L’amica geniale, ottimo l’esordio della seconda stagione – La recensione degli episodi 1 e 2
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L’amica geniale, ottimo l’esordio della seconda stagione – La recensione degli episodi 1 e 2

A partire dal secondo libro della tetralogia di Elena Ferrante la serie comincia la sua seconda annata con due puntate molto emozionanti

L’amica geniale, ottimo l’esordio della seconda stagione – La recensione degli episodi 1 e 2

A partire dal secondo libro della tetralogia di Elena Ferrante la serie comincia la sua seconda annata con due puntate molto emozionanti

La prima stagione dell’Amica geniale è stata un successo per certi versi addirittura inaspettato, perché la serie grazie anche al contributo esterno di HBO alla produzione si è lanciata a testa alta in una scommessa che poteva sembrare persa in partenza, ma che è riuscita a vincere smentendo ogni scetticismo.

Teoricamente, infatti, i target di Rai 1 e di HBO sono poco compatibili, perché il primo si rivolge a un pubblico generalista mentre l’emittente cable americana ha un bacino spettatoriale decisamente selezionato. Anche alla luce di ciò il successo della serie ha del clamoroso e conferma non solo la qualità degli autori e delle autrici, ma anche quella della materia prima di Ferrante, capace di parlare a tutti senza perdere un briciolo della propria forza.

Dopo una prima stagione celebrata sia in Italia che negli Stati Uniti, la seconda è anticipata da importanti aspettative, soprattutto perché il secondo libro, Storia del nuovo cognome, è uno dei più amati dai lettori. In particolare la prima parte del volume, adattata nei due episodi d’apertura della stagione, costituisce uno dei momenti più intensi, pregni di significato e importanti per il presente e il futuro dei personaggi principali.

Lila e Lenù sono cresciute, non solo e non tanto fisicamente (anche perché la stagione si collega alla precedente in maniera diretta) quanto per via di esperienze che le hanno cambiate, traumi che hanno dovuto affrontare e che le hanno segnate come mai avrebbero immaginato. Fino a quel momento, infatti, le due hanno esperito solo parzialmente il ventaglio di sofferenze che comporta l’essere donna in quella società e in quel contesto, assistendo alle ferite delle madri, zie o vicine di casa, senza però riuscire a spiegarsi realmente da dove provenissero e in che modo si manifestassero.

Ferita è una parola chiave perché purtroppo ci sono casi in cui la metafora ha anche un equivalente molto concreto, come si capisce sin dal primo episodio, quello in cui viene raccontata la vita coniugale di Lila e Stefano e vengono mostrati i momenti di violenza domestica, in particolare riguardo al viaggio di nozze in Costiera Amalfitana in cui la tensione tra i due neo sposi che ha chiuso la prima stagione deflagra in modi esplosivi. 

La regia di Costanzo è molto intelligente e acuta sia nel mostrificare Stefano (bellissima l’inquadratura del suo volto deformato dal vetro smerigliato della porta del bagno) sia nel raccontare con attenzione la violenza intrinseca di un rapporto coniugale che fin da subito conosce una vittima e un carnefice. Le botte che la co-protagonista riceve dal marito e lo stupro subito durante la prima notte di nozze erano una delle sfide maggiori di questa stagione e la serie ne viene fuori con grande coraggio, mostrando su Rai 1 cose che gli spettatori della rete non sono certo abituati a vedere. 

In questi primi due episodi torna al centro, naturalmente, il rapporto tra Lila e Lenù, facendo emergere tutte le contraddizioni di un’età di continui cambiamenti, soprattutto riguardo a personalità così complesse come quelle delle due ragazze. Lila è sempre più logora, perché essere incasellata nel ruolo di moglie e donna di casa sta mettendo a dura il suo carattere e la violenza psicologica che subisce quotidianamente non solo dal marito ma anche dal padre e dal fratello la vede quasi completamente impotente. 

D’altro canto Lenù non se la passa così meglio perché, pur non essendo inchiodata dal matrimonio ma divisa tra le pressioni non richieste di Antonio e il desiderio per il desiderio che prova per Nino, cerca invano di aiutare la sua amica finendo per fare solo peggio. Persuasa e quasi terrorizzata da Stefano, Lenù si trasforma suo malgrado in uno strumento del patriarcato provando a far ragionare Lila rispetto alla maternità, tradendo la loro complicità. È a questo punto che arriva il capolavoro di regia di Costanzo, il quale mette Lenù di fronte a un momento di epifania davvero strabiliante dal punto di vista della messa in scena, sospendendo la narrazione per mostrare alla protagonista attraverso la condizione delle donne del quartiere le ragioni della sofferenza dell’amica.

Dopo un inizio di stagione così bello la curiosità per la prossima coppia di episodi è molto alta, perché se la seconda stagione dell’Amica geniale dovesse confermarsi allo stesso livello della prima (come sembra) allora ci troveremmo di fronte davvero a qualcosa di molto importante.

 

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