10 film che forse non sapevate fossero remake

Foto: Disney/DreamWorks Pictures/Universal Pictures

Ti presento i miei: partiamo con una delle commedie di maggior successo del 2000, che a quanto pare non è un’idea assolutamente originale. Si tratta infatti del remake di un film omonimo del 1992. Come sappiamo la trama racconta la storia di Greg, che si reca a casa dei genitori della propria fidanzata per incontrarli per la prima volta. Sopraggiungono una serie di incomprensioni e incidenti che renderanno davvero arduo per il protagonista farsi apprezzare dalla famiglia di Pam. In realtà il lungometraggio originale, diretto e interpretato da Greg Gilenna, propone momenti decisamente più tragici e imbarazzanti. Ciò che però ha reso indimenticabile la pellicola è l’atteggiamento sempre comprensivo dei genitori di Pam, creando un immaginario alquanto grottesco. Foto: DreamWorks Pictures

C’è posta per Te: con l’avvento di Internet, che ha concesso la possibilità di scambi virtuali piuttosto immediati, nel 1998 Nora Ephron realizza questo classico della commedia romantica con Tom Hanks e Meg Ryan. Una storia molto semplice ma decisamente efficace: due rivali in affari che non si sopportano l'un l'altro, sono ignari del fatto che si stanno innamorando tramite e-mail. In realtà però si tratta di un remake non di uno ma di ben due film; nel 1949 infatti fu realizzato I fidanzati sconosciuti, a sua volta remake del film del 1940 Scrivimi fermo posta diretto da Ernst Lubitsch. Anche nei due lavori precedenti i protagonisti si scontrano, non sapendo di essere coinvolti in uno scambio epistolare. La novità del film di Nora Ephron però, come anticipato, era rappresentata dall’avvento della posta elettronica e, grazie ad un titolo diverso, nessuno si è accorto che fosse “nient’altro” che un remake! Foto: Warner Bros.

Flubber: adorabile commedia per famiglie del 1997 con Robin Williams che racconta la storia di un professore che crea un composto rivoluzionario per errore. Soltanto grazie a Disney+ però il pubblico ha scoperto che anche questa vicenda è frutto di un remake, per la precisione del film del 1961 dal titolo Un professore fra le nuvole – a sua volta tratto da un racconto del 1943 e ispirato alla storia di un professore di Princeton. A dispetto del film originale, però, Flubber ha ottenuto un ottimo successo sia di box-office che di pubblico. Foto: Disney

Vi presento Joe Black: senz’altro uno dei film che, al di là della qualità – che qui non vogliamo approfondire – è entrato nell’immaginario del pubblico. Nel lungometraggio l’incarnazione della morte si prepara a togliere la vita a un magnate di successo chiamato William Parrish. Accetta tuttavia di ritardare la morte dell’uomo se quest’ultimo accetta di insegnargli la vita terrena. Alla fine arriva anche ad innamorarsi della figlia di Parrish, Susan. Una tematica “innovativa” per Hollywood, che non aveva mai presentato l’idea della morte in questo modo; eppure non così nuova come il pubblico pensava, dal momento che si tratta del remake di un film del 1934, La morte in vacanza. L’incipit non è però assolutamente identico, dal momento che nel lavoro del 1998 la morte arriva sulla terra per curiosità, mentre in quello del ’34 lo fa per capire il motivo per cui l’umanità la teme così tanto. Nonostante il remake abbia riscosso più successo dell’originale, il regista lo ha considerato piuttosto debole a causa di tutte le modifiche allo script ed è arrivato a rinnegare l’intero progetto. Foto: Universal Pictures

Profumo di donna: anche in questo caso siamo di fronte ad un film tra i più iconici degli anni ’90, diretto da Martin Brest e interpretato da Al Pacino. La storia tratta di Charlie, studente universitario che deve prendersi cura di un ufficiale dell'esercito cieco - Frank Slade. Contemporaneamente il ragazzo sta cercando cambiare le sorti del proprio percorso di studi, dopo essere stato incastrato ed espulso dal preside. Nonostante sia un remake del film di Dino Risi del 1974, l’arco narrativo riguardante l’università non era presente nello script originale, così come le scene più memorabili della versione statunitense e le condizioni psicologiche in cui Frank versa in tutto il corso del film. Nel remake infatti le tendenze suicide del coprotagonista emergono solo alla fine, mentre in quello di Risi fanno più da perno alla storia stessa. Foto: Universal Pictures

Insomnia: forse non il film più noto di Nolan, ma comunque un discreto successo dei primi anni 2000. La trama affronta la storia del Detective Dormer e della caccia all’uomo di un killer psicolabile, interpretato da Robin Williams, in una città dove il sole non sorge mai. Proprio questo causa non pochi problemi al protagonista, che inizierà ad avere dei disturbi del sonno che non sempre lo renderanno lucido e attento a ciò che lo circonda. Anche in questo caso però siamo di fronte ad una trama affatto originale, essendo Insomnia il remake di un noir norvegese del 1997 con Stellan Skarsgard. In questo caso però l’unica differenza è rappresentata dalle allucinazioni di cui soffre il protagonista interpretato da Al Pacino, che nel lavoro originale non sono state previste. Foto: Warner Bros.

Red Dragon: una delle saghe di maggior successo degli anni ’90 è quella di Hannibal, personaggio nato dalla penna di Thomas Harris. Red Dragon è il terzo capitolo del franchise, arrivato dopo lo straordinario Il silenzio degli innocenti e il suo diretto sequel, Hannibal. Un ruolo che ha consacrato Anthony Hopkins, che però non è stato il primo ad interpretare il killer cannibale. Nel 1986 usciva infatti nelle sale Manhunter, thriller diretto da Micheal Mann e interpretato da Brian Cox. La differenza sostanziale però è nell’importanza che Hannibal ha nel film, dal momento che nel lavoro di Mann è più marginale, come del resto accadeva anche nel romanzo. Foto: Universal Pictures

Il talento di Mr Ripley: Il dramma psicologico del 1999 è un adattamento dell'omonimo romanzo di Patricia Highsmith. La storia è incentrata su un truffatore sociopatico chiamato Tom Ripley che riesce ad ingraziarsi un fannullone di nome Greenleaf. Dopo essersi aabituato allo stile di vita lussuoso e spensierato dell’uomo, Ripley lo uccide e assume la sua identità. Il primo adattamento di questa storia è stato il film del 1960, Delitto in pieno sole. Sebbene entrambi i film siano fedeli al materiale originale, il modo in cui viene rappresentata la relazione tra Ripley e Greenleaf è invertito. Nell’originale infatti è Greenleaf il delinquente e spesso si diverte a sminuire la sua ragazza e Ripley. Non che quest’ultimo sia un’anima candida, ma è più che altro mosso dal desiderio di essere apprezzato. Nel remake, invece Greenleaf è spiritoso e carismatico, ben lontano dall'essere un mostro; aggettivo che invece di adatta a Ripley, dipinto con caratteristiche decisamente più sinistre. Foto: Paramount Pictures

L’esercito delle 12 scimmie: tra i film più confusi ma affascinanti degli anni ’90 troviamo proprio il lavoro diretto da Terry Gilliam e interpretato da Bruce Willis. Cole è un viaggiatore del tempo che dal futuro si reca nel XX secolo per impedire ad un virus di distruggere l’umanità. Ciò che in questo caso stupisce non è che il film sia in realtà il remake di un corto francese del 1962, La jetée, ma che Gilliam non lo abbia visto prima di realizzare il lungometraggio. Ciò che colpisce del lavoro originale è il modo in cui la storia viene raccontata dalle scene fisse; una scelta estetica che mira a riflettere inquietudine. Inoltre il suo protagonista non arriva nel passato anima e corpo, ma soltanto con la mente. Un'ultima differenza fondamentale è il modo in cui il personaggio principale incontra i viaggiatori del tempo provenienti da un futuro, che comunicano telepaticamente con il protagonista, nel tentativo di guidare le sue azioni e salvare l’umanità. Foto: Universal Pictures

Ben-Hur: chiudiamo con un autentico kolossal, arrivato nelle sale nel lontanissimo 1959. Diretto da William Wyler e interpretato dall’iconico Charlton Heston, il film narra la storia del principe Giuda Ben-Hur, tradito da un suo vecchio amico d'infanzia. Il protagonista troverà la sua vendetta in occasione dell’indimenticabile scena delle bighe di Gerusalemme – considerata una delle più spettacolari sequenze della storia del cinema. Corre voce che in quell’occasione uno stuntman perse la vita, ma in realtà quest’aneddoto è legato ad uno dei film che hanno preceduto questo remake. Ben-Hur infatti è un romanzo del 1880 – del generale Lew Wallace – ed è stato adattato ben tre volte. Prima del kolossal del ’59, infatti, la storia era già arrivata al cinema rispettivamente nel 1907 e nel 1925. Tutte le trasposizioni presentano comunque delle grandi differenze tra loro, soprattutto perché il primo è un corto muto e il secondo si concentra su un simbolismo religioso quasi assente dal lavoro di Wyler. Foto: Metro-Goldwyn-Mayer