Squid Game è la serie perfetta del momento. Non solo lo show sta registrando numeri da record in quanto a visualizzazioni su Netflix, ma è anche diventato un cult mondiale per la sua estetica e la sua metafora spietata della società contemporanea. Prima di immaginare un successo simile, però, c’era un dettaglio che in fase di lancio non convinceva i suoi creatori. Ed era proprio il titolo. In una recente intervista Minyoung Kim, vice presidente dell’ufficio contenuti della sezione di Netflix dedicata all’estremo Oriente, ha dichiarato che il titolo Squid Game (Ojingeo in sud-coreano) lasciava perplessi gli esperti dell’ufficio marketing.
Come sappiamo, Squid Game fa riferimento a un gioco realmente esistente in Corea, popolare tra i bambini soprattutto nel passato. I ragazzi di oggi, insomma, a “squid game” non giocano e si sono disabituati ai giochi di cortile. La produzione temeva quindi che le nuove generazioni non cogliessero con immediatezza il riferimento al gioco. E, per un certo periodo, il marketing di Netflix ha valutato un titolo alternativo e più generico: Round Six.
«Squid Game è un vero gioco per bambini, ma non tutti i coreani lo sanno», ha spiegato Minyoung Kim. «La mia generazione lo sa, ma la generazione di mia nipote probabilmente no. Fin dall’inizio volevamo che questa serie viaggiasse, ma eravamo preoccupati che il titolo Squid Game non avrebbe avuto risonanza perché non molte persone lo avrebbero capito. Quindi abbiamo scelto il titolo Round Six, cercando qualcosa di più generale per far capire alla gente di cosa tratta lo show: ci sono sei round nel gioco. Ma, in seguito, il regista Hwang Dong-hyuk ha suggerito che forse saremmo dovuti tornare su Squid Game, perché è uno spettacolo unico e questo gioco ne è l’essenza. Penso che il titolo più autentico abbia effettivamente funzionato molto bene. Il titolo Squid Game, insieme alla grafica accattivante, cattura davvero l’interesse, specialmente per il pubblico che non ha mai visto una serie coreana prima ma è alla ricerca di cose nuove da guardare».
Fonte: THR
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