Nero a metà è una nuova serie prodotta da Rai Fiction-Cattleya in collaborazione con Netflix. Protagonista assoluto è Carlo Guerrieri, ispettore del commissariato del rione Monti di Roma, professionista old school che usa metodi non tradizionali nelle sue indagini, muovendosi al confine tra legge e fuori legge.
Carlo (interpretato da Claudio Amendola) è anche un padre solo, con un figlia ormai grande, Alba (Rosa Diletta Rossi), la quale dopo aver vissuto per un po’ con il padre lo lascia per andare a convivere con il fidanzato Riccardo. Tra le altre cose, Alba è un medico legale e lavora spesso nelle stesse indagini del padre ed è supportata da Giovanna, sua mentore professionale e non solo (interpretata da Angela Finocchiaro).
Il focus principale della serie è però, come il titolo suggerisce, legato al razzismo. Il primo episodio, infatti, è completamente incentrato sull’incontro tra Carlo e Malik Soprani (Miguel Gobbo Diaz). Gli autori costruiscono in maniera abbastanza didascalica ma in fondo efficace il percorso che porta all’incontro tra Carlo e Malik e in particolare il primo a scoprire che il secondo non è un potenziale criminale ma addirittura il suo vice. Per quanto abbia una certa forza, soprattutto dal punto di vista ironico, questa soluzione è decisamente poco plausibile perché si fa molta fatica a credere che un ispettore non sia a conoscenza dell’identità del suo diretto sottoposto.
Nero a metà andrà avanti per sei serate su Rai 1 e grazie alla partecipazione di attori famosi come il citato Amendola ma anche come Fortunato Cerlino (il Pietro Savastano di Gomorra) potrebbe avere un discreto successo dal punto di vista degli ascolti. Già dal secondo episodio emerge in maniera più compiuta il tema portante dello show, ovvero l’incontro scontro tra due soggetti così diversi come Carlo e Malik e quindi l’incontro tra due facce dell’Italia contemporanea. Sotto questo punto di vista la serie non riesce a svincolarsi sempre da alcuni stereotipi che rendono il racconto a volte abbastanza banale, tuttavia ha il merito di rivolgersi al pubblico generalista italiano tentando di trovare un punto d’incontro, anche se in maniera un po’ didattica, tra due parti oggi molti distanti del nostro paese.
La serie è interamente diretta da Marco Pontecorvo e si inserisce in un processo di evoluzione delle serie TV targate Rai che in questi ultimi anni sta dando ottimi risultati, toccando diversi generi. L’intero filone di prodotti seriali incentrati sulla lotta alla mafia ha visto ne Il Cacciatore una tappa molto importante, perché si è trattato di uno show decisamente apprezzato dalla critica, in particolare grazie all’interpretazione di Francesco Montanari, ex Libanese di Romanzo criminale.
Allo stesso modo ha funzionato perfettamente una serie come La linea verticale di Mattia Torre, che unisce il discorso sulla malattia e gli ospedali a un tono ironico e surreale che ricorda da vicino Boris. Altro successo di rilievo è stato Rocco Schiavone, soprattutto grazie al carisma di Marco Giallini che ha dato vita a un poliziotto violento e rude come raramente su vede sulla TV pubblica.
A giudicare dai primi due episodi, Nero a metà non è il nuovo Rocco Schiavone e sembra un gradino sotto gli altri prodotti citati dal punto di vista della qualità. Al contempo però si inserisce in maniera organica in questo percorso tentando di fare discorsi decisamente più maturi e complessi rispetto alla media dei programmi Rai del passato.
Questa progressiva evoluzione della produzione seriale del servizio pubblico troverà un suggello definitivo martedì 27 quando su Rai 1 andranno in onda i primi due episodi di L’amica geniale, serie tratta dai romanzi di Elena Ferrante e interamente diretta da Saverio Costanzo.
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