Abra, kadabra e ala-Shazam! Il supereroe più imbranato dell’universo DC torna nelle sale con una nuova avventura, a quattro anni di distanza dalla prima volta: a impersonarlo è ancora una volta Zachary Levi, perfettamente a suo agio in un ruolo libero da obblighi e interamente votato al divertimento.
Shazam! Furia degli dei riparte da dove avevamo lasciato il giovane Billy Batson e la sua famiglia: dopo aver condiviso con i fratelli addottivi gli enormi poteri ottenuti dal mago Shazam, il ragazzo adesso fatica a tenere insieme il gruppo. È un leader inesperto, patisce la sindrome dell’impostore e soprattutto ha paura di poter perdere quel fragile equilibrio e amore che è riuscito a trovare dopo anni di servizi sociali.
A complicare le cose, arrivano le Figlie di Atlante, due divinità del pantheon greco che, per colpa di Billy e della sua ignoranza in materia, sono riuscite a fuggire dal reame nel quale Shazam le aveva imprigionate. Il loro scopo è semplice: vogliono rimpossessarsi dei poteri del padre e degli altri dei – tra cui la saggezza di Salomone, la forza di Hercules, il coraggio di Achille, il potere di Zeus, la resistenza di Atlante e la velocità di Mercurio – per ridare linfa all’Albero della Vita. Tocca di nuovo alla “Shazamiglia” fermarle, prima che distruggano il mondo intero.
Una prospettiva che può sembrare particolarmente catastrofica e drammatica, ma il regista David F. Sandberg e gli sceneggiatori Henry Gayden e Chris Morgan partono con un vantaggio non indifferente rispetto a molti altri cinecomic: non hanno alcun bisogno di prendersi sul serio. Ancor più del primo capitolo, Shazam! Furia degli dei è un film lontano da logiche di franchise che obbligano a incastrarsi in dinamiche produttive e narrative seriali, non ha bisogno di darsi un tono più serio per innalzarsi e sfuggire alle critiche sulla presunta natura de-legittimante dei cinecomic. Al contrario, abbraccia invece la stessa immaturità propria del suo protagonista (un ragazzino coi poteri di Superman, stringi stringi) e si lascia andare.
Il risultato è un teen movie molto classico, con pregi e difetti messi in mostra in egual misura, ma una libertà comica refrigerante rispetto ai recenti soffocanti (e poi soffocati) tentativi di proporre storie di supereroi con estrema e insistita serietà drammaturgica. Shazam doveva essere l’antitesi di Black Adam, prima dell’avvento di James Gunn e la tabula rasa, e a conti fatti ha vinto lo scontro: invece di ricavare situazioni comiche da un personaggio serio, ha fatto il contrario ed ha lasciato spazio ad adolescenziali ironie e sfrontatezze. Un sistema che funziona soprattutto perché tutto il peso drammatico ricade sulle spalle delle villain, due attrici come Helen Mirren e Lucy Liu, fuori posto per tono e intensità ma proprio per queste necessarie per aggiustare la miscela.
Shazam! Furia degli dei rischia a più riprese di passare dalla semplicità alla banalità (nella narrazione soprattutto), ma grazie ad una scrittura spigliata e a momenti esilaranti, si tiene sempre sopra la linea di galleggiamento: è un teen movie solido sulla scia di film come Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo o altri con ancora meno pretese come Sky High – Scuola di superpoteri. È un riuscito rifiuto a farsi aggrovigliare nella querelle tra cinecomic e cinefilia, sorprendentemente efficace.
Non è ancora chiaro quale sarà il suo futuro, ma questo sequel conferma una cosa: un personaggio come Shazam è sicuramente adatto a restare nel pantheon di James Gunn, uno dei campioni della comicità applicata a questo genere. Il rischio (e la preoccupazione dei detrattori del regista e nuovo capo della DC Studios) però è che si ritrovi ad essere uno dei tanti, invece che la mosca bianca.
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