10 registi che hanno tentato film lontani dalla loro comfort zone fallendo miseramente

Foto: Getty Images (Jean-Paul Aussenard/Astrid Stawiarz/Karwai Tang/)

GEORGE ROMERO: Conosciuto come il padre degli zombie movie, il regista ha provato a cambiare genere dirigendo nel 1971 una commedia romantica dal titolo There's always vanilla – considerata a lungo perduta. La storia parla di un ex soldato che vaga senza metà attraverso gli Stati Uniti, ma il tono pigro dell’intera sceneggiatura ha portato lo stesso Romero a vergognarsi di averlo girato. Foto: Cambist Films

BRIAN DE PALMA: Dopo i primissimi lavori, il cineasta ha contribuito grandemente ad alimentare il movimento della controcultura. Nonostante ciò anche lui ha provato ad allontanarsi dal suo genere di riferimento per tentare l’adattamento di un romanzo satirico sulla guerra di classe, Il falò della vanità. Purtroppo non si può dire che il tentativo sia del tutto riuscito a causa di alcune imposizioni degli studios, che ha preferito moderare il tono satirico della sceneggiatura. Foto: Warner Bros.

TOM SHADYAC: Noto per le commedie demenziali come Ace Ventura, l’autore ha provato a discostarsi da quel genere provando a tuffarsi in un progetto più “spirituale”. È così che ha messo le mani su Dragonfly, uno dei film con indice di gradimento più basso di sempre su Rotten Tomatoes. Purtroppo sembra il tono sdolcinato che accompagna la riflessione sull’esperienza pre-morte non ha convinto affatto il pubblico. Foto: Universal

JAY ROACH: Di recente sembra che tutti i registi cerchino di diventare un po’ più politici nei propri lavori, inserendo critiche più o meno velate al sistema americano. L’autore di Austin Powers ha così provato a parlare dei pericoli che la libertà di parola può correre nel paese con il biopic su Dalton Trumbo dal titolo L’ultima parola, che però è letteralmente passato in sordina (fatta eccezione per l’incredibile performance di Bryan Cranston). Foto: Groundswell Productions

JOHN CARPENTER: Negli anni ’90 il cineasta si trovò incastrato in diversi contratti che non gli permettevano di girare altri progetti. Per questo ha iniziato a guardarsi intorno e ha finito per prendere un progetto a cui in realtà non sembrava poi così interessato, Avventure di un uomo invisibile. Ad oggi è l’unico lavoro nella sua filmografia a non essere etichettato come suo e ha ricevuto valanghe di critiche da parte degli esperti. Foto: Warner Bros.

WES CRAVEN: Un altro maestro dell’horror che ha tentato nuove strade senza successo. Nel 1999 l’autore di Nightmare ha diretto un biopic musicale intitolato La musica del cuore – criticato soprattutto perché sembra riproporre il solito stereotipo del “salvatore bianco”. Meryl Streep in compenso ha convinto tutti, ma si tratta di una vittoria piuttosto amara per Craven. Foto: Miramax

SAM RAIMI: Sembra proprio che siano soprattutto i registi horror a volersi sganciare dal “solito” genere e che la maggior parte di loro non sia riuscito in questo intento. Anche l’autore de La Casa ci ha provato con un film sul baseball dal titolo Gioco d'amore, storia d’amore definita a più riprese noiosa “almeno quanto lo stesso baseball”. Foto: Universal

ROLAND EMMERICH: In molti si ricordano di lui soprattutto per i film apocalittici come Indipendence Day, ma ha provato anche ad esplorare il difficilissimo terreno della politica e delle lotte sociali con Stonewall. Purtroppo sembra che le manifestazioni LGBT di New York non siano esattamente il suo forte e, incredibile ma vero, dedica molto poco spazio all’evento in sé (dettaglio che ha fatto storcere molti nasi). Foto: Centropolis Entertainment

NEIL LABUTE: Piuttosto sopra le righe e criticato per la misoginia latente nelle sue opere, il regista ha cercato di cambiare le carte in tavola in diverse occasioni e, per molti in realtà Il funerale è servito non è nemmeno l’esempio peggiore (ma solo il più noto). Purtroppo alla fine l’autore non è riuscito a mettere in scena una storia degna dell’originale (un’opera teatrale di Dean Craig). Foto: Sony

WALTER HILL/JACK SHOLDER/FRANCIS FORD COPPOLA: Sebbene solo il primo sia stato accreditato come regista di Supernova, al film hanno lavorato addirittura in tre. Hill ha provato a cimentarsi per la prima volta con la fantascienza, fallendo miseramente e alla fine il progetto è stato affidato al collega, che però non è riuscito a portare a compimento l’opera. C'è infine voluto Coppola con un montaggio che purtroppo non ha esattamente risolto il problema. Foto: MGM

Molti registi si sono costruiti una certa fama proprio grazie alla dedizione ad un genere molto preciso – tra chi ha scelto l’horror e chi, piuttosto la fantascienza o il disaster movie. A volte però si vuole provare l’ebbrezza di uscire dalla propria comfort zone per vedere cosa si è in grado di fare fuori dalle regole di una determinata tipologia di film .

Inutile dire che purtroppo non sempre questo esperimento si può dire riuscito e, anzi, in moltissimi casi i cineasti hanno fallito miseramente regalando al pubblico lungometraggi non solo noiosi ma anche poco interessanti dal punto di vista narrativo.

Da Roland Emmerich, conosciuto per film come The day after tomorrow, all’acclamato Wes Craven (noto per aver diretto Nightmare) – passando inoltre per Sam Raimi, regista della fortunatissima trilogia de La Casa – nella gallery di oggi vogliamo proporvi i 10 cineasti che hanno tentato di sganciarsi dal solito genere senza successo.

Ciò che colpisce particolarmente di questa piccola lista di autori è che molto spesso sono proprio i registi horror a voler cambiare genere, forse desiderosi di essere ricordati anche per altro oltre a film crudi, violenti o quantomeno incentrati sul sovrannaturale.

Una vera e propria dimostrazione che, a volte, è meglio rimanere nel proprio ambito di competenza!

Se la gallery “10 registi che hanno tentato film lontani dalla loro comfort zone fallendo miseramente” vi è piaciuta, qui ne trovate altre che possono fare al caso vostro: