10 volte in cui Disney e Pixar hanno dovuto censurare i propri film
Cristiano Bolla
Foto: Disney / Pixar
BIANCA E BERNIE - Si comincia con una storia ben nota, forse l'emblema delle accuse alla Disney di inserire messaggi subliminali nei propri film. Se la leggenda è cresciuta a dismisura, lo si deve anche al film uscito nel 1999 in VHS. Pochi giorni dopo la distribuzione delle cassette, la Disney dovette ritirare oltre 3 milioni di copie perché qualcuno aveva iniziato a notare un frame altamente discutibile: l'immagine di una donna nuda quando i due topi protagonisti volano per New York. Immagine poi tolta da ogni versione del film, ma se siete in possesso della cassetta originale, avete in mano un pezzo di storia della censura.
THE ADVENTURES OF BULLWHIP GRIFFIN - Per questo caso di censura bisogna tornare indietro fino al 1967, anno in cui uscì la commedia western dedicata ad un ragazzo che si unisce alla corsa all'oro nell'Ovest degli Stati Uniti. Il film, che ha per protagonista Roddy McDowall, è ambiento a metà del XIX secolo e nella versione originale conteneva un gran numero di battute ed epiteti razzisti. Prima di essere aggiunto al catalogo di Disney+, è stato per la maggior parte rieditato e ridoppiato, per utilizzare un linguaggio più consono e adatto all'epoca.
SANTA'S WORKSHOP - Ulteriore salto indietro nella storia del cinema con questo cortometraggio Disney del 1932, parte della collana Sinfonie Allegre. Non è l'unico prodotto oggi fonte di imbarazzo e di disclaimer per la casa di Topolino in quanto a rappresentazioni razziste, ma è uno dei casi in cui si è rimesso mano al montato finale semplicemente tagliato la scena incriminata. Nello specifico, si tratta dell'apparizione di una bambola giocattolo dai connotati chiaramente razzisti, come si vede nell'immagine. Curiosamente, dopo la censura sono rimaste alcune rappresentazioni stereotipate di giocattoli asiatici.
TOY STORY 2 - Anche la celebre saga della Pixar è dovuta correre ai ripari su Disney+. Sebbene il film sia uscito nel 1999, quando pochi anni fa John Lasseter si è dimesso a seguito di uno scandalo per molestie sessuali (subito dopo quello di Harvey Weinstein), la Pixar ha rimesso mano ad un finto blooper dei titoli di coda del secondo capitolo di Toy Story. Qui, il personaggio di Stinky Pete scherzava con due Barbie presenti nella sua scatola, promettendo loro un posto nel prossimo film in cambio di... Bhe, il sotteso era chiaro e, all'epoca, divertente. Lo è stato meno dopo lo scandalo di Lasseter e la scena è stata tagliata.
FREE SOLO - Ma come, il documentario vincitore dell'Oscar ha subito una auto-censura? Ebbene sì, per un motivo tanto banale quanto prevedibile: mentre compiva la sua impresa sulla parete di El Capitan, nel Parco nazionale di Yosemite, allo scalatore Alex Honnold sono scappate alcune parole decisamente colorite. Potete biasimarlo? Nessuno si sarebbe aspettato il contrario, ma National Geographic (controllato in buona parte da Disney) è intervenuto per censurare alcune delle parolacce più evidenti.
TUTTO QUELLA NOTTE - Nel 1987 Chris Columbus, l'uomo che per primo ha portato Harry Potter al cinema, ha diretto il film dal titolo originale Adventures in babysitting, con protagonista Elisabeth Shue (la Jennifer Parker adulta di Ritorno al Futuro). In una scena nel mezzo delle disavventure di questa babysitter, lei e i ragazzini se la vedono con alcuni teppisti. Uno di questi, in inglese, dice "Don't fool with the Devil" (Non scherzare col diavolo) e la protagonista risponde "Don't fool with the babysitter!". Tutto giusto? Mica tanto, perchè se si toglie l'audio e si legge il labiale si vede chiaramente che invece di "fool" nella scena viene chiaramente detto "fuck". Battuta ridoppiata anche in questo caso per l'uscita su Disney+.
LILO E STICH - Un caso parecchio curioso. Nella versione originale del film uscito nel 2002, la giovanissima protagonista si nasconde dalla sorella maggiore Nani in una lavatrice. Nella versione aggiunta su Disney+, invece, la lavatrice è stata sostituita con un forno e Lilo esce fuori dal... Cartone di una pizza. A quanto pare, non si voleva mettere nei bambini più piccoli l'idea che nascondersi in una lavatrice potesse essere qualcosa da imitare, per evitare possibili incidenti dai risvolti potenzialmente drammatici. Non che nascondersi in un forno sia meglio, ma questa è stata la soluzione scelta dalla Disney.
SPLASH - Ben prima del Codice da Vinci, Angeli e Demoni e Inferno, Ron Howard e il suo attore di punta Tom Hanks hanno fatto coppia per il film del 1984 Splash - Una sirena a Manhattan. Anni dopo, la scure della censura è intervenuta di nuovo e in questo caso con risultati decisamente esilaranti. Nella scena in cui la sirena interpretata da Daryl Hannah bacia Tom Hanks prima di tuffarsi in mare, sono stati aggiunti un po' di capelli in più per nascondere ancora meglio la forma delle natiche. Già si vedevano poco e niente, ma hanno voluto esagerare con un risultato parecchio pacchiano.
IL RE LEONE - Come per Bianca e Bernie, anche questa è storia molto famosa. Nella scena in cui Simba riflette sulla sua vita, il passato e altre cose tristi, solleva alcune foglie che, secondo molti, scriverebbero nell'aria la parola "SEX". È stato poi dichiarato che in realtà si dovrebbe leggere come SFX, ovvero Supervisore degli Effetti Speciali. Un piccolo "cameo" che però è diventato leggenda come un altro dei messaggi subliminali Disney. Tanto che, nella versione streaming, la scena va in dissolvenza molto prima che possa comparire la presunta scritta.
CHI HA INCASTRATO ROGER RABBIT? - Il film a tecnica mista del 1988 ha fatto le fortune della Disney: diventato un vero e proprio cult, si è però dovuto rimettere mano ai disegni per correggere un aspetto emerso soprattutto in Rete. Protagonista femminile del film è la femme fatale per eccellenza, Jessica Rabbit: nella scena dell'incidente con il taxi Benny, quando viene sbalzata fuori dall'auto, nell'originale per alcuni è evidente che non indossi biancheria intima. Disney allora è corsa ai ripari, aggiungendo delle mutandine... Bianche, quindi ancora più visibili del problema originale! La terza volta, quindi, si è giocato sul vestito per coprire ogni presunta o evidente nudità. Scollatura esagerata che si vede per tutto il film a parte, ovviamente.
Pochi giorni fa in Italia è stato annunciata a gran voce l’abolizione della censura cinematografica: d’ora in poi nessuna Commissione potrà mai più vietare l’uscita, la modifica o il taglio di un film, qualsiasi sia il contenuto. L’unica cosa che si potrà fare, sarà valutare la fascia di pubblico di riferimento che potrà vedere il film. Un bel passo avanti, ma molto spesso sono le stesse case di produzione a voler intervenire sui propri film, per auto-censurarsi.
È capitato molte volte anche per i film Disney e Pixar, soprattutto da quando la prima ha acquisito la seconda e la maggior parte dei film sono finiti su Disney+. Prima di sbarcare sulla piattaforma, però, la casa di Topolino ha provveduto a rimettere mano a certe scene che, nel corso degli anni, sono valse accuse di razzismo, messaggi subliminali o per mettersi al riparo a seguito di cocenti scandali.
In questa gallery, 10 casi in cui Disney e Pixar hanno censurato i loro film.