Alla conferenza stampa de Il cuore grande delle ragazze, presentato oggi in concorso al Festival di Roma il regista Pupi Avati non c’è. Si è appena ripreso dal malore che lo ha colto l’altro ieri e conserva le forze per il red carpet di stasera, dove sfilerà assieme al sodale di sempre – il fratello Antonio – e al cast ricchissimo del film, capitanato dai protagonisti Micaela Ramazzotti e dal cantante-attore Cesare Cremonini. Ai due giovani protagonisti, supportati da Antonio Avati, è toccato il compito di rappresentare il film durante la conferenza stampa . La pellicola, che uscirà il 18 novembre in 250 copie, è un racconto dell’infanzia del regista nella campagna emiliana. Storia di un ragazzo semplice e analfabeta di nome Carlino (Cremonini) con la passione per le moto Guzzi e per le donne. Le ragazze del paese vengono tutte sedotte da questo tombeur des femmes che le intorta con il suo leggendario “alito di biancospino” e con un irriducibile candore al confine con la stupidità. Fino a quando non incontra Francesca (Ramazzotti)…
Il film contiene tutti i temi portanti della poetica del cinema di Avati, soprattutto l’evocazione amarcord di un “piccolo mondo antico” perduto e la figura centrale della donna-madonna bellissima e tollerante. Intorno ai protagonisti ruota un cast corale e festoso di figurine eccentriche (spesso macchiettistiche) e contraddistinte da evidentissima emilianità, eccettuate le romane Francesca e la madre. Il regista si lascia dietro le spalle i toni drammatici de Il papà di Giovanna e si abbandona a un romanzo amarcord in cui più di una volta si scivola nella farsa, ma senza perdere la ruspante genuinità di fondo.
La Ramazzotti, a cui i cronisti hanno chiesto se è possibile che una donna perdoni i tradimenti del proprio marito, ha risposto che si commuove e si emoziona quando ripensa a queste donne del passato che sapevano non vedere e passare sopra le scappatelle dei propri mariti, pur conservando la loro supremazia. «Detto ciò, ho un rapporto equilibrato e felice con mio marito (Paolo Virzì, ndr), ma se dovessi scoprirlo a tradirmi, lo ammazzerei di sicuro». Cremonini, al suo secondo film al cinema, ma alla prima esperienza in un film d’autore, si è mostrato entusiasta dell’esperienza. Riguardo all’ammaliante alito di biancospino di Carlino ha detto: «E’ proprio della poetica di Avati cercare elementi fantastici che possano incantare. Anche l’amore a prima vista tra Carlino e Francesca è un elemento favolistico del film. E’ una delle cose del tempo che fu e ha un sapore magico».«Del resto – è intervenuta la Ramazzotti – Cesare incanta tutte le ragazze con le sue canzoni e qui lo fa con l’alito di biancospino…». Antonio Avati ha poi spiegato perché invece di girare in Emilia, hanno deciso di girare a Fermo nelle Marche. «I luoghi bolognesi non hanno più quell’aspetto rurale di una volta. E anche i bolognesi veri sono sempre di meno. Io sono un grande tifoso di calcio e quando porto mio figlio allo stadio, sento accenti tutt’altro che bolognesi. Una cosa che ci sta costringendo a non girare più a Bologna, anche per una forma di saturazione nei nostri confronti. Per alcuni è quasi fastidioso avere i nostri set in città». Sul rapporto con il regista sul set è intervenuta l’attrice romana, che di Pupi ha detto: «E’ ironico, pungente e sentimentale. Ho visto e rivisto i suoi film tante di quelle volte… Noi attori eravamo un teatro di buffe marionette che si attivava quando il nostro burattinaio entrava in azione. Nel film viene descritta una famiglia e così ci sentivamo anche noi. E’ il film più esilarante a cui io abbia partecipato e non si distingueva la differenza tra clima in scena e fuori scena». Su Cremonini ha detto: «Cesare è un ragazzo che incantava tutte le ragazze del set. A volte mi dicevano: “Io sono quella che oggi ricevo un bacio da Cesare, tu ne sai qualcosa?”. E io rispondevo: “Veramente, io sono sua moglie…” Cremonini ha dato un giudizio sulla colonna musicale del film, composta da Lucio Dalla: «Sono invidiosissimo, avrei voluto fare io la colonna sonora. Dal punto di vista musicale vivere un’esperienza così ricca, in cui ti senti un alunno, ha fatto sì che fossi con le orecchie puntate per aver trovato« la persona più saggia che io abbia mai incontrato nella mia vita. E tutto questo sicuramente influenzerà la mia musica».
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