10 film che hanno rovinato la reputazione di persone reali
Davide Stanzione
Il recente film di Clint Eastwood RICHARD JEWELL è stato duramente criticato per la sua rappresentazione di Kathy Scruggs, una giornalista dell'Atlanta Journal-Constitution interpreta da Olivia Wilde. In una scena, il personaggio ottiene informazioni sull'FBI e su ciò che gli agenti pensavano di Jewell, sospettato di aver piazzato una bomba alle Olimpiadi estive del 1996 ad Atlanta, flirtando con l'agente Tom Shaw (Jon Hamm). Per molti quella scena e i cliché che le stanno intorno nel film suggerivano che la donna fosse solita scambiare scoop giornalistici con favori sessuali. L'ex giornale della Scruggs ha definito la caratterizzazione "completamente falsa e dannosa" mentre la persona direttamente rappresentata non ha potuto difendersi né dire la sua, essendo morta di overdose nel 2001. (foto: Warner Bros.)
Il dramma vincitore del premio Oscar per il miglior film, IL CASO SPOTLIGHT, racconta delle indagini del Boston Globe sugli abusi sessuali su minori da parte di preti cattolici romani nell'area di Boston. Una delle persone raffigurate, Jack Dunn (Gary Galone), amministratore e PR per la Boston College High School, ha fatto causa al film sostenendo di non aver mai minimizzato la faccenda, a differenza di quanto viene mostrato nel film in una scena con i giornalisti Walter Robinson (Michael Keaton) e Sacha Pfeiffer (Rachel McAdams), che gli rimproverano di aver fatto tutto ciò che era in suo potere per proteggere l'immagine del college. (foto: Open Road Films)
Bonnie and Clyde di Arthur Penn, noto in Italia col titolo di GANGSTER STORY, racconta la storia dei celebri fuorilegge interpreti da Faye Dunaway e Warren Beatty. Il Texas Ranger Frank Hamer, interpretato dall'attore Denver Pyle, è immaginato nel film come un buffone ostinatamente alle calcagna di Bonnie e Clyde principalmente per vendetta, essendo stato umiliato da loro. Hamer era in realtà un uomo di legge incredibilmente distinto e lontano dalla caricatura "baffuta" cui assomiglia nel classico del 1967. Dopo l'uscita del film la famiglia di Hamer ha citato in giudizio la Warner Bros. per diffamazione e nel 1971 ha ricevuto un accordo extra-giudiziale. Il più recente film Netflix The Highwaymen ha tentato di riabilitare l'immagine di Hamer raffigurandolo molto più fedelmente e a interpretarlo ha provveduto in quel caso Kevin Costner. (foto: Warner Bros.)
Nonostante abbia vinto l'Oscar per la migliore sceneggiatura non originale, THE IMITATION GAME, il biopic su Alan Turing del 2014, è stato passato al setaccio per la sua autenticità storica decisamente traballante, così come per la minimizzazione dell'omosessualità del protagonista interpretato da Benedict Cumberbatch. Il comandante Alastair Denniston (Charles Dance), superiore di Turing che sovrintende al team di crittografia a Bletchley Park, è poi ritratto come un uomo scostante e sgradevole che si è limitato a ostacolare i tentativi di Turing di decifrare il codice Enigma. I resoconti storici suggeriscono però tutt'altro, tanto che molti hanno suggerito che il film abbia semplicemente inventato il Denniston in versione "villain" per generare una tensione cinematografica aggiuntiva nella sceneggiatura, e il casting di Charles Dance in questo senso ha sicuramente aiutato! La famiglia di Denniston, a questo proposito, scrisse anche una lettera di denuncia al Daily Telegraph. (foto: TWC)
Non si può negare che praticamente tutto ciò che vediamo in 300 di Zack Snyder pare urlare a squarciagola: "Non sono una lezione di storia!". In molti però si erano offesi per la rappresentazione dell'Impero persiano, definita addirittura come razzista. Nel film i persiani vengono mostrati come primitivi e selvaggi in contrasto con gli spartani, figure maschili avvenenti e archetipiche, e gran parte dell'esercito persiano è composto da mutanti subumani e altri abomini grotteschi. La rappresentazione più singolare, tuttavia, è quella dello stesso re Serse (Rodrigo Santoro), reimmaginato qui come un demi-dio decadente e imponente, in contrasto con la realtà decisamente più modesta del vero Serse (trattasi, ovviamente, di una licenza rispetto alle fonti storiche). C'è da dire anche che Hollywood molto raramente, quando rappresenta personaggi mediorientali, si muove in punta di fioretto o predilige le sfumature. (foto: Warner Bros.)
L'affascinante dramma sportivo di Ron Howard, CINDERELLA MAN - UNA RAGIONE PER LOTTARE, offre un biopic vivace del campione di boxe James J. Braddock, anche se non è altrettanto lusinghiero quando si tratta di raffigurare l'ultimo avversario di Braddock, il campione dei pesi massimi Max Baer (Craig Bierko). Baer è fondamentalmente ritratto come una caricatura di se stesso, un prototipo di cattivo sportivo, crudele e insensibile. Sebbene abbia causato la morte di un avversario, Frankie Campbell, sul ring, la versione hollywoodiana della storia non corrisponde all'immagine dell'uomo che in vita, perseguitato da quell'incidente, ha continuato a donare denaro alla famiglia di Campbell. (foto: Universal)
THE ELEPHANT MAN di David Lynch offre un ritratto profondamente compassionevole del deforme "Elephant Man" John Merrick (per il quale John Hurt fu nominato all'Oscar come miglior attore). Diverso il trattamento riservato al "cattivo", l'avido, violento, psicopatico e ubriaco direttore di circo Mr. Bytes (Freddie Jones), che mantiene con la forza John nel suo spettacolo circense. Il personaggio di Mr. Bytes è basato sullo showman inglese Tom Norman, che fu in realtà l'ultimo espositore di John Merrick (vero nome Joseph Merrick). Tuttavia, in contrasto con la rappresentazione nel film di Lynch - che è basato sul libro di Frederick Treves del 1923 "The Elephant Man and Other Reminiscences" - la famiglia di Norman ha insistito per precisare che il loro congiunto trattava Merrick in modo umano e non aveva problemi con l'alcol. In un'intervista del 2008, suo nipote Monty ha dichiarato: «Eravamo infastiditi dal modo in cui il film ha rappresentato mio nonno come personaggio sgradevole». Va detto che la sceneggiatura del film di Lynch ha avuto la delicatezza di cambiare il nome del personaggio, anche se la maggior parte degli spettatori potrebbe facilmente confondere la realtà con la fiction. (foto: Paramount Pictures)
Il dramma sportivo-biografico del 2009 THE BLIND SIDE, il film per il quale Sandra Bullock vinse un Oscar come miglior attrice protagonista, raccontava la storia di un gigantesco ragazzo nero, Michael Oher (Tim McGraw), e della madre, che riesce a farlo studiare con l’aiuto di una tutor permettendogli di sfruttare il suo potenziale fisico per una carriera nel football. Oher ha però contestato il modo aggressivo con cui il film semplificò ed esagerò gli aspetti della sua storia privata, facendolo sembrare "stupido" e minimizzando il razzismo che conobbe nel corso della sua vita. (foto: Warner Bros.)
TITANIC di James Cameron offriva una rappresentazione controversa del primo ufficiale William Murdoch (Ewan Stewart), che a un certo punto spara a due uomini in corsa per le scialuppe di salvataggio nel tentativo di mantenere l'ordine in mezzo al panico, prima di spararsi lui stesso alla testa. Il nipote di Murdoch, Scott, vedendo Titanic si è espresso in modo molto contrariato sostenendo che non ci fosse alcuna prova documentata di simili comportamenti. Il dirigente della Fox Scott Neeson ha visitato il nipote in Scozia per scusarsi personalmente, donando anche 5000 dollari al William Murdoch Memorial Prize di una scuola superiore locale. Lo stesso Cameron ha parlato della controversia nel commento al film contenuto nel DVD di Titanic, affermando che non aveva mai avuto intenzione di dipingere Murdoch come qualcosa di meno che un "uomo pieno d'onore". (foto: 20th Century Fox)
Il magistrale film di David Fincher THE SOCIAL NETWORK ha fornito una lettura d'impatto della figura del fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, che viene presentato come un giovane dall'intelligenza acuta e sprezzante ma anche socialmente goffo e profondamente arrogante, tanto da aver creato il popolare social network solo vendicarsi di una ragazza (Rooney Mara) che lo aveva scaricato. Sebbene la verità storica del film di Fincher sia stata molto discussa nel corso degli anni (si pensi ad esempio ai rapporti di Zuckerberg coi colleghi e co-fondatori veri o presunti di The Facebook), è generalmente accettato che la sceneggiatura di Sorkin abbia amplificato la figura di Zuckerberg e le componenti drammaturgiche che gli gravitavano intorno per scopi artistici (Sorkin, nella sceneggiatura di Steve Jobs di Danny Boyle, è stato per esempio molto più tenero col fondatore di Apple). Nell'immaginario collettivo, anche grazie alla forza dell'interpretazione di Jesse Eisenberg, il mondo emotivo e psicologico della personalità di Zuckerberg è rimasto in gran parte quello raccontato nel film. (foto: Sony Pictures)