The Cube - Il cubo: quando solo la matematica sembra l'unica via d'uscita
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The Cube – Il cubo: quando solo la matematica sembra l’unica via d’uscita

The Cube – Il cubo: quando solo la matematica sembra l’unica via d’uscita

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The Cube è il titolo di un film, di genere thriller del 1997 del regista canadese Vincenzo Natali.

La pellicola, girata con un budget molto basso (gli effetti speciali, praticamente realizzati gratis) riscuote un buon successo al botteghino. Tanto che, sebbene la materia di partenza della trama sia molto limitata, ne nasce una trilogia. Infatti, nel 2002 viene girato il suo sequel, The Chube 2 – Hypercube. La direzione delle riprese questa volta tocca a Andrzej Sekuła, fino ad allora “solo” direttore della fotografia di Le Iene, Pulp Fiction e Four Rooms di Tarantino. Infine, nel 2004 esce al cinema Cube Zero, prequel della vicenda, ultimo dei tre film.

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Fonte Instagram @pa_havet

 

The Cube: la trama

Sei personaggi sono i protagonisti di The Cube, sei come le facce del cubo, verrebbe da pensare. Il poliziotto Quentin (Maurice Dean Wint) e il ladro Rennes (Wayne Robson), ormai non più molto giovane. Leaven (Nicole de Boer), un’acuta studentessa di matematica e la psicologo dottoressa Holloway (Nicky Guadagni). Un ragazzo autistico con notevoli abilità di calcolo, Kazan (Andrew Miller) e un architetto, Worth (David Hewlett). Quest’ultimo, pare che abbia aiutato a progettare ma misteriosa e inquietante stanza – cubica – entro la quale queste persone si risvegliano. Non si conoscono tra loro e nessuno ricorda come è arrivato lì, ne il perché.

Poco alla volta, il gruppo si rende conto che quella è solo una parte di cubo di dimensioni maggiori. Questo è composto a sua volta, dunque, da cubi più piccoli, uno identico all’altro. Allora, tutti riconoscono la necessità di trovare una via d’uscita, e in fretta. Tuttavia, ben presto si renderanno conto che il luogo è disseminato di trappole e tranelli, alcuni dei quali fatalmente mortali.  Tra il calcolo di coordinate cartesiane e il riconoscimento di numeri primi, sarà utile che ciascuno metta a disposizione le proprie conoscenze e abilità, per svelare lo schema celato dietro a ogni stanza…

Chi di loro, alla fine, riuscirà a salvarsi?

The Cube: un thriller dalla dimensione allegorica

A un primo livello di lettura, The Cube si rivela nè più ne meno che un thriller surreale. Qualche anno più tardi, una suggestione simile – ma dai risvolti decisamente più splatter – darà vita alla saga di Saw – L’enigmista. L’ansia e la frustrazione dei protagonisti sale di pari passo alla loro paura, dopo l’ennesimo tentativo fallito di evadere. Dopo la morte di uno dei compagni, la disperazione e il terrore aumentano inesorabilmente.

Nonostante la recitazione degli interpreti non sia, tutto sommato, eccelsa, è la regia che fa da padrona. Infatti, come a compensare l’unità del luogo dove agiscono i personaggi, la macchina da presa diventa il tramite attraverso cui percepire i loro stati d’animo.

Se si va oltre,  ecco un secondo livello di lettura: la stanza cubica, allora, potrebbe trasformarsi nella metafora della nostra esistenza. Infatti, lo stesso architetto dirà, a un certo punto: “La vita è troppo complicata, la ragione per cui siamo qui ci sfugge totalmente“.  Allo stesso modo, per quanto riguarda l’epilogo, agli spettatori non verrà affatto svelato il mistero dei cubi.

Un film inquietante, surreale e disturbante. Da vedere, per chi vuole qualcosa che lo tenga con il fiato sospeso.

 

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