L'amica geniale, la recensione del terzo e quarto episodio
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L’amica geniale, la recensione del terzo e quarto episodio

Con questa seconda coppia di episodi la serie tratta dai romanzi di Elena Ferrante alza notevolmente l'asticella della qualità

L’amica geniale, la recensione del terzo e quarto episodio

Con questa seconda coppia di episodi la serie tratta dai romanzi di Elena Ferrante alza notevolmente l'asticella della qualità

Lila

Sull’onda del grandissimo successo di pubblico e critica, L’amica geniale continua la sua doppia cavalcata quasi contemporanea sul palinsesto statunitense e su quello italiano.

La seconda delle quattro coppie di episodi previste in questa prima stagione introduce un salto temporale e si apre con una sequenza surreale e molto potente in cui Lila è già più grande di Lenù e la sua risata, quasi diabolica, fa da cattivo presagio a un futuro molto difficile per il rione.

Nel terzo episodio ritroviamo le due amiche alla fine della scuola media con gli autori che mettono a fuoco in maniera estremamente acuta le difficoltà economiche delle famiglie locali e soprattutto il loro impatto sul futuro delle ragazzine. Le prove da superare per Lenù sono decisamente ostiche, anche perché l’analfabetismo dei due genitori (sottolineato in maniera mai didascalica dalla serie) fa di lei un elemento estraneo all’interno della famiglia.

Riguardo alla crescita delle protagoniste, la serie in linea con il libro mette in evidenza l’impatto devastante dell’arrivo del primo ciclo mestruale, chiamato dalle ragazzine “o’ marchese”. In questo modo è possibile sia parlare in modo esplicito di mestruazioni (con tanto di macchia di sangue in prima serata su Rai 1) sia delle conseguenze dei cambiamenti fisici delle giovani sulle loro relazioni sociali. A questo proposito il terzo episodio riesce ad assestare almeno un paio di cazzotti allo stomaco di grande violenza: il primo è costituito dalla sequenza dello stupro, in cui non si vede nulla ma si capisce tutto, compresa l’omertà di una società profondamente maschilista e sessista; il secondo riguarda la scena in bagno in cui Lenù viene messa alle strette e costretta con violenza psicologica a mostrare il proprio seno a due suoi compagni di scuola in cambio di soldi.

Il quarto episodio è fino a questo momento il più riuscito, quello in cui la teatralità già molto presente fino a questo momento viene ulteriormente esasperata e le atmosfere surreali insite nel romanzo trovano un momento di reale compimento. La puntata è caratterizzata da due fondamentali sequenze corali, quella in cui per la prima volta Lila diventa donna agli occhi del rione e quella della notte di Capodanno. La prima è una nuova tappa di quell’eterno percorso in cui Lenù è ripetutamente attratta e respinta dalla sua migliore amica, perché da una parte è indiscutibilmente affezionata a lei e alle sue capacità, ma dall’altra è invidiosa del fatto che riesca sembra a starle davanti in tutto. Vedere Lila ballare al centro della sala e attirare su di sé le attenzioni degli uomini passando in un attimo dalla ragazzina ignorata da tutti a quella unanimemente desiderata è un duro colpo per Lenù. Sotto questo punto di vista gli autori sono bravissimi però nel giustapporre scene del genere ad altre in cui il rapporto tra le due si fa sempre più stretto, come quando Lila insegna a Lenù come tradurre dal latino.

La lunga sequenza conclusiva era una delle più attese della serie perché rappresenta lo spartiacque sia della stagione che del romanzo. In quello scontro a fuoco tra le due terrazze, messo in scena da Saverio Costanzo con grande attenzione al bilanciamento tra le emozioni dei personaggi e la messa in scena di un contesto eccentrico e surreale, si assiste a un turning point fondamentale del racconto, con Lila che per la prima volta è testimone di un evento che la cambierà per sempre e Lenù testimone del cambiamento in atto nella sua migliore amica.

Dopo un inizio molto convincente ma altrettanto introduttivo, L’amica geniale con la seconda coppia di episodi acquista personalità e ritmo, innalzando ulteriormente la qualità. La scelta di Alba Rohrwacher per la voce narrante di Lenù adulta lascia ancora molto perplessi per via di un accento privo di ogni credibilità, ma per il resto la serie si conferma un prodotto di altissimo livello.

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