Dopo una lunga preparazione, L’amica geniale giunge finalmente a un punto di non ritorno, a quella svolta che chi conosce la storia raccontata da Elena Ferrante nei suoi quattro volumi aspettava con grande ansia.
In realtà non c’era solo la voglia di conoscere come sarebbe stata effettuata la trasposizione di queste vicende, ma anche la paura riguardo all’esito effettivo, perché una storia raccontata così bene e capace di lasciare così tanto spazio all’immaginazione, non è semplice da mettere in immagini.
Questa seconda e brillante coppia di episodi dimostra ancora una volta le qualità della writers’ room della serie e in particolare la capacità di eseguire una riduzione televisiva in grado di tagliare proprio dove è possibile ed esaltare quei momenti che, una volta messi in scena, trovano forse ancora maggiore compiutezza.
Il primo episodio si intitola “Scancellare” e fin dal titolo rimanda alla capacità della serie di rappresentare prima di tutto un contesto storico e culturale, ovvero la Napoli del Secondo Dopoguerra, un microcosmo vitale e in crescita, molto legato alle sue origini ma anche proiettato verso il futuro, spinto verso il mondo moderno ma ancora capace di usare la tradizione e il dialetto per esprimere una propria visione del mondo.
Al centro del discorso c’è il ritratto di Lila, quella gigantografia esposta nel negozio in piazza Dei Martiri che oggettifica la protagonista e la fa sentire usata. È qui che la vitalità di Lila ritorna a farsi sentire e con essa rivediamo anche quell’alleanza magica con Lenù che le porta a realizzare una vera e propria opera d’arte a partire dalla fotografia che la vede in abito da sposa, il simbolo del riscatto (seppur temporaneo) della neo signora Carracci.
Sono però gli ultimi attimi di un rapporto che si deteriora sempre di più, popolato ormai da gelosia, incomprensioni e invidia diffusa, che esplodono in una scena in auto in cui Lila, dopo aver assistito impotente a una conversazione tra Lenù, Nino e una cricca alla quale non appartiene, attacca ferocemente la sua migliore amica, dimostrando così ancora un disprezzo una parte di sé della quale si vorrebbe liberare.
Il capolavoro però arriva con il quarto episodio, in cui Saverio Costanzo lascia il posto ad Alice Rohrwacher, la quale dirige meravigliosamente uno degli episodi più importanti andati in onda fino a questo momento, nonché già da ora uno dei vertici della serialità televisiva italiana.
Il pretesto per dare una svolta alla narrazione è la permanenza estiva a Ischia, che come abbiamo visto durante la scorsa stagione è un luogo di tentazione e scoperta di sé per le protagoniste. Questa volta al centro c’è il triangolo che si viene a creare con Nino Sarratore, oggetto del desiderio privilegiato di Lenù ma anche strumento di Lila per ferire Lenù (o almeno è di questo che sembra essersi convinta quest’ultima).
Sulla trama non diciamo altro perché è davvero meraviglioso godersela senza troppi spoiler, ma aggiungiamo un’ultima cosa su Rohrwacher, il cui sguardo sul mondo si adatta perfettamente allo stile di Ferrante, in particolare per come lavora sui volti dei personaggi e sull’illuminazione delle scene. Il suo stile sembra essere fatto per questa storia e sarebbe bellissimo se in futuro potesse dirigere ancora altri episodi. Ad oggi sappiamo che anche il prossimo porterà la sua firma e non vediamo l’ora di vederlo.
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