The Sweet East: il riflesso distorto dell'America di oggi. La recensione del film dal Biografilm Festival The Sweet East di Sean Price Williams
telegram

The Sweet East: il riflesso distorto dell’America di oggi. La recensione del film dal Biografilm Festival

Dopo la premiere alla Quinzaine des Cinéastes di Cannes 2023, arriva anche in Italia grazie a I Wonder Pictures l’esordio alla regia del direttore della fotografia Sean Price Williams, facendo prima tappa al Biografilm Festival 2024.

The Sweet East: il riflesso distorto dell’America di oggi. La recensione del film dal Biografilm Festival

Dopo la premiere alla Quinzaine des Cinéastes di Cannes 2023, arriva anche in Italia grazie a I Wonder Pictures l’esordio alla regia del direttore della fotografia Sean Price Williams, facendo prima tappa al Biografilm Festival 2024.

PANORAMICA
Regia
Sceneggiatura
Interpretazioni
Fotografia
Montaggio
Colonna sonora

Sean Price Williams potrebbe non accendere alcuna lampadina anche nel pubblico più cinefilo, eppure la sua carriera si dipana nel corso degli ultimi quindici anni con collaborazioni di rilievo nel cinema indipendente americano. Il proprio uso di colori e luci, estremamente saturati, quasi stordenti alla vista, attira verso di sé autori come i fratelli Safdie, Abel Ferrara e Alex Ross Perry, oltre che diversi incarichi per videoclip di artisti altisonanti, come il film delle boygenius diretto da Kristen Stewart.

Da una figura così, affiancata al regista come il direttore della fotografia (alcuni autori svolgono loro stessi entrambe le mansioni) è quindi scontato aspettarsi l’avvicinamento verso l’altro ruolo in un progetto che possa portare il suo nome al primo posto. Sean Price Williams prende quindi uno script concepito dall’alba del mandato di Donald Trump alla presidenza, dal quale nasce The Sweet East.

Riprendendo la formula rodata dell’avventura picaresca, Lillian (Talia Ryder), una studentessa, in gita scolastica a Washington D.C., decide di staccarsi dalla classe e intraprendere un viaggio in solitaria lungo la East Coast statunitense, incontrando lungo la sua via improbabili personaggi e incappando in situazioni al limite del paradossale.

In una struttura disarticolata come quella di questo esordio, il cui tema principale del viaggio non rappresenta un andamento lineare, Sean Price Williams gioca coi luoghi comuni e gli stereotipi di un’America fratturata, distorcendo ed esagerando i tratti psicologici dei suoi abitanti con evidente scopo satirico dentro e fuori dal testo.

Proprio per questo ultimo fine, le scelte di casting compiute dallo stesso Williams, che vertono saggiamente sui nuovi volti dell’industria seriale contemporanea (Jacob Elordi e Ayo Edebiri) fino a icone del passato in rivalsa (Simon Rex) si rivelano azzeccate proprio per il paradosso tra l’immagine pubblica di questi nomi e le inedite vesti che sono chiamati ad indossare.

Tale finalità viene accentuata dallo sguardo, scelto per osservare questa rovinosa realtà: quello di Talia Ryder, astro nascente invece ancora fuori dai radar dell’immaginario collettivo. Come nel caso di Beau ha paura, la cui vicinanza di uscita evidenzia una odierna necessità autoriale di raccontare l’America con tali strampalate modalità narrative, la performance principale è fondamentale per la riuscita del progetto.

Lo sguardo di Lillian, così come lo era quello di Beau, è il ponte che permette al pubblico di interfacciarsi con gli eventi surreali proposti sul grande schermo, decretando il grado di veridicità dei suddetti, nonché l’atmosfera dell’intera opera. Talia Ryder riesce a maneggiare il delicato equilibrio tra naivete e smaliziata consapevolezza che la rende una perfetta portavoce dell’esperienza spettatoriale.

The Sweet East, tuttavia, si perde talvolta nelle sue stesse bizzarre divagazioni: il bersaglio della satira imbastita si conferma fin troppo blasonato, oltre che arrogante nella sua presunzione di aver toccato realtà e verità scomode della società americana che, invece, sono tutt’altro che inesplorate dal panorama mediatico attuale.

L’esordio di Sean Price Williams rappresenta comunque un viaggio straniante e divertito, che non si limita a prendere in giro il solo tessuto sociale, ma anche forme, espedienti e ricorrenze delle modalità narrative vigenti del paese a stelle e strisce.

© RIPRODUZIONE RISERVATA