Il mio vicino Totoro (1988) è uno dei film più celebri e più amati di Hayao Miyazaki. La figura di Totoro, l’enorme e buffo custode della foresta, in patria è una vera e propria icona, al pari di Topolino, tanto che lo Studio Ghibli ha deciso di utilizzarlo anche nel logo che accompagna i suoi prodotti.
Il film è conosciuto per essere uno dei più spensierati titoli del Maestro giapponese e racconta la storia di due sorelline, Satsuki e Mei, che si trasferiscono in un paesino di campagna insieme al padre, per permettere a quest’ultimo di visitare la madre Yasuko, ricoverata in ospedale. Fin dall’uscita, tuttavia, le atmosfere allegre e piene di meraviglia del racconto sono state messe in ombra da una teoria, secondo la quale l’anime sarebbe invece un’allegoria della morte, e il finale molto più tragico di ciò che appare.
Chiariamolo subito: si tratta soltanto una diceria, e questo è stato confermato ufficialmente nel 2007 quando lo Studio Ghibli, a causa della popolarità della teoria in Giappone, ha deciso di pubblicare una dichiarazione ufficiale per smentire tutto, invitando i fan a una lettura più letterale dell’opera di Miyazaki. All’epoca, gli spettatori avevano infatti tracciato un collegamento tra Totoro e un episodio di cronaca nera noto come “l’incidente di Sayama”, in cui perse la vita la sedicenne Yoshie Nakata. Proprio questa associazione con la tragedia ha spinto Ghibli a dissociarsi pubblicamente dall’inquietante teoria.
Ma, casi true crime a parte, l’ipotesi di Il mio vicino Totoro come allegoria della morte è ancora oggi piuttosto diffusa, supportata anche da alcuni elementi del film che la rendono assai plausibile. Nel finale della storia, la piccola Mei, preoccupata per le condizioni di salute della madre, decide di raggiungere da sola l’ospedale, ma finisce per perdersi. Gli abitanti del villaggio si mettono subito alla ricerca della bambina e trovano una scarpetta vicino a uno stagno, cosa che fa subito pensare al peggio. A quel punto la sorella maggiore Satsuki, disperata, chiede aiuto a Totoro, che grazie al Gattobus ricongiunge le due bambine e le porta in ospedale, dove possono constatare che la madre, al contrario, si è ripresa e sta meglio. Il film ha poi un lieto fine, con Yasuko che torna a casa e Satsuki e Mei che giocano allegramente con gli altri bambini.
Secondo l’inquietante teoria, invece, Totoro rappresenterebbe uno shinigami, cioè un dio della morte, e tutto il finale sarebbe da interpretare come un’allegoria. Perciò, Mei sarebbe davvero affogata nello stagno, e Satsuki, incapace di affrontare la verità anche di fronte al ritrovamento della scarpetta, sarebbe corsa da Totoro, il quale le avrebbe permesso di riunirsi con la sorellina. Il finale, dunque, si svolgerebbe proprio nell’aldilà, dove le bambine e la madre finalmente si ritrovano. Secondo i sostenitori della teoria, la prova principale consisterebbe nel fatto che le piccole protagoniste sono le uniche, tra tutti i personaggi, a vedere e poter interagire con Totoro, che essendo uno shinigami si mostrerebbe soltanto a persone in procinto di morire.
Per quanto sia stata smentita ufficialmente dagli autori, non c’è dubbio che questa lettura del film abbia ancora degli aspetti affascinanti. Voi che ne pensate?
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