Il posto delle fragole: il film che ha reso famoso il regista svedese Ingmar Bergman all’interno del panorama cinematografico internazionale. La pellicola, di genere drammatico-sentimentale, esce nel 1957 e da subito risulta apprezzatissimo dalla critica. Infatti, vince l’Orso d’Oro al Festival di Berlino e proprio il Premio della Settimana della Critica a Venezia.
Si aggiudica, poi, il Nastro d’Argento per la miglior regia di un film straniero. Inoltre, viene nominato agli Oscar per il miglior soggetto originale e per numerosi altri premi europei e extraeuropei.
Il posto delle fragole: la trama
Isak Borg (Victor Sjöström), ormai anziano professore di medicina, deve mettersi in viaggio da Stoccolma verso l’Università di Lud. Qui, infatti, gli verrà consegnato un premio per aver raggiunto il cinquantesimo anno di carriera come docente di batteriologia.
Un incubo, la notte prima della partenza, lo costringe a rivedere la sua decisione di spostarsi in aereo. Per di più, decide di non partire solo: andrà insieme a sua nuora, Marianne (Ingrid Thulin), e in automobile. Questa, per l’uomo, si rivela essere l’occasione per riflettere attentamente sulla propria vita.
Infatti, Marianne lo rimprovera di essere troppo avaro verso suo marito, Evald, il figlio del professore. Inoltre, una deviazione inaspettata del loro percorso li porta a sostare presso la casa dove Isak è cresciuto, insieme ai nove fratelli. E’ qui che i ricordi iniziano a prendere il sopravvento. La nostalgia raggiunge il suo culmine quando rivede la cugina Sara, intenta a raccogliere le fragole per lo zio Aron, di cui ricorre l’onomastico. Un tempo, infatti, il professore era profondamente innamorato di lei.
Dopo varie peripezie, inoltre, Borg decide di andare a trovare sua madre, un’anziana ormai ultranovantenne. La donna, mostrando al figlio e a Marianne vecchi cimeli di una vita passata, si lamenta della solitudine, nonostante i figli gli abbiamo dato numerosi nipoti.
Quando riprendono il viaggio, mentre la nuora guida, l’uomo è colto da un nuovo incubo. Al risveglio, dirà alla donna “sono morto pur essendo vivo”.
Nonostante tutto, i due arrivano a destinazione. Il professore viene premiato e, coricatosi, ricorda i momenti felici di quando era bambino.
Il posto delle fragole: un road movie esistenziale
Il posto delle fragole è il miglior film di Bergman a questa altezza cronologica, sia dal punto di vista formale che tematico. Si tratta di una pellicola intensa, emotivamente coinvolgente, nella quale è facile immedesimarsi.
Vi troviamo uno dei topoi tipici del regista,vale a dire quello della nostalgia per la giovinezza, qui, però, sviluppato in modo diverso rispetto agli altri suoi lavori. Infatti, in questo film sembra quasi darci l’illusoria speranza che sia effettivamente possibile tornare indietro e cambiare le cose.
Il protagonista, dunque, alla fine del suo viaggio si scopre profondamente cambiato. Ha compreso l’importanza degli affetti e decide di togliersi di dosso la maschera d’indifferenza che tanto lo rendeva infelice. Appena prima di giungere al termine della propria esistenza.
Una pietra miliare del cinema, citatissimo e imitatissimo. Ma mai eguagliato. Da vedere, assolutamente.
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