stella che brillerà a lungo.
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