Miseria e nobiltà: dalle pagine di Scarpetta al film a colori di Totò. Infatti, forse non tutti ricordano che, in primis, questo è il titolo della celebre commedia in tre atti del napoletano Eduardo Scarpetta, composta nel 1887. Poi, negli anni ’50, diventa il soggetto della pellicola realizzata dal regista Mario Mattoli.
Vediamo insieme i dettagli di queste due grandi opere.
Miseria e nobiltà: la commedia di Scarpetta
Seguiamo, lungo i tre atti della commedia, le vicende di Felice Sciosciammocca, personaggio interpretato dallo stesso Scarpetta. La trama, in particolare, si articola attorno alla storia d’amore del nobile Eugenio e di Gemma, figlia di Gaetano, un cuoco arricchito. Ma, proprio a causa dei poveri natali della ragazza, il padre di lui, il marchese Favetti vuole ostacolare a tutti i costi il loro matrimonio. Eugenio, allora, si rivolge allo scrivano Felice, in cerca di una soluzione.
Se ne vedranno delle belle quando, Felice, insieme a un suo compare, Pasquale, faranno la loro comparsa in casa di Gemma, fingendo di essere dei fantomatici parenti nobili della ragazza. Come se non bastasse, i nostri personaggi scopriranno che, in realtà, anche il padre di Eugenio è innamorato, segretamente, della stessa Gemma. Smascherato il marchese, questi non potrà che acconsentire alle nozze.
Miseria e nobiltà: il film con Totò
Il regista Mario Mattoli era un vero ammiratore di Scarpetta. Infatti, Miseria e nobiltà è, nel 1954, una delle tre trasposizioni cinematografiche di altrettante commedie di questo grande autore del passato. Infatti, lo stesso anno, insieme a questo film, usciva Il medico dei pazzi, mentre di una anno precedente è Un turco napoletano.
Questa pellicola, a colori, oltre che vedere Totò nei panni dello scaltro Felice, vanta di certo un cast d’eccezione. Dolores Palumbo è la sua compagna, Luisella, e Enzo Turco il suo compare Pasquale. Mentre è Gemma interpretata dalla mitica Sophia Loren. Giuseppe Porelli è il marchese, Franco Pastorino suo figlio.
Mattoli, non modificandone per niente la trama, vuole realizzare una versione più leggera e fresca, rispetto alla commedia di Scarpetta. In particolare, merito di Totò l’aver introdotto diverse scene molto divertenti. Memorabile e passata alla storia è, per esempio, quella famigerata degli spaghetti. Felice e i famigliari di Gemma non riescono a trattenersi: appena il cuoco esce, con le mani, assaltano la pirofila dove è stata adagiata una bella quantità di pasta al pomodoro. A manciate, tutti se la portano alla bocca. Felice, addirittura, se ne infila un po’ in tasca...
Le gag non mancano, basti pensare alla scena in cui Felice, prendendo il posto di Pasquale, cerca inutilmente di perdere tempo quando una coppia gli chiede una fotografia: il problema è che lui non ha proprio idea di come funzioni l’apparecchio. Infine, una terza sequenza memorabile è quella deve scrivere una lettera per un suo compaesano analfabeta. Peccato che il dialetto dell’uomo gli risulti quasi del tutto incomprensibile.
Un grande classico del teatro napoletano, messo in scena sul grande schermo da uno degli attori più talentuosi del ‘900. Da vedere assolutamente.
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